domenica 29 dicembre 2013

Molì

E invece poi ti imbatti in un posto cui non avresti dato un euro perché ha già cambiato varie gestioni, sta a Testaccio e non ti fidi e poi fa un po’ pesce un po’ carne un po’ tradizione un po’ creativo e invece….a dire il vero se stessi un po’ più attenta ed informata mi sarei accorta di quel premio qualità/prezzo Gambero Rosso che ha preso nel 2013…Ma va bene così, perché a volte le sorprese fanno piacere e quindi questo è un indirizzo dove tornare con una nuova consapevolezza. Menù semplice con piatti di pesce e terra dai sapori assolutamente freschi e convincenti, arredamento elegante e sobrio, servizio affabile e prezzi che non superano i 35 euro a testa. Buonissimi il tortino di broccoli e polipo e la zuppa di ceci e ricciola. Bonus per i due menù degustazione, 6 portate di pesce a 33 euro e 5 portate di terra a 30, peccato per l’obbligo di prenderlo per almeno due persone, ma dopotutto il locale ha pochi coperti. A poca distanza il cinema Greenwich ed il teatro Vittoria  per completare la serata. Aperto solo la sera, ma la domenica anche a pranzo.
Molì – Via Rubattino, 22/24 tel. 06/57289587   www.ristorantemoli.com

Urbana 47

Qui giacciono il radioso passato e le belle speranze di quello che fu e poteva essere un buon indirizzo….quando aprì ci cucinava un valido chef di cui non ricordo il nome e lo spazio con arredo vintage – ma vintage pesante, eh: immaginate che ci sono anche le teste di bambola! – e la bellissima cucina a vista erano una piccola novità nell’asfittico panorama romano e ancor di più nel rione Monti che fino a pochi anni fa si caratterizzava solo per trattorie romanesche ed aperitivifici per studenti di Architettura. Molte aperture trendy dopo lo chef è andato via, le teste di bambola sono ancora lì e la cucina è decisamente peggiorata. I proprietari sono gli stessi di Zoc che non ho ancora provato, ma di cui mi si dice gran bene: credo, però, che i capi dovrebbero tornare un po’ alla casa madre e dare una sistemata perché da Urbana 47 al momento non c’è niente che vada per il verso giusto. Il servizio è sconnesso e distratto con comande che escono in ordine sparso, la carta dei vini banale ed i piatti sono di quelli che snocciolano nel titolo lunghi elenchi di materie prime di eccellenza per poi rivelarsi all’assaggio molto più che scontati e spesso anche veramente mal cucinati. I ravioli ripieni di patate, broccoli e salsiccia con sugo di funghi prataioli e carboncelli sono anonimi ravioli privi di forza e ricchi solo di ancor più anonimi champignon (14 euro); il pollo ripieno di patate e cicoria con insalatina natalizia di puntarelle, fichi secchi e melograno è veramente un pollo arrosto con puntarelle scondite e non capate ed un ripieno che si sente appena (18 euro); lo strudel di mele e cannella con zabaione e melograno (per fortuna solo 5 euro) è a dir poco imbarazzante in quanto  trattasi di fette biscottate durissime farcite con mela stracotta. Su ogni piatto troneggiano chicchi sparsi di melograno senza un perché e senza un domani. Sarà che a Natale il melograno porta fortuna….mah. Un consiglio: se proprio volete tentare la sorte e far colpo su qualcuno/a che ama i posti finto trasandato ordinate sulla base del menù in inglese, è più sincero. Come da programma il posto è aperto da mane a sera, brunch ed aperitivi (anzi: tapas…) compresi. Il conto, lo capite dai prezzi citati, non ce la fa a stare al di sotto dei 40 euro neanche impegnandosi.
Urbana 47 – Via Urbana, 47 tel. 06/47884006   www.urbana47.it

 

Temakinho

E’ noto che in Brasile e Perù esiste una fiorente comunità giapponese – immigrarono dopo la distruzione della seconda guerra mondiale e sono diventati piuttosto potenti, tanto che uno dei loro figli è stato presidente del Perù – e se questo non spiega perché i cinesi si mettano a cucinare churrasco brasiliano insieme al sushi e al riso alla cantonese come nel citato Chopsticks, la notizia chiarifica un po’ la moda di un certo sushi fusion che arriva per l’appunto dal Brasile. Temaki – cono di alghe con riso e pesce crudo – ripieni di tartare di pesce aromatizzato ed arricchiti da frutti tropicali, ceviche di pesce al posto del sashimi, capirinha di tutti i tipi al posto del sakè: ecco la ricetta di questo originale localino da poco aperto nel rione Monti al posto del vecchio Fish. La casa madre è a Milano dove questa moda impazza: non ho idea se potrà attecchire anche a Roma, però ci si può provare. La carta da parati del ristorante è molto carina con tanti ananas gialli ed i piatti non sono male: il pesce è fresco e buono e gli accostamenti con frutta tropicale, salse piccanti e lime risultano azzeccati. Ovviamente il vero sushi è un’altra cosa, ma l’esperienza è sfiziosa e con massimo 30 euro si può mangiare bastevolmente. Da considerare che i piatti sono tutti freddi e che l’organizzazione è spartana, quindi io lo vedo meglio come posto per un pranzo veloce o un pre-teatro piuttosto che per una cena importante.
Temakinho – Via dei Serpenti, 16 tel. 06/45435555

