lunedì 26 novembre 2012

Torino - parte II (ma anche III) e Salone del Gusto

Quanto amo questa città! E' il perfetto mix di arte, cultura, cibo, vino, birre...in effetti siamo già finiti qui un paio di volte con il "pretesto" del Salone del Gusto - Terra Madre e poi siamo rimasti incantati dalle bellissime piazze pedonalizzate, dai musei modernissimi, dai caffè storici e dai tanti ristoranti eccellenti. Complice di questo innamoramento è sempre il b&b "Colazione in Piazza Castello" di cui ho già parlato, realtà di accoglienza del tutto superiore alla norma, per bellezza della location, interni ampi e deliziosi e la rara ospitalità di due patronesse che fanno sentire a casa coccolando con ottime colazioni, consigli e attenzioni non invasive.
Detto ciò, anche questa volta non ci siamo tirati indietro dal tour stakanovista per musei, anche grazie all'imprescindibile "Piemonte Card" che, però, ha dovuto escludere dai benefit i mezzi pubblici (ma permette, comunque, l'ingreso in ogni museo e mostra in città e dintorni). Quindi: Museo del Cinema dove c'è sempre qualche nuova mostra e dove ci si può addormentare sulle chaise longue o divanetti vari guardando pezzi indimenticabili della storia del cinema, Museo del Risorgimento imperdibile per i cimeli, ma con guide e descrizioni poco utili, e in questa occasione il delizioso e poco frequentato MAO - Museo di Arte Orientale con ricca collezione di opere tibetane, indiane, cinesi e giapponesi (pare che lo vogliano chiudere per scarsa affluenza: per reagire il personale ha una gentilezza del tutto inusuale).
 
E veniamo al Salone del Gusto: a dire il vero c'è poco da dire. Entrati alle ore 11.00 (apertura) siamo usciti alle ore 22.40 (chiusra prevista alle ore 23.00); abbiamo camminato praticamente tutto il tempo, ad esclusione di un'oretta di corso sulle birre americane di ultima generazione; assaggiato praticamente qualsiasi cosa non si muovesse - e a dire il vero volendo c'erano anche ostriche semoventi.... - passando tra ogni regione d'Italia ed ogni continente.....impossibile da descrivere e quindi non lo faccio. Certo, in alcuni momenti vengono delle perplessità sulla natura dell'iniziativa, ci si domanda perchè c'è quello e non quell'altro...ma il tutto sembra onesto e permette di scoprire molto...se si è in grado dopo quasi 12 ore di chilometri e calorie di ricordare qualcosa!
 
E poi abbiamo anche mangiato - ancora?! - fuori. Oltre ad una buffa ed interessante cena Slow Food con cucina delle Algarve, ecco i ristoranti testati questa volta. Ah, potrei aprire una guida solo sui bonet:
 
L'Osto del Borgh Vej - Via Tasso, 7 tel. 011/4364843
Locale suggerito dalla proprietaria del bb, la gentilissima Azzurra: proprio in centro storico in una bella piazzetta, ristorante di una certa età, ma molto interessante per rapporto qualità/prezzo. Cucina tipica senza svolazzi, uso un pò troppo disinvolto dell'olio, ma bel menù di tutto funghi a 40 euro.
 
Porto di Savona - Piazza Vittorio Veneto, 2/d tel. 011/8173500
C'eravamo già stati. A me piace: secondo alcuni è datato e vive sugli allori - sempre pieno, prenotare - ma la location è bellissima sulla immensa piazza della Grande Madre. Interni caldi ed accoglienti per una cucina molto tipica (buono il fritto mistoe i tajarin fatti in qualunque modo). Aperto a pranzo e cena.
 
Scannabue - Largo Saluzzo, 25/h tel. 011/6696693
Neo trattoria tipica stile bistrot parigino del nuovo corso, sita nell'etnico quartiere San Salvario. Molto grazioso sia l'interno che il dehor e ottima la cucina (una guancia...). Splendido il trittico di dolci: panna cotta alla lavanda, creme caramel e bonet. Aperto a pranzo e cena.
 