Chopsticks

La nuova frontiera dell’all you can eat asiatico prevede ormai contaminazioni al limite del surreale e dell’assalto al triglicerido. In questa location che già era un Wok, cioè sushi e cinese all you can eat, adesso si apre il mondo di Chopsticks dove “all” sta veramente per “all”! Quindi da ordinare fino a stramazzare sotto la sedia non solo il solito sushi, maki, tempura, ma anche tanto cinese e thailandese (?), nonché, udite udite, infinito pesce alla piastra e incredibile churrasco brasiliano. Dico incredibile perché mentre la qualità dei piatti in stile jap e cino non si distanzia molto da quella di qualunque altro “all you can eat” di Roma – quindi riso senza sapore, pesce  decongelato in striscioline sottili sottili – la carne del churrasco è proprio buona. Gli spiedoni arrivano in tavola cucinati alla perfezione con un bello strato di sale sulla parte esterna e serviti da un simpatico  argentino che assomiglia a Maradona. I tagli proposti non sono proprio tutti quelli presenti in menù, ma la picanha c’è ed è anche molto buona e un po’ tutta la carne è morbida e succulenta. La vera domanda è come si possano mangiare così tante pietanze diverse in un unico pasto senza sentirsi un cassonetto della spazzatura, ma questo è un altro discorso. Locale su due piani molto ampio, prezzo intorno ai 20 euro a cena, ma fate attenzione a quanto bevete perché le bevande sono escluse e non economiche ed al prezzo proposto per eventuali bambini. Ovviamente aperto pranzo e cena.
Chopsticks – Viale Regina Margherita, 17 tel. 06/8547388

sabato 9 novembre 2013

Un assaggio di Romagna (Ravenna e dintorni)

Eh no, in Emilia Romagna con la famiglia non ci ero mai andata. Anzi, erano anni che proprio non ci mettevo piede. E le belle città come Bologna, Ferrara, Ravenna, viste in gioventù? Per non parlare di tutte quelle ancora mai visitate come Parma, Modena (ma qui prima o poi ci si va per Bottura….), Reggio Emilia?

Per ora abbiamo rimediato con un fine settimana lungo a Ravenna che ci ha permesso di vedere e ri-vedere i magnifici mosaici della città e scoprire che, tutto sommato, una giornata a “l’Italia in Miniatura” può essere piacevole. A Ravenna consiglio di sottoscrivere due card, la Romagna Card e quella dei monumenti posti sotto il controllo della Diocesi: spendendo complessivamente circa 20 euro si può visitare tutto il visitabile in una città bellissima e quasi del tutto pedonalizzata (nel centro storico) che, comunque, con un giorno e mezzo si gusta appieno. Ciò che non mi aspettavo, però, è stato l’incanto dell’orizzonte lungo sulla pianura padana, con il tramonto magico alle saline di Cervia ed il desiderio di scoprire un giorno la zona del Po.

Il cibo romagnolo, poi, non dovrebbe proprio essere in questione e ce lo siamo cercato non solo in città, ma anche nei dintorni attingendo, come sempre, dalla inossidabile guida delle Osterie Slow Food. Da rilevare che tutti i ristoranti provati sono stati da plauso, ma che i prezzi sono un pochino più alti che a Roma visto che anche in città piccole in osteria non si riesce a spendere meno di 35 euro a persona.

Ravenna – Osteria dei Battibecchi – Via della Tesoreria Vecchia, 16 tel. 0544/219536
In pieno centro storico, a due passi da Piazza del Popolo, questa osteria non tradisce le aspettative di trovare un ambiente realmente tipico per calore nel servizio e tipicità in cucina. Piadina calda e salumi, una zuppa di fagioli molto speziata che da sola vale la sosta, ottimo coniglio e maiale e la migliore zuppa inglese sperimentata durante il soggiorno. Interni rustici e caldi e tanti indigeni che affollano i non numerosi tavoli, quindi d’obbligo la prenotazione. Aperto a pranzo e cena.
 