mercoledì 21 novembre 2012

Pipero al Rex

Che tipo questo Alessandro Pipero! Nasce sommelier alla corte di Antonello Colonna e già lavorare con un ego come quello non deve essere stato facile….ma il Pipero di ego ne deve avere ancora di più se nel tempo come maitre e sommelier è riuscito ad aprire suoi ristoranti che portano il suo nome e non quello dello chef di turno. Prima ad Albano Laziale e adesso all’interno di un buffo hotel davanti il Teatro dell’Opera, un po’ antico, ma anche un pò dimesso e dove la piccola sala da pranzo da soli 6 tavoli è ricavata con grande gusto in una porzione del corridoio della reception.
Insomma qui tutto è originale a cominciare dall’orologino da tavolo fermo posizionato su ogni tovaglia bianca a ricordare che qui il tempo si arresta…ottimo preludio per la cena di compleanno del mio compagno in cui era proprio d’obbligo non ricordare il tempo che passa…oppure come l’incredibile vestito da prelato sfoggiato dal patron Pipero in occasione della Taste Week all’Auditorium a Settembre scorso. Detta così, però, il tutto sembra solo l’esercizio estroso e narcisistico di un personaggio stravagante, invece Pipero sa badare anche alla sostanza ed ha trovato nel suo attuale schivo chef – in precedenza in quel de “Il Tordo Matto”, mai abbastanza rimpianto ristorante di Zagarolo – Luciano Monosilio un degno contraltare. Perché la cucina qui riserva indubbiamente perle di originalità e creatività (vedi delle deliziose lumache con salsa al caffè e all’aglio, insalata con oltre 40 essenze o un dolce con tutto il profumo dell’autunno di funghi e cachi), ma poi sa guadagnarsi anche lo stomaco volando altissimo su piatti come spaghetti che odorano di pesce e mare e una carbonara che io non mangio, ma che mi è stata magnificata come la migliore mai assaggiata a Roma (per dire: superiore a Roscioli e ad Arcangelo, e ho detto tutto!). A questo proposito lo chef nei primi mesi di apertura del locale aveva iniziato un divertente esperimento con questa ricetta declinata a peso, fino a 50,00 euro per due etti di piacere assoluto, ma sembra che si sia stancato di essere conosciuto come “quello della Carbonara” così adesso il piatto si trova in menù solo nella sua versione standard. A questo proposito si può avere un’idea dell’estrosità dei personaggi coinvolti in questa esperienza guardando l’esilarante video in stile comiche del muto che gira su youtube in cui lo chef si rifiuta di continuare a cucinare questo piatto.
Quando siamo andati a mangiare – il 15/11/2012 – abbiamo avuto l’onore di festeggiare l’assegnazione il giorno prima della stella Michelin: meritatissima. Il che, però, ha significato vedere solo di sfuggita il Pipero che è andato subito via perché stanco morto per gli impegni vissuti a Milano. Peccato, perché una cena con lui vale la pena per l’esuberanza e la passione che mette nel rapporto con il cliente, ma anche il resto dello staff è molto piacevole, con un giusto mix di presenza/assenza. Un unico appunto, però non da poco: graditissima l'offerta al mio lui della mitica Carbonara extra menù degustazione, ma non si lascia mai l'altro commensale a bocca sciutta a guardare qualcuno che mangia, tantomeno se è una signora....
Lo chef c’era, ma non si è presentato ai commensali: tipo schivo, come dicevo, che però si ritaglia bene il suo ruolo accanto al patron più visibile. Il locale è elegante senza fronzoli e l’intero menù è un continuo alternare piatti giocosi (l’incredibile insalata preparata con oltre 40 erbe ed aria di zenzero) a proposte più sostanziose. Menù degustazione di 9 portate a 100 euro, ovviamente carta dei vini di livello e qualche originalità. Aperto a pranzo e cena.
Pipero al Rex – Via Torino, 149 tel. 06/4815702   www.alessandropipero.com


giovedì 15 novembre 2012

Celebrità vs. Hang Zhou

Sfida a Chinatown! Si sa: la ristorazione cinese a Roma non è un granché. Purtroppo è sempre stato così e per mangiare cinese filologico in Europa tocca andare minimo minimo a Londra o Amsterdam. E da quando molti ristoranti cinesi si sono riconvertiti in jappo-thai-malesiani il panorama è forse anche peggiorato. Però qualche oasi in città per un cibo un po’ meno precotto e soprattutto più originale esiste. Prima o poi parlerò del cinese chic Green Tea, per ora apro la contesa tra due ristoranti entrambi molto popolari sia come prezzi che come ambienti, ma con una cucina sicuramente interessante.

Celebrità – Via Igino Giordani, 53 tel. 06/4064005
Volevo mangiare qui da molto tempo: da anni sono un’estimatrice di Hang Zhou e mi sembrava doveroso conoscere il locale che molti considerano superiore. Certo spingersi fino a Colli Aniene per mangiare in un minuscolo ristorantino cinese è paradossale, ma speravo che ne valesse la pena. Invece mi sa che ho beccato la serata “no” del cuoco: è vero che le ricette presenti in menù sono sicuramente più originali che in altri locali e si sente una certa dose di artigianalità, ma la quantità di olio, sale e glutammato nei piatti era assolutamente eccessiva, tanto da rendere stomachevole la cena. Non so: leggendo in giro penso proprio di essere stata sfortunata. Per il resto come da Hang Zhou bella scenografia dei piatti con le piccole sculture di verdure intagliate (rigorosamente da non mangiare!) e tante fotografie di vip alle pareti tutti immortalati insieme al patron. Vedremo ad un secondo assaggio. Conto modesto. Aperto a pranzo e cena.

Hang Zhou – Via Principe Eugenio, 82 tel. 06/4872732
Il mio preferito da sempre e chi dice che da quando si è trasferito in questo nuovo locale più ampio abbia peggiorato quantità e qualità dei piatti secondo me sbaglia. Di buono c’è che adesso si può prenotare e non si fa la fila, mentre il menù è rimasto lo stesso e così l’originalità delle ricette che quasi sempre sono cucinate veramente bene. Ovviamente ci sono ancora anche le foto di Sonia immortalata insieme a tanti vip nostrani e non e le immancabili sculture di verdure. La carne con melanzane croccanti e il pollo al sesamo dimostrano da sempre una fragranza che a Roma altrove non si trova. Ma forse la vera freschezza si trova soprattutto nei piatti a base di riso venere, profumati e aromatici. Buone anche le proposte diverse di giorno in giorno. Non ho mai ordinato – si può solo qualche giorno prima – la vera anatra laccata, ma mi è capitato comunque di mangiarla in maniera filologica ed ottima in occasione di una cena speciale per il Capodanno cinese quando il ristorante era ancora su Via Merulana e ne vale la pena. Conto di poco superiore alla scadente friggitoria cinese che avete sotto casa. Aperto a pranzo e cena.

mercoledì 14 novembre 2012

Salerno e un pizzico di Costiera Amalfitana

Mio nonno – di cui ho dato il nome (Cesare) a mio figlio – era di Salerno e in questa bella città di mare ho trascorso varie estati della mia infanzia. Non ho ricordi di vacanze di comitiva o bambini, ma solo della bellissima casa affacciata sul golfo dai bagni piastrellati di ceramiche di Vietri, del trenino che attraversava il lungomare pieno di palme, delle granite di limone e delle ortensie nelle ville di Ravello. La casa è stata venduta, ma il lungomare ed il centro storico di Salerno sono diventati negli anni ancora più belli: ripuliti sono stati presi d’assalto da negozietti e localini che rendono la movida della città molto frizzante, il tutto in un’atmosfera “archeologica” visto che l’intero centro storico è costruito sulla città greco-romana e adesso i reperti sono incastonati, ben visibili ed illuminati, in ogni esercizio commerciale. Da notare che la città è tra quelle con la maggiore raccolta di rifiuti differenziata d’Italia: misteri del meridione!
Da visitare a Salerno c’è un duomo dal bel portico e altre chiese dove è possibile osservare da vicino la stratificazione della città, ma vale la visita già una passeggiata su Via dei Mercanti tra botteghe storiche e la vista del golfo. In particolare se capitate fermatevi nel negozio di cappelli di Ciro Russo: è uno degli ultimi artigiani di copricapi maschili rimasti in Italia. In Giappone persone così vengono dichiarate “Tesori nazionali”, mentre da noi c’è solo da augurarci che il figlio commercialista decida di tenere viva la tradizione di cotanto padre. 50 e più anni di artigianato nella bottega di famiglia per realizzare totalmente a mano cappelli di tutte le fogge. Il feltro maschile può, peraltro, essere riadattato da donna e vi assicuro che è delizioso. Ovviamente prezzi commisurati al lavoro per realizzare un prodotto unico.
Da menzionare: se vi capita passate da Salerno dai primi di Novembre alla Befana. Il centro città e i giardini della Villa Comunale sono decorati da luminarie del tutto diverse da qualsiasi altra città in versione natalizia. Draghi cinesi a dimensione naturale, pianeti, personaggi da fiaba...un sogno per grandi e bambini.
A Salerno abbiamo goduto della calda ospitalità di alcuni parenti che non vedevo da anni, ma abbiamo pernottato in un delizioso b&b trovato su internet, “I Giardini di Marzo”, che consiglio vivamente. E il mangiare? Eravamo venuti proprio per questo: per le mozzarelle, per le alici, per i dolci, per le verdure…e abbiamo ottenuto tutto e di più.

Che dire poi della Costiera Amalfitana? Gli scorci e le gonne di Positano, il duomo di Amalfi, le ville di Ravello, le ceramiche di Vietri, il panorama di Pontone, i dolci di Sal De Riso a Minori, il porticciolo e le alici di Cetara…luoghi comuni che hanno una verità assoluta. Tra l’altro va sperimentata la visita di questi luoghi non nella calca estiva, ma in una giornata di inizio inverno dal tempo variabile: colori mutevoli ed umori romantici.

Salerno – B&B I Giardini di Marzo – Via Roma, 210 tel. 339/6377814   www.igiardinidimarzosalerno.com
In pieno centro storico – vicino c’è un garage convenzionato perché tutta la zona è ZTL – la struttura dispone di camere silenziosissime, enormi ed arredate con grande gusto. L’attuale gestore – simpaticissimo e molto disponibile per qualunque richiesta - è stato per anni un cantante a Il Bagaglino ed ha arricchito ogni spazio libero di oggetti, tessuti, arredi, tendaggi molto scenografici. Il risultato finale è kistch in modo elegante e volutamente solare. Bonus per il frigorifero a disposizione tutto il giorno con acqua e succhi, la bellissima terrazza che durante l’estate può essere usata per la colazione e quest’ultima ampia e varia, per quanto industriale (ma i cornetti erano freschi di bar ogni giorno). Interessante la prospettiva che dall’estate 2013 il patron possa accompagnare gli ospiti in giro per la costiera sul suo meraviglioso caicco turco di 29 metri! Prezzo onestissimo: doppia con colazione 70 euro e nessun sovraprezzo per il letto aggiunto del bambino. Da migliorare solo la dotazione di cortesia della toilette.


Salerno – Osteria Canali  - Via Canali, 34 tel. 338/8070174
Piccolo ristorante molto carino con qualche accenno di ricercatezza in pieno centro storico. La cucina è totalmente di territorio con alcune chicche come la “minestra strinta” a base di verdure e pane abbrustolito e la pasta e caciocavallo. Tutto molto buono e porzioni generose. C’è un certo interesse per le birre artigianali in carta da bere e da mangiare in un ottimo tiramisù. Prezzo entro i 30 euro a persona. Aperto solo la sera.

Salerno - Hostaria Il Brigante dal 1985 – Via Fratelli Linguiti, 4 tel. 089/9438729   328/3423428
Questo posto sembra uscito da una fiaschetteria di Frascati: minuscolo (un piano di sopra era stato chiuso il giorno prima ed il proprietario era piuttosto contrariato…), si mangia su tavoli comuni in legno con tovaglie di carta. In sala padre e figlio e la madre in cucina. I piatti sembrano proprio quelli che ci si potrebbe aspettare in una casa: antipasto di verdure e frittate, primi rustici e secondi di carne saporita. Sapori decisi, ma molto gustosi. Prezzo ridicolo, ma porzioni non troppo generose. Aperto solo la sera.

Cetara – Al Convento – Piazza S. Francesco, 16 tel. 0829/261039
Questo paesino vale la visita già per il delizioso porto che porta ogni giorno le barchette a pescare le famose alici. Poi si possono comprare le bottiglie della preziosa colatura e altri vasetti con leccornie ittiche. Ma soprattutto ci sono due ristoranti molto buoni, il “San Pietro” ed “Il Convento”. Il primo lo abbiamo già provato alcuni anni fa e merita. Questa volta abbiamo voluto sperimentare quella che è la casa madre di quel Pasquale Torrente che sta facendo impazzire Eataly con le sue fritture di pesce e non. Il locale ricorda un patio messicano perché la sala è inserita in quello che era il chiostro di un convento e ancora si vedono gli affreschi. La cucina è di territorio e sostanza, ma elegante e piacevole. Fantastici gli spaghetti con la colatura di alici, a anche la pasta al forno e la frittura di alici abbondante ed asciutta. Aperto a pranzo e cena.