Faenza – Marianaza – Via Torricelli, 21 tel. 0546/681461
Inutile mentire: delle ceramiche, pur notevoli, non ci importava granché. Ma le due piazze centrali della città sono molto belle e questa antica osteria che ha avuto un ruolo anche nella storia della città, vale sicuramente la sosta. Un enorme camino con brace accesa per la cottura di carni e verdure troneggia nella sala centrale e l’energico personale tutto al femminile ricorda la forza e veracità delle donne romagnole, così come la buonissima carne di tutti i tipi cotta alla brace e la pasta fresca condita in maniera piuttosto “ignorante” e gustosissima. Turisti di passaggio e lavoratori che parlano solo dialetto e pasteggiano a prosecco si mescolano in un posto tutto da vedere e tutto da gustare. Aperto a pranzo e cena. E conto al di sotto dei 30 euro a persona (sempre incluso l’immancabile Sangiovese a calice).
 
Bagno di Romagna – Al Gambero Rosso – Via Verdi, 5 tel. 0543/903405
E anche in questo caso non serve mentire: Bagno di Romagna non l’abbiamo neppure vista in quanto passati di sera nel viaggio di andata. Ma qui la sosta era d’obbligo, in questo ristorante dal nome evocativo annesso ad un albergo che se ha stanze simili alla sala dove si mangia merita anch’esso una capatina prossima ventura. In questo caso non siamo di fronte ad una vera e propria osteria, ma ad un ristorante con tutte le carte in regola, caratterizzato da un' eleganza da casa di una volta ed impreziosito da mille oggetti graziosi, che propone la cucina di una famiglia che ha deciso di riscoprire i piatti di una volta, giustamente alleggeriti ed ingentiliti, ma mai stravolti. Infatti in cucina c’è la madre ed in sala padre e figlia che creano un’accoglienza quanto mai calda e solerte capace di intrattenere senza invadere con storie di un’epoca antica. Piatti deliziosi del territorio presentati con grande gusto e super bonus per un angolo salotto attrezzato con libri e giochi per intrattenere i bambini. Aperto a pranzo e cena.
 
Piadina
Anche in questa zona esiste l’annosa questione di stabilire dove si mangi meglio lo street food più iconico del luogo. Di baracchini che servono piadine appena fatte ve ne sono una moltitudine sia sulla costa che all’interno, tutti caratterizzati dall’esterno dipinto a strisce bianche e verdi. La mia sensazione è che ovunque si vada si caschi bene, perché per quanto possa essere turistica la zona, per lunga parte dell'anno non lo è e comunque il territorio è abituato a mangiare bene, molto bene e sul proprio piatto simbolo non ammette cedimenti di qualità. Noi abbiamo provato il baracchino Al Parco da Eleonora sulla Strada Statale Adriatica, 16 angolo Via Salara (per capirci, tra Italia in Miniatura e Mirabilandia). Eleonora è lì che cuoce con il marito piadine, crescioni, rotolini e straordinari crackers (cioè una piada più sottile insaporita dallo straordinario sale di Cervia e dal rosmarino, poi rotta a pezzetti e da mangiare per giorni come, appunto, dei crackers) da 8 anni e prima lo faceva in un altro luogo per complessivi 30 anni di attività. Pagando non più di 6 euro a pezzo si mangiano piade e crescioni caldi e buonissimi dai ripieni più vari, in piedi o seduti sulle uniche tre sedie con negli occhi il tramonto sulle saline di Cervia e dietro le macchine che sfrecciano sulla statale. D'estate ci hanno detto che si vedono miriadi di fenicotteri rosa. Impagabile.
 
 
 

venerdì 18 ottobre 2013

Iniziative romane - Street Food in Circolo

Ammetto che non ne posso più di questa deriva sullo Street Food – che, poi, spesso è solo un gran calderone che raccoglie un po’ di tutto dal caciucco alla livornese (provatevi a mangiarlo camminando!) alla pizza napoletana – deriva che è tutt’uno con quella che ci sta portando ad alzare bandiera bianca per la saturazione da hambuger gourmet. Detto ciò a Roma il 13 Ottobre 2013 si è consumata un' overdose di iniziative di tipo eno-gastronomico che già la metà sarebbe bastata. La popolazione foodies della capitale si è divisa – ma qualcuno ha anche cercato di saltare da una all’altra – essenzialmente tra In Food alle Officine Farneto e Street Food in Circolo organizzata da Sarti del Gusto al Circolo degli Artisti. In entrambe le manifestazioni a farla da padroni erano stand di ristoranti e laboratori vari con assaggi di cibi che se non di strada si potevano comunque definire “da asporto”, ma da mangiare in loco, il tutto condito da atmosfere musicali e goderecce varie. Noi abbiamo scelto l’iniziativa al Circolo degli Artisti e direi che con il senno di poi probabilmente abbiamo fatto bene e lo rifaremo in futuro. Innanzitutto a parità di buon livello di partecipanti con qualche accostamento bizzarro per qualità in entrambe – per fare qualche esempio alle Officine Farneto c’erano Romeo Chef & Baker e Porto Fluviale, mentre al Circolo degli Artisti Bonci, No.Au., Ombre e Cicheti e Vice, insieme ad un paio di pasticcerie e friggitorie sconosciute – alle Officine si pagava un biglietto di ingresso (6 euro), si stava al chiuso e con pochi posti per sedersi e, leggo, che la calca è stata tremenda. Invece al Circolo, memori di una prima esperienza a Maggio l’organizzazione era scorrevole ed efficiente, i piatti più economici, i posti a sedere anche all’aperto tanti e gradevoli (c’è anche un bel giardino per eventuali bambini scorrazzanti) e, soprattutto, non c’era un biglietto di ingresso. Certo per foraggiare l’organizzazione da bere c’era solo birra Peroni, ma per una volta si può sopravvivere. In compenso da mangiare c’era solo l’imbarazzo della scelta tra i buonissimi cous cous di Food on the Road, le tapas di Toros y Tapas, i cicheti di Ombre e Cicheti, i piatti messicani de La Cucaracha, le zuppe di Aromaticus, le tielle di Sapori di Gaeta, i trapizzini di 00100 e molti altri. Ogni piatto costava tra 1 e 5 euro e francamente ne valeva veramente la pena.