Pasticceria Sal De Riso – Piazza Cantilene, 1 Minori (SA)  tel. 089/853618   www.salderiso.it
E finalmente dopo averlo visto sempre in televisione sono giunta a casa sua per assaggiare i mitici dolci. Onestamente ero un po’ prevenuta perché il tipo è molto mediatico e ormai è a capo di un impero, quindi di artigianale questa produzione ha ben poco. E in effetti il bar pasticceria di Minori è un bel posto di respiro europeo. Ma i dolci sono veramente buoni e gustarli sulla piazzetta con davanti il mare della costiera non ha prezzo! Menzione particolare per la melanzana farcita e ricoperta di cioccolato: una delle prove dell’esistenza di Dio!!! Buone anche le focacce salate. De Riso rispolvera tutti i classici del territorio e le sue materie prime e poi aggiunge tocchi di innovazione che non stonano. Prezzi in conseguenza della bontà dei prodotti usati e della notorietà.

Caseificio Vannulo – Via G. Galilei, 101 Capaccio Scalo (SA) tel. 0828/724765   www.vannulo.it
E a proposito di Dio, un’altra divinità deve essersi fermata dopo che ad Eboli anche qui a Capaccio perché in pochi chilometri quadrati ci sono i caseifici più famosi al mondo per la mozzarella di bufala. Ma come al solito: quale sarà la migliore? Io dopo anni che ne sentivo parlare ho deciso che volevo assaggiare quella di Vannulo, più che altro perché è biologica e perché non esporta. Se la volete dovete prenotarla via telefono, venire a prenderla facendo una fila di almeno un’ora con il numeretto in mano. E se arrivate tardi, soprattutto d’estate quando le bufale producono meno latte, rischiate anche di andare via a mani vuote. La spiegazione è che qui il latte usato è tutto interno alla filiera e totalmente di bufala. Gli animali sono allevati in modo ineccepibile, la tenuta è linda e pinta, ecc. ecc. Sì, ma come sono le mozzarelle? Da come me ne avevano parlato mi aspettavo un gusto più deciso, invece il sapore è sincero, ma non disturba. Buone, ottime, ma forse speravo di più. La vera sorpresa, invece, è stata la possibilità di degustare in loco ed acquistare yogurt, gelati e budini (e volendo anche porzioni maxi di dolce fatto in casa annegato nella ricotta, nel gelato o nello yogurt). Gelati molto buoni, ma gli yogurt sono un’esperienza mistica. Nonostante siano prodotti con latte intero di bufala sono leggerissimi e lasciano la bocca pulita e saporita. Potrei affogarci dentro! Vari gusti alla frutta e al malto. Budini in vari tipi di cioccolato e al caffè. Un’esperienza da ripetere.




Napoli - parte II

Magari è un po’ ripetitivo come itinerario, ma a Roma spesso ci si dimentica che Napoli è così vicina e così bella e ogni tanto – almeno una volta l’anno,, direi – vale la pena farci un salto. Le strade sono sporche come le avevamo lasciate un anno fa, i presepi meravigliosi di San Gregorio Armeno sono sempre lì e così il magico Cristo Velato ed i palazzi fatiscenti. Questa volta abbiamo aggiunto un b&b (ultimo coupon per un pezzo) sito nel Palazzo del Principe di San Severo – per l’appunto quello della cappella con il Cristo – di cui non è utile dare informazioni dettagliate perché sta per chiudere, ma che vale la pena raccontare per il fascino di una camera da letto di almeno 50 mq. ed un totale abbandono complessivo. Abbiamo visto la padrona si e no due volte e neanche siamo stati registrati…ma la tassa di soggiorno ci è stata fatta pagare! Misteri napoletani.
Bella anche Napoli Sotterranea con una miscellanea degli umori più tenebrosi della città, dalla storia greca a quella della II Guerra Mondiale. E poi i mercati….
Detto ciò come sempre si è mangiato molto bene e a prezzi risibili per chi viene da Roma.
Da Donato – Via San Cosmo fuori Porta Nolana, 26 tel. 081/287828
Siamo dalle parti della Stazione, in zone molto popolari e la trattoria in questione è effettivamente il posto alla buona dove mangiano i locali. Ma attenzione: alla buona solo per ambientazione in quanto semplice, perché già il servizio è piuttosto confortevole e quanto alla cucina siamo di fronte ad ottimi piatti, sinceri e tradizionali senza essere pesanti. Assaggiati ziti al ragù, gateau di patate con prosciutto e friarelli, cuoppo di fritti: tutto meraviglioso. Meno tipici i dolci. Aperto a pranzo e cena.

La Taverna dell’Arte – Rampe San Giovanni Maggiore, 1/a tel. 081/5527558
C’eravamo già andati un anno fa e il posto si conferma come un locale grazioso e dal patron attento ad alcune sfumature e molto innamorato del suo territorio. Tra i suoni di musica napoletana si gustano specialità dai sapori decisi, ma fortemente alleggeriti nei condimenti. Ziti con melanzane e mozzarella notevoli ed il solito biancomangiare finale che da solo vale il viaggio. Il posto è noto anche per il fresco pre-dessert al basilico servito freddo in un piccolo recipiente di terracotta.
Aperto solo la sera.

La Chitarra – Rampe San Giovanni Maggiore, 1/bis tel. 081/5529103
Poca fantasia a Napoli sull’ubicazione dei buoni ristoranti, se la guida Slow Food deve per forza citarne due attaccati l’uno all’altro. Ma dato che siamo in pieno centro antico, nella zona dei decumani, tutto sommato la cosa risulta comoda. I gestori delle due trattorie non si amano particolarmente e del resto sono piuttosto diversi sia come stile che come cucina. A La Chitarra la gestione è più tipicamente familiare e la location più semplice. Anche qui cucina genuina del territorio con pochi piatti di pesce e buona carne insaporita da condimenti “forti” (pangrattato). Ottimi i dolci casalinghi (torta all’amaretto e al limoncello). Aperto solo la sera.