Iniziative romane - Taste of Roma anno secondo

Secondo anno di Taste of Roma sempre nella deliziosa cornice dei giardini pensili dell’Auditorium e sempre dal giovedì sera a domenica sera, passando per i pranzi. Che dire? Rimane una bella manifestazione, un’ottima occasione per assaggiare i piatti dei grandi chef di stanza a Roma – quest’anno anche una piccola rappresentanza di giovani chef di altre città – tra cui numerosi stellati spendendo tra i 5 ed i 6 euro a piatto. La “piccola” nota stonata del biglietto di ingresso che a prezzo pieno sarebbe addirittura di 16 euro è purtroppo rimasta, ma bisogna dire che quest’anno giravano in rete numerose opportunità di ingresso a prezzo ridotto o addirittura gratuito (la prossima volta tenete d’occhio i concorsi di Dissapore e Scatti di Gusto e le offerte di Splendor Parthenopes e Cartaperdue). Per contro il prezzo dei piatti è rimasto invariato ed alcuni ristoratori hanno forse compreso meglio i tempi che corrono ed hanno creato porzioni praticamente simili a quelle normalmente servite al ristorante. Quest’anno ci sono state alcune vistose assenze, tra cui Pipero al Rex e Kodaro Nota del Magnolia, però la manifestazione ha potuto contare sulla presenza di Heinz Beck de La Pergola che si è dimostrato, come prevedibile per chi un po’ lo conosce, non solo lo chef più fotografato e ricercato, ma anche uno dei più presenti in cucina e gentili. Nino ha seguito qualche buon mini corso di cucina e show cooking, mentre io ho essenzialmente mangiato e anche questa volta qualche straordinaria perla gastronomica c’è stata: l’anno scorso il mio premio era andato alla tartare di oca in cialda di Pipero, mentre quest’anno credo che il dolce proposto dal sempre validissimo Francesco Apreda dell’Imago all’Hassler abbia battuto qualunque altra proposta. Ricordo di uovo allo zabaione con granita di orzata e crumble al caffè…perfezione assoluta nell’equilibrio dei sapori, pulizia e freschezza finale del palato per un dolce proposto in dose non minima e dagli ingredienti importanti….da standing ovation. Ma buone anche tante altre proposte dalla Bowerman di Glass al Mirabelle. Deludente il piatto provato di Arcangelo Dandini. Fantastici i panini al pastrami e con hamburger umami offerti dall’Ape di Romeo Chef & Baker.
Personalmente suggerirei agli organizzatori un po’ più di coraggio e varietà nella scelta dei fornitori degli stand di gastronomica che a volte rasentavano il livello da sagra di paese.
Inevitabile la folla di food blogger-groupie degli chef più in vista, qualche notabile dalla prima all’ultima Repubblica ed aspiranti partecipanti al salotto di turno, ma il risultato finale tutto sommato non tradisce il progetto di far avvicinare il grande pubblico all’alta cucina. E a questo proposito valida anche l’offerta via mail seguente alla manifestazione di sconti su cene e corsi di cucina in luoghi sponsor di Taste.
All’anno prossimo!
 