Pizzeria Gino Sorbillo – Via Tribunali, 32 tel. 081/446643
Ogni volta la stessa storia: dove mangiare la pizza? Tra locali storici, nuove mode, consigli delle guide e degli amici, a Napoli la faccenda si fa seria. Ma piano piano li stiamo provando un po’ tutti. Questa volta siamo andati sul sicuro di un volto noto sia alla Napoli storica sia ai nuovi gastrofighetti dei blog, quel bel Sorbillo bruno che si vede spesso in televisione e che si fa sovente capopolo di numerose battaglie dall’antipizzo alla tutela dei diritti della pizza napoletana dagli antipatici pareri di alcune guide (la Gambero Rosso 2013 non ha premiato nessun locale partenopeo). Ovviamente da Sorbillo non si può prenotare e ci eravamo disposti ad una lunga fila, ma in realtà se si viene presto (alle 12.00 a pranzo), ci si può sedere subito. All’uscita, in effetti, la situazione si presentava ben diversa, ma credo che le attese non siano mai molto lunghe perché il locale è su due piani e il servizio, va da sé, è velocissimo. A differenza di altri colleghi posti su Via Tribunali, Sorbillo non offre anche la vendita di pizza e fritti da asporto, quindi qui si può mangiare solo pizza tonda da seduti e la varietà è ben più ampia dei sapori tradizionali, anche con qualche accostamento rischioso per i puristi (pizza con panna e prosciutto…). Noi abbiamo preso una semplice marinara ed una pizza provola affumicata e pomodorini: meravigliose! L’impasto è più basso che altrove a Napoli, ma cotto alla perfezione e digeribilissimo. Sapori decisi e puliti per una pizza che scende che è una meraviglia. Non so se siamo ai vertici, ma ci siamo vicini.

Pizzeria Da Michele - Via Cesare Sersale,1 tel. 081/5539204
Sono tornata a Napoli da sola per fare i saldi (perchè direte voi? Ma perchè si risparmia e nel frattempo ci si mangia la pizza migliore del mondo!) e mi sono regalata un'altra pizza che passa per essere la migliore della città...e forse questa volta è proprio vero. Siamo vicini alla Stazione e anche in questa occasione disponetevi a mangiare entro le 12.00 a pranzo o le 19.00 a cena (dopo la fila diventa notevole), a rinunciare a fritti, vini, tovaglie, e soprattutto a pizze dagli ingredienti variegati. Qui dal 1870 si mangiano solo pizze margherita (con mozzarella o doppia mozzarella) e marinara (in versione normale o maxi), il tutto tra i 4 e i 5 euro a pizza. Ciò che avrete sul piatto è una pizza enorme, digeribilissima, dal sapore indescrivibile per freschezza degli ingredienti. Eccezionale! All'inizio sembra di non poterla assolutamente finire per quanto è abbondante, invece va giù che è un sogno e quasi quasi lascia il desiderio di un'altra porzione (magari più piccina...). Pizza non troppo alta, rigorosamente da mangiare a libretto. Io ho provato la margherita doppia mozzarella ed era veramente sontuosa. Devo tornarci per sperimentare la marinara. Intorno clienti abituali e giapponesi di passaggio ed uno staff che sembra pronto a nutrire con questo antico prodotto povero il mondo intero.


martedì 13 novembre 2012

Posti dove non andare: Cozze e Dintorni e Mama Eat

IMPORTANTE: Questo post riguarda un paio di locali dove assolutamente non mettere piede!!! Capita di fare qualche scelta disinvolta quando si mangia fuori in estate e credo che vada dato conto anche dei locali inqualificabili o comunque assolutamente mediocri, caso mai a qualcuno venisse in mente di andare. Per questo motivo vi do l’indirizzo giusto per capire dove sono, ma non il telefono!
L’unico bonus di questi ristoranti – e motivo del mio tentativo - è di avere posti all’aperto in piena Trastevere…per il resto diciamo non si possono neanche definire dimenticabili visto che almeno in un caso mi ricordo molto bene la gastroenterocolite che mi sono beccata.
Cozze e Dintorni è un localino con qualche pretesa shabby chic che si propone di soddisfare la voglia di pesce e soprattutto di cozze a prezzo abbastanza onesto. Nel menù sono presenti numerose variazioni sul tema della zuppa di cozze e vari altri piatti di pesce. L’infezione intestinale è merito loro. Ma devo dire che anche senza questo incidente un posto dove se ordino “scialatielli ai frutti di mare” mi portano della comune pasta secca piatta di ignota marca e ti dicono che loro non sanno neanche cosa siano gli scialatielli e che si sono limitati a copiare il nome sulla busta…
Mama Eat è, invece, una delle tante pizzerie che a Trastevere nascono come funghi che ha deciso di specializzarsi in cucina gluten free. Lodevole intenzione – ma non si capisce perché solo su Piazza San Cosimato ci siano ben tre locali con questa caratteristica – che, però dovrebbe essere accompagnata da buon cibo. Invece sia la pizza che i fritti sono ai limiti della decenza ed i “famosi” supplì e crocchette al metro sono un ignobile pastrocchio di ingredienti scotti. Il tutto ad un prezzo neanche tanto da pizzeria.
Nonostante la crisi l’improvvisazione nel mondo della ristorazione regna sovrana. Diffidate gente, diffidate.
Cozze e Dintorni – Via Natale del Grande, 52/53
Mama Eat – Via S. Cosimato 7/9