domenica 6 ottobre 2013

Tarquinia - Gradinoro

Mangiare in riva al mare in una giornata di inizio autunno può avere il suo fascino e forse può essere un modo interessante per sperimentare questo locale che, però, dà sicuramente il meglio di sé nelle serate d'estate, visto che è all'interno di uno stabilimento balneare e si può mangiare all'aperto a pranzo e a cena con i piedi quasi nella sabbia e sole o stelle sulla testa. Detto ciò non bisogna aspettarsi un ristorante alla buona, stile mensa da mare, ma piuttosto un locale abbastanza elegante, forse anche un po' pretenzioso e caruccio. La cucina è, ovviamente, di pesce con piatti abbastanza tradizionali e piccole punte di creatività. Sicuramente la materia prima è ottima, ma il conto finale (che rischia di superare i 50 euro a testa) è decisamente troppo alto per giustificare il viaggio, soprattutto se a qualche primo e secondo di buona fattura si affiancano fritti pastellati unti e molto probabilmente congelati. Bonus a parte per l'estrema gentilezza con cui sono accolti i bambini. A Tarquinia si può andare per il mare, per la città rinascimentale e per i bellissimi scavi etruschi: Gradinoro non è probabilmente un motivo valido per una visita.
Tarquinia - Gradinoro - Lungomare dei Tirreni, 17 tel. 0766/864045   www.gradinoro.it
 


mercoledì 25 settembre 2013

Minturno - L'Anfora

E' stato un piacere scoprire a posteriori che questa piccola ed all'apparenza anonima trattoria di Scauri, frazione marina di Minturno (a pochi chilometri da Formia e Gaeta) è citata anche sulla guida Slow Food che raramente mi tradisce. Infatti il posto merita attenzione: ovviamente pesce della zona, quindi alici, palombo, ricci, mitili, paranza, cucinato in modo semplice, ma con sapori freschi e rispettosi della materia prima. Forse qualche eccesso di olio da cucina vecchio stile, ma la semplicità del tutto giustificano questa tendenza ed anche l'ingenuità del servizio. Per contro la croccantezza delle fritture e l'abbondanza delle porzioni meritano un bonus. Da migliorare l'offerta dei dolci. Conto finale commovente, al di sotto dei 30 euro per un pasto tutto pesce di grande qualità. Aperto a pranzo e cena.
L'Anfora - Via del Golfo, 50 Minturno (LT) tel. 0771/614291
 

Passaggio in India

Estate impegnativa la nostra: vacanze dall'Alto Adige a Gaeta, con primo campeggio da solo per il figlio, serate dell'estate romana e, udite udite, mega viaggio India.
In effetti noi volevamo andare in Egitto, ma la congiuntura politica ci ha obbligati a rivedere i piani e così ho rispolverato un vecchio progetto ed un tour operator di cui mi avevano parlato.
Io sono stata in India a 19 anni con Avventure nel Mondo, quindi la bellezza di 27 anni fa...da non crederci...e infatti erano stupiti anche gli indiani quando glielo spiegavo.
Per decidere di portare compagno poco avvezzo a viaggi transoceanici e bimbo di 8 anni ci volevano le ottime informazioni di prima mano avute sulla Shambhoo Travel che da questo momento consiglio caldamente.
Tour operator creato da tal Manish giovane rajhastano che parla italiano ed ha conosciuto una italiana del nord (misteri alla Salgari sullo stato della loro relazione...). La proposta è estremamente varia e personalizzata ed essenzialmente permette di costruire il viaggio su misura per le proprie esigenze, gusti, tasche. Da nord a sud può essere coperta tutta l'India, isole comprese ed il Tibet con la possibilità di avere macchina individuale o pulmino con autista (compreso di tutte le spese accessorie e dotazione di acqua minerale), hotel di grande qualità (quasi tutti boutique hotel), escursioni di vario tipo, nonché guide locali anche parlanti italiano.
A voi non rimane che munirvi di visto e biglietti aerei e poi dall'arrivo in aeroporto alla partenza sarete accuditi e coccolati come amici di famiglia, a cominciare dal prestito di un cellulare con Sim indiana capace di rendere le telefonate in India ed Italia quasi gratuite. Il prezzo finale è più vicino agli standard indiani che a quelli italiani, quindi molto meno di un qualunque tour operator di buon livello per un trattamento spesso superiore.
Noi abbiamo optato per 15 giorni pieni in Rajasthan più  Delhi ed Agra. Non vi tedio con dettagli da serata con proiezione di filmini di viaggio. Posso solo dire che la zona è molto bella, i trasferimenti giornalieri lunghi ed anche un po' tediosi (strade pessime), ma che ne vale la pena. Macchina molto confortevole ed autista eccezionale per capacità ed affidabilità. Gli hotel sono stati uno più bello e caratteristico dell'altro: per avere un'idea date un'occhiata a questi siti www.jagatniwaspalace.com di Udaipur, www.ratanvilas.com di Jodhpur o www.shapurahouse.com di Jaipur.
Ed il cibo? Piccante con qualche punta di monotonia tra riso, chapati, lenticchie e pollo in tutte le salse e le spezie. Però a me piace molto. Se proprio ne sentite il bisogno sono possibili anche incursioni nella cucina cinese o italiana, ma solo se dettate dalla disperazione.
Incredibilmente non ci ha colto nessuna diarrea del viaggiatore ed anche i monsoni seppur ancora in periodo si erano già dissolti. Ora ho scorte di Bimixin ed Imodium per anni.
Insomma se pensate di voler visitare l'India non dite che non lo sapevate.
Shambhoo Travel - www.shambhoo.com
 