Riad Nour

Chi è stato almeno una volta in Marocco vorrebbe tornarci, lo so. I colori di Marrakech, gli odori di Fez, le montagne ed il mare, tutto in un colpo solo…bellissimo e vario paese dove devo riuscire a rimettere piede. Ho promesso a mio figlio di fargli vedere la Djemaa El Fna, la meravigliosa piazza di Marrakech che dal tramonto si riempie di incantatori di serpenti, giocolieri, venditori di cibo, ladri e racconta storie…nel frattempo me ne sono andata a mangiare nell’unico ristorante marocchino di Roma, l’elegante Riad Nour che, come dice il nome, richiama in arredamento ed architettura un tipico riad, la casa elegante con il giardino interno. E bisogna dire che l’atmosfera c’è ed è ottima anche per una cena romantica perché il locale è veramente molto bello. La cucina presenta, come sempre nei ristoranti etnici, i piatti tipici e nazionali: quindi couscous e tajine in numerose varietà. Forse anche troppe per un prodotto di base non del tutto filologico: la semola del couscous non sembra certo sgranata a mano e le tajine dai sapori agrodolci necessiterebbero di tempi di cottura forse più lunghi. Però il risultato finale è gustoso e abbastanza convincente. E ottima la bstilla, piatto che sono la cultura orientale poteva inventare con la sua sapiente mistura di dolce e salato (vari strati di pastella infornata o fritta con vari ripieni di carne o pesce irrorata di zucchero a velo e cannella). Prezzi non modesti: almeno 40 euro per una cena completa. Aperto solo la sera.
Riad Nour – Via G.G. Belli, 140 tel. 06/45423075   www.riadnour.it

venerdì 9 novembre 2012

Inopia

Di questo ristorante avevo già scritto nel capitolo su Monteverde. Siamo tornati e lo trovo così interessante che vale la pena riparlarne. Ogni tanto mi domando quanto durerà perchè la logistica è veramente incresciosa: la zona intorno Via della Pisana è proprio poco attraente ed il problema del parcheggio quasi insormontabile. In più i pochi coperti e l'ottimo rapporto qualità/prezzo rappresentano una vera sfida gestionale. Ma tant'è, finchè uno chef di passione e sostanza come Andrea Dolciotti sceglie di rischiare vale veramente la pena di andare e dargli sostegno perchè si rinane sempre soddisfatti. La cucina è ricca di provocazioni soprattutto legate al connubio pesce/carne e alcuni piatti rimangono nella memoria (i pizzicotti di pasta di pane al nero di seppia su brodo di prosciutto...). Il menù degustazione a 55,00 euro è una grande occasione e si può anche optare per un mini degustazione a 40,00 euro. Degna di nota la proposta del "diritto di tappo": se avete in casa una buona bottiglia di vino che volete stappare durante la cena potete portarla e verrà messo in conto solo il diritto di tappo, cioè 2 euro. Locale elegante, ma non ingessato e così anche il servizio. Peraltro lo chef è immancabilmente presente e ci tiene a parlare della sua cucina. Il mio compagno ha anche frequentato una lezione di cucina dello chef: pochi studenti e oltre quattro ore per poter vedere all'opera da vicino un artista nel suo regno. Il tutto a 50 euro compreso il pranzo con ciò che è stato cucinato (peccato, però, che i discenti non possano cucinare in prima persona, ma solo osservare). Da tenere sempre sott'occhio le cene a tema a prezzi ottimi lasciando la propria mail. Aperto solo a cena.
Inopia -  Via del Fontanile Arenato, 155/157 tel. 06/66030551 http://www.ristoranteinopiaroma.com/
 

Coromandel

Alcuni mesi fa aprì questo localino al centro di Roma in stile neo-bistrot parigino: se ne parlò parecchio perchè lo staff tutto al femminile presentava in squadra una giovane cheffa piuttosto quotata. Ma il panorama della ristorazione romana è piuttosto vivace ed ormai pochi chef reggono più di un anno in un locale: la cheffa in questione ha rotto con la proprietà dopo ancor meno e questo pare che faccia registrare un calo di consensi nel pubblico degli appassionati del settore. Questa premessa per dare conto di come questioni di visibilità spesso abbiano la meglio sui contenuti in un ambito dove, più che in altri, dovrebbe essere la sostanza a definire la forma e non il contrario. Mi sono trovata a mangiare da Coromandel sia sotto la guida della cheffa blasonata sia con il/la new entry ignota e devo dire che non ho notato differenze epocali. Il posto mi piace parecchio: location deliziosa in pieno centro a pochi passi da Piazza Navona e dintorni, interno raccolto e ben arredato come un salotto di casa elegante. L'attuale gestione si propone con un'apertura a giornata intera che copre quindi dalla colazione all'aperitivo fino alla cena, passando per il tè del pomeriggio. Tante uova cucinate bene per la colazione, una proposta di pasta, un panino, un'insalata, un secondo ed un dolce a pranzo ed un menù fisso la sera. Lo stile è per l'appunto quello dei gastro bistrot francesi: poca scelta, prezzi abbordabili - a pranzo ogni piatto sta tra i 6 e i 12 euro - semplicità, ma grande gusto. A noi è piaciuto molto mangiarci di domenica: invece dei soliti brunch rivisitati all'italiana che diventano semplici buffet da tavola calda, qui si può spaziare ordinando direttamente dalla carta tra i piatti della colazione e del pranzo mescolando il tutto (uova al tegamino con pancetta croccante e poi panino con polpette al curry). Unico neo: ricarichi poco equi sulle bibite più in voga (Baladin e Lurisia). Degna di nota invece la carta delle birre artigianali, soprattutto belghe. Aperto a pranzo e cena. Il sito non è aggiornato, meglio chiedere l'amicizia su FB perchè spesso ci sono serate a tema.
Coromandel - Via di Monte Giordano, 60/61 tel. 06/68802461
 

Gelaterie di Roma

Mi rendo conto che non scrivo un post dalla "Presa della Bastiglia"...segno evidente che avevo altro da fare...e molto di questo altro è stato andare in giro per l'Italia e Roma a degustare un pò di tutto. E adesso, con un pò di pazienza, racconterò gli esiti di questa ricerca (uno sono sicuramente un paio di chiletti in più e molti soldi in meno, ma non credo interessi)
Giusto per tornare un pò ai fasti estivi inizio con un lungo post su alcune buone ed ottime gelaterie di Roma. Come sempre l'elenco non è esaustivo, ma sicuramente copre alcune eccellenze della capitale, o comunque luoghi di cui si parla e anche alcune chicche meno blasonate. L'inverno romano permette comunque di continuare a testare gelati, quindi è un work in progress.
 