 


lunedì 22 luglio 2013

El Paraiso del Paladar

Unire la cucina colombiana a quella dell'Ecuador in un solo ristorante è cosa che poteva venire in mente solo ai sudamericani e poteva trovare posto solo in un quartiere multietnico come il Pigneto, adiacenze Via Prenestina. E infatti mentre siamo seduti in questo locale dall'aria molto casalinga, serviti da un taciturno andino, entrano ed escono come fosse casa loro vari esponenti di una strana fauna locale sudamericana (la ragazza cicciottella, un paio di transessuali...). A volte, però, questo forte accento sull'autenticità presente in quasi tutti i ristoranti latinoamericani della capitale si traduce in qualità dozzinale dei piatti e in veri e propri "mappazzoni" di dubbia freschezza. Non è il caso di questo indirizzo in cui l'abbondanza delle porzioni va di pari passo con sapori freschi e puliti e materie prime che, dati i prezzi, se non di altissima qualità, sono comunque dignitose e ben cucinate. Nell'ampio menù piatti della Colombia e dell'Ecuador, sia di pesce che di carne, a prezzi modici (difficile superare un conto di 20 euro a testa) e possibilità di kid's menù. Lo stufato di gamberi al latte di cocco e coriandolo, con riso, banane fritte ed avocado era veramente ottimo. Il posto è aperto a pranzo e cena e credo che la domenica sia pieno di latinos in festa che da sé valgono il viaggio. Preparatevi a mandare a memoria tutte le canzoni in programmazione sul canale tv Ondalatina.....
El Paraiso del Paladar - Via Guglielmo Albimonte, 28/30 tel. 06/60657354


Brunch al Waldorf Astoria (ex Cavalieri Hilton)

Essere un po' querolomani e parecchio sfacciascazzi può avere i suoi risvolti positivi ed insegna molto su come può essere diversa la classe con cui chi sta dall'altra parte del commercio regge le critiche e sceglie le risposte. La storia del Larys è uno dei possibili risultati del mio tratto caratteriale ipercritico, perfezionista e che non si tiene un cecio in bocca...la storia di questo brunch un altro.
Per il 1° gennaio 2013 avevo prenotato un tè pomeridiano con musica, animazione bambini, dolci e degustazione di tè guidata da un esperto in quello che adesso è diventato il Waldorf Astoria di Roma, ma che per tutti rimarrà sempre il Cavalieri Hilton. Per capirci il luogo dove trova sede il ristorante La Pergola con Heinz Beck.
Per chi non c'è mai stato in realtà si tratta di un casermone dall'eleganza un po' dubbia degli anni '80, anni in cui io ci ho festeggiato il mio bat-mizvà e assaltato numerosi buffet di banchetti della comunità ebraica romana. Oggi l'atmosfera da opulenza fuori moda è rimasta e infatti è un hotel che piace molto ai russi arricchiti, ma dietro c'è anche tanta sostanza e infatti per me ci sono state le cene da Beck ed anche i tè sotto i tre dipinti di Tiepolo che arricchiscono la hall: esperienze uniche per qualità e trattamento.
Per questo nel tempo la struttura ha attirato gli investimenti della catena Waldorf Astoria ed il trattamento che ci si aspetta non può che essere quello promesso.
Eppure quel tè di capodanno era stato deludente: pochi dolci, assenza dell'esperto, niente musica. Certo il costo era solo 35 euro a testa, ma la parola del Waldorf è legge, così avevo scritto una mail di elegante, ma fermo disappunto. Nessuna risposta.
Stupore. Che si siano ammattiti? Non c'è più religione e ormai i russi hanno abbrutito tutto?!!
Ma per l'appunto sono un po' querelomane (e soffro di insonnia), così in una notte di inverno, passato più di un mese dalla mail senza risposta, ho riscritto, questa volta al manager del food and beverage staff.
Il giorno dopo mi arriva una telefonata di umili scuse: la mail precedente era stata inviata ad un indirizzo non più in uso (addetta dell'epoca licenziata) e quindi mai letta. Si scusavano per l'accaduto perché in effetti quel pomeriggio di Capodanno aveva avuto vari imprevisti e mi pregavano di accettare l'omaggio di un voucher per due per il loro brunch domenicale.
Giusto per non essere volgari scrivo piccolo piccolo che costa 75 euro a persona, bevande escluse. Ma non so scrivere piccolo piccolo qui...
Il brunch si svolge tutte le domeniche al ristorante Gli Olivi e con la bella stagione occupa tutto il bordo piscina.
Che posso dire? Indubbiamente un buffet splendido, con alcune punte di eccellenza come alcuni antipasti miniporzione di ispirazione egiziana - chef rigorosamente egiziano d'ordinanza - e straordinario sushi e sashimi preparato dal vivo da maestro giapponese. E poi tante altre cose buonissime e copiose. Ma di questi luoghi io amo soprattutto il punto di osservazione sugli umani: i clienti (dalle russe volgari e capricciose alla coppia  figlio gay attempato con mammina 80enne), lo staff diviso a metà tra super professionisti con cui potresti discorrere di fisica nucleare e problemi di erezione convinto che stiano lì solo per te e giovani alle prime armi freschi di stage terrorizzati dal livello altissimo che si richiede loro. La capacità rara di rendere semplice e possibile qualunque richiesta.
Per i bambini sala ad hoc con animatori professionisti, menù specifico, gonfiabili, tv, truccatori, regalini....Cesare dice che vuole vivere lì.
Ah: avevamo detto che andavamo con un bambino, quindi il suo pasto (35 euro) era extra rispetto al buono omaggio e così vino ed acqua, ma al momento del conto il maitre ha detto "mi risulta che vada bene così".....posso dirlo? Peccato non aver ordinato una bottiglia di maggior pregio:)
Rome Cavalieri Waldorf Astoria - Via Alberto Cadlolo, 101 tel. 06/35091   www.romecavalieri.it
 

Aperitivo all'Hotel Locarno

Va bene: la location in un albergo liberty che ha visto tempi migliori, ma è deliziosamente fanè è suggestiva, in particolare il gradevolissimo giardino popolato di uccellini ed arredato alla ben meglio a pochi passi da Piazza del Popolo. La frequentazione è di quelle chicchettose che però non vogliono sembrare tali e anche questo se si è in vena di "human watching" è un atout. Però....bella lista di cocktails preparati con maestria, ma vini al bicchiere ed in bottiglia descritti solo per vitigno e birre in bottiglia tra le più industriali (a 10 euro!). Con l'aperitivo arriva un piattino di finger food offerto dalla cucina decisamente piccolino e di qualità non più che discreta (le verdure per il pinzimonio non erano corredate dal...pinzimonio!). In pratica si paga la consumazione - i cocktails alcolici sono tutti a 15 euro - e l'atmosfera. Adatto a far colpo su qualcuno o per chiacchiere tra amiche/i. Le domeniche nella bella stagione brunch nel giardino con bloddy mary e drink a go go.
Hotel Locarno - Via della Penna, 22 tel. 06/3610841


Il Piccolo Grande Chef

Mangiare in questo ristorante può essere un interessante salto nel passato. Si tratta di una trattoria che c'è da quando ero bambina, in una stradina laterale di Viale Trastevere altezza Stazione di Trastevere. Da anni stessi arredi fanè all'interno e gradevole giardino pergolato all'esterno. Stesse foto alle pareti di vip antichi immortalati con il proprietario e canzoni di Califano in sottofondo. E stesso gestore da sempre, un piccolo, cicciottello chef che prepara cucina casalinga ed onesta da tanti anni. Non si viene certo qui per sperimentare cucina creativa, ma per riassaggiare piatti semplici ed abbondanti cucinati con amore. Specialità sono i carciofi alla giudia ben fatti, croccanti e caldi, ma un po' tutto è buono. Certo ci sono scivoloni anni '80 e il tutto forse starebbe bene in una puntata di Cucine da Incubo di Cannavacciuolo che svecchierebbe ed alleggerirebbe sicuramente il tutto...ma anche no. Perché ogni tanto le incursioni nella nostra infanzia gastronomica - almeno nella mia - ci possono anche stare e sono rassicuranti. Aperto a pranzo e a cena.
Il Piccolo Grande Chef - Via di Ponziano, 7/9 tel. 06/5816106