Neve di Latte - Via Luigi Poletti, 6 tel. 06/3208485  
Ermanno Di Pomponio è un pazzo: questo va detto subito. E per fortuna ha trovato la sua autocura nel fare gelati come, a quanto racconta, facevano già i suoi genitori. Problemi di imprinting familiare, evidentemente. Fino all'anno scorso questo folle aveva una gelateria-gioiello in una stradina in zona Baldo degli Ubaldi: da solo preparava gusti inarrivabili per sapore, qualità delle materie prime e prezzi. Noi ci siamo andati due volte ed è stata un'esperienza: pagare qualcosa come 50,00 euro al chilo - anche la coppetta veniva pesata - un gelato e doversi sorbire anche le logorroiche spiegazioni del tipo non era una cosa facile da digerire, ma ne valeva la pena. Un gelato unico. Poi il pazzo ha chiuso e qualcuno temeva che avessero chiuso anche lui da qualche parte. E invece no: come una fenice è risorto in un localino molto carino con anche un pò di spazio dentro per mangiare in santa pace il gelato, proprio davanti il Maxxi in zona Auditorium. E questa volta è aiutato al bancone da una gentile ragazza che sembra sopportarlo. Il gelato ha toccato un pò più terra in quanto a prezzo (anzi: la coppetta media è enorme, contiene tre gusti e costa solo 3,00 euro, panna compresa), ma la qualità sembra inalterata. Uova di Parisi, acqua minerale del Trentino, nocciole e cacao veri...insomma un sapore delicato, una consistenza naturale, nè troppo pannosa nè troppo acquosa. Niente gusti strani, solo alcune creme tradizionali e qualche frutto; non vi aspettate i colori e i sapori ecessivi di certo gelato industriale: quelli li danno solo le polverine. Qui si viene per un gelato sincero e folle come il suo artigiano.
 
Otaleg - Via dei Colli Portuensi, 594
Rettifico tutto....avevo scritto l'anno scorso una recensione non eclatante di questa celebrata gelateria e sentendomi una mosca bianca vista la quantità di pareri positivi che leggo in giro ho dato una seconda possibilità (che magnanima che sono!). Mi ero sbagliata o quella era stata una loro giornata no. Non saprei. Comunque il gelato assaggiato quest'anno era ottimo. In effetti alla precedente visita mancava il tanto celebrato zabaione al Marsala Florio riserva e questa volta invece c'era: effettivamente questo gusto vale da sé il viaggio. Straordinaria anche la varietà - scrivo in estate - di gusti alla frutta con incredibili varianti: varie tipologie di albicocca (anche vesuviana), pesca, ecc. Il luogo rimane una location di gelato naturale a tutti i costi, ma a questo punto affermo senza indugi anche di gelato buono.
 
V-ice - Via Gregorio VII, 385
           C.so Vittorio Emanuele II, 96
           V.le G. marconi, 207
www.viceitalia.it
Il discorso di Otaleg vale un pò anche per la catena di gelaterie gastrofighette Vice, ma con alcuni distinguo. Anche in questo caso si tratta di un fenomeno piuttosto celebrato il cui prodotto si pone sicuramente al di sopra dei gelati dozzinali cui ci hanno abituato negli anni '80 molte gelaterie, ma non tocca i vertici di maestri gelatieri come Di Pomponio e Torcè. Questo gelato è anche molto buono in alcuni gusti, ma irrita un pò la scelta di avere il gusto fragola fuori stagione perchè "i turisti lo chiedono" (risposta dell'addetta del locale all'angolo con Largo Argentina) e quella della panna al Baileys (ma con quali gusti si dovrebbe sposare????). Per il resto anche qui uova di Parisi, vaniglia e cioccolati esotici e via dicendo. I distinguo con quanto sopra stanno nella sfiziosità dell'aperitivo a base di gelato salato e bollicine una volta la settimana ed un gusto complessivamente più deciso.

Fata Morgana - Via Lago di Lesina, 9/11
                            Via Bettolo, 7
                            P.zza degli Zingari, 5
                            Via Roma Libera, 11 (ang. P.zza S. Cosimato)
                            Via Laurina, 10 (Via del Corso)
                            Via Aosta, 3 (Re di Roma)
www.gelateriafatamorgana.it
Io adoro il gelato di Maria Agnese Spagnuolo! E adesso che ha aperto una sede sotto casa ammetto che lo mangio quasi tutti i giorni. Pur avendo ormai creato un piccolo impero, questa artigiana del gelato continua a produrre un prodotto variatissimo per quantità di gusti che cambiano a seconda della stagione e di altissima qualità. Per chi è interessato bisogna sapere che tutti i gelati nonchè le cialde sono gluten free e numerose sono anche le proposte senza zucchero o lattosio per venire incontro ad intollerenza varie. Ma io che intollerante non sono trovo che la bontà di questo gelato stia nel suo magico equilibrio tra sapori e profumi che nel gusto Pollicina trovano l'assemblaggio perfetto: noci, petali di rosa e violetta, un'armonia assoluta che altri avrebbero reso stucchevole e invece qui rasenta la perfezione. Last but not least acquistando questo gusto si dona una parte del prezzo all'Ospedale Bambin Gesù. Ma tutti i sapori meritano una prova: pera alla bella Helene, zabaione Fata Morgana al caffè, cocco e rhum....un tripudio di leggerezza e gusto a prezzo normale (coppetta da 2 gusti 2 euro, da 3 gusti 3 euro, panna compresa nel prezzo). I prodotti usati sembrano veramente buoni e anche mangiando parecchie palline la bocca rimane pulita e lo stomaco leggero. Inoltre nuove proposte tutte le settimane, anche con prodotti di stagione (provare il gelato alla zucca). Unica pecca, a volte si trova qualche cristallo di ghiaccio segno di un trasporto del prodotto dalla casa madre ed emulsionatura seguente non ottimale. Mi auguro che ingrandendo la catena questo marchio non perda la sua autenticità.

Torcè - V.le dell'Areonautica, 105
             V.le Aventino, 59
             P.zza Monte dell'Oro, 91/92
             Via Stoccolma, 7
             V.le Prassilla, 39 (Casal Palocco)
             V.le delle Repubbliche marinare, 101 (Ostia)
             Centro Commerciale Roma Est (Lunghezza)
Claudio Torcè ha cambiato il modo di fare il gelato a Roma: ha aperto una strada da cui non si torna indietro e con cui tutti gli altri devono fare i conti. E questo ben prima di Grom! Come si nota dal lungo elenco di sedi ormai quello che era un fenomeno di nicchia è diventata una vera avventura imprenditoriale. In molti discutono se sia da considerarsi artigianale o meno un gelato che viene prodotto in un laboratorio e poi riassemblato in un negozio lontano qualche chilometro: francamente il concetto di artigianalità mi vede poco interessata, mentre preferisco discutere della bontà e genuinità di un prodotto. E in questo Torcè continua a creare un gelato molto, ma molto buono, preparato con ottimi ingredienti e con il plusvalore di un numero spaventoso di gusti da sperimentare, tra cui i famigerati gusti salati che non credo cambieranno mai molto la storia del gelato, ma che ad alcuni piacciono. Solo per scegliere tra la varietà dei cioccolati e degli zabaione vale la pena di tornarci e ritornarci e se si va nella casa madre in V.le dell'Areonautica troverete proprio lui in laboratorio affannato ed entusiasta come il primo giorno che ha aperto.

Mela e Cannella - Via Oderisi da Gubbio, 71
www.melaecannella.71
Finalmente una gelateria con punto vendita unico: questo è sicuramente un gelataio artigianale, non si discute e, cosa non scontata, fa anche un ottimo gelato, dove la naturalità assoluta degli ingredienti (bandito ogni artifizio industriale) si sposa con un'ottima maestria per dare vita ad un gelato buonissimo. Davide Montironi crede molto nel suo progetto e leggere il sito della gelateria aiuta a comprendere la sua filosofia senza compromessi che rende questa piccola gelateria di quartiere un indirizzo validissimo nel settore.

Corona - L.go Arenula, 27
Quando si prende il tram 8 al suo capolinea magari ci si imbatte distrattamente in questa piccola gelateria posta a fianco di una filiale BNL e vedendola sempre stracolma di turisti forse non gli si da il giusto peso. Invece alcuni cartelli ricordano che il luogo è noto anche alla guida del Gambero Rosso, ma soprattutto si tratta di un indirizzo validissimo per mangiare un ottimo gelato in centro. I gusti sono molto accattivanti: massiccio uso di frutta esotica e amore per l'abbinamento creme/liquori che a me fa impazzire. Il cioccolato con prugne al rhum è un gran gelato e così molti altri. Sapori decisi per un gelato che non viene strombazzato sui media, ma che vale la visita.

Grom - Via della Penitenza, 30/a
              P.zza Navona, 1 (ang. Via Agonale)
              Via Tuscolana, 1370
              Via dei Giubbonari, 53
www.grom.it
Ora che di uno dei fondatori di Grom si parla anche come di un papabile alter ego di Berlusconi, che il marchio ha colonizzato in meno di un anno mezza Roma e che non c'è blog che non si sia impantanato in infiniti post pro o contro, non servivo certo io a dare un parere. Ma ormai Grom esiste e bisogna farci i conti e tutto sommato sono conti anche piacevoli. Sì perchè a me questo gelato piace abbastanza e consente di trovare un buon prodotto in tutta Italia anche quando non si hanno informazioni certe su quale sia la gelateria migliore della città. Potere dell'omologazione. Le materie prime usate sono buone ed i sapori piacevoli, per quanto un pò troppo dolci e cremosi. Poi c'è l'annosa diatriba sulla panna a pagamento: l'omologazione fine a se stessa comporta alcune sviste come l'impuntatura di non aver voluto uniformarsi al costume romano che la prevede compresa nel prezzo. Questo è fastidioso, tanto quanto i propietari che si sentono più simili a Madame Curie che a degli imprenditori. Ma poi alla fine il gelato va mangiato e non solo giudicato ed un salto per un buon frappè ricoperto di ottima panna preparata come si deve io ogni tanto ce lo faccio (anche per scoprire il gusto del mese). Ma se vedete la famigerata fila - dovuta al problema della mantecatura, nonchè bella trovata pubblicitaria - passate oltre.

Gelateria del Teatro - Via di S. Simone, 70 (Via dei Coronari)
                                      Lungotevere dei Vallati, 25
Mi sono imbattuta per caso in questa piccola gelateria durante alcune passeggiate su Via dei Coronari e avevo molto apprezzato un prodotto vario e buono. Quando ecco che proprio oggi noto la recente apertura di una sede su Lungotevere all'altezza di Ponte Garibaldi. Devo tornarci perchè ne ho un ottimo ricordo. Da notare che da quel punto fino al Pantheon si susseguono innumerevoli buone - e meno buone - gelaterie, tra cui molte di quelle sopracitate.