Hotel Terme di Stigliano

Era da tempo che facevo la corte a questa destinazione complice un sito ed un profilo FB molto accattivanti ed aggiornati. E ne valeva la pena. Si tratta di terme antichissime a meno di un'ora da Roma (zona lago di Bracciano) di acqua sulfurea calda. Vere terme insomma, non le solite spa di acqua riscaldata. Quindi la struttura, un antico casale del '500 immerso in un parco verdissimo, puzza ovunque di uova sode...il che è una vera benedizione visto che testimonia che oggi come al tempo dei legionari romani che trascorrevano qui la quarantena prima di rientrare a Roma dalle campagne belliche l'acqua in cui ci si bagna è purissima acqua ricca di zolfo, calda e benefica per moltissime faccende, dai problemi della pelle, a quelli delle vie aeree e dell'apparato scheletrico. L'hotel ha annesso il Bagnarello, antico stabilimento termale pubblico dove si possono fare bagni nelle due piscine a prezzi popolari (ma l'accesso è libero per gli ospiti dell'hotel) e cure anche con il servizio sanitario pubblico. Qui ha sede l'antica grotta sudatoria romana: si scendono alcuni scalini e pagando 15 euro - ma il percorso può essere compreso anche nel pacchetto hotel - si sosta per 10 minuti a contatto con le viscere della terra ...e si suda! L'albergo è molto bello, sobrio e piacevole: stanze nel corpo centrale e nella depandance, non troppo ampie, ma gradevoli, con pavimenti in cotto e soffitti in legno bianco. Arredi stile casa provenzale e tanti spazi comuni e terrazze. Oltre a poter usufruire del Bagnarello con il pernotto in hotel si può godere delle due piscine termali riservate dell'albergo, parte anche al coperto, della enorme piscina di acqua fresca all'aperto e della spa interna con tipico percorso romano a base di hammam e sauna finlandese, tisane e zone relax, più la possibilità di fare trattamenti estetici di ogni tipo (a costi un po' altini). Forse la spa è piccola rispetto al resto, ma in realtà si viene qui per le piscine di acqua sulfurea che lascia la pelle e l'anima distese e rilassate, nonché per la meravigliosa collina verde e boscosa che gira intorno alla struttura dove sono casualmente lasciati i lettini che permettono un riposo a contatto con la natura e la bellezza più assoluta. Anche durante un fine settimana estivo non molta gente e tantissima pace. Nota positiva il ristorante interno che oltre ad una buona ed abbondante colazione propone anche menù cena e light lunch a costi contenuti e con qualità e quantità non indifferenti. Forse il tutto per il prezzo che ha dovrebbe essere un po' più curato - qualche zona del bagno non immacolata, sanitari da rimodernare, forse poco personale in hotel -, ma il fascino un po' fanè non stona del tutto con un luogo dove è bello dimenticare gli affanni e farsi dimenticare dal mondo. Prezzi per il pernotto variabili a seconda della stagione (l'hotel è aperto anche in inverno e mi sa che deve essere bellissimo) e delle offerte speciali da tenere d'occhio su FB; possibilità anche di accesso al tutto per la giornata: 49 euro nei giorni feriali, 69 il sabato e la domenica. Da sapere che pernottando si può aggiungere un extra di 49 euro per tenere la stanza anche tutto il giorno seguente, fino alle 18. Ricordatevi che nei dintorni volendo ci sono anche luoghi interessanti da visitare, dal castello di Bracciano alla necropoli di Cerveteri, ma personalmente consiglio la fuga nella quiete più assoluta delle terme per almeno una notte e ben fanno i gestori a non garantire neanche un piano bar.
Hotel Terme di Stigliano - Via Bagni di Stigliano Canale Monterano (RM) tel. 06/99805977   www.termedistigliano.it

martedì 16 luglio 2013

Gelateria Otaleg

Rettifico tutto....avevo scritto l'anno scorso una recensione non eclatante di questa celebrata gelateria e sentendomi una mosca bianca vista la quantità di pareri positivi che leggo in giro ho dato una seconda possibilità (che magnanima che sono!). Mi ero sbagliata o quella era stata una loro giornata no. Non saprei. Comunque il gelato assaggiato quest'anno era ottimo. In effetti alla precedente visita mancava il tanto celebrato zabaione al Marsala Florio riserva e questa volta invece c'era: effettivamente questo gusto vale da sé il viaggio. Straordinaria anche la varietà - scrivo in estate - di gusti alla frutta con incredibili varianti: varie tipologie di albicocca (anche vesuviana), pesca, ecc. Il luogo rimane una location di gelato naturale a tutti i costi, ma a questo punto affermo senza indugi anche di gelato buono.
Otaleg - Via dei Colli Portuensi, 594

lunedì 1 luglio 2013

Ham Holy Burger

Ero prevenuta su questo posto. Catena – nel senso che c’è ne sono due anche a Milano – di hamburgherie gastrofighette caratterizzate da arredamento shabby chic, carne di razza piemontese (ci si chiede alla luce della deriva Eataly, Slow Food e delle sempre più numerose hamburgerie gourmet quante mucche di questa razza pascolino in Piemonte…mah) e ordine fatto con Ipad in dotazione ad ogni tavolo. In effetti l’insieme sa di ampiamente già visto ed il menù non brilla per originalità, però la carne è decisamente buona e le patate a spicchi, con la buccia, accompagnate da 5 diverse salse, sono veramente ottime ed abbondanti. Ovviamente i panini possono essere arricchiti in modo molto personale con un solo colpo di polpastrello sull’Ipad e la varietà è se non amplissima se non altro di buona qualità e non particolarmente costosa (hambuger basic con cipolla rossa e salsa a 8.50 euro e porzione di patate a 4 euro). Nel menù anche qualche insalata e qualche altro piatto di carne. Sembra che al momento in Italia tutti vogliano mangiare hamburger e di alta qualità: io preferisco una bella bistecca, ma se proprio si deve….C’è anche spazio all’aperto (sulla pedana sul marciapiede). Aperto a pranzo e cena.
Ham Holy Burger - Via Brescia, 24/32 tel. 06/89562939    www.hamholyburger.com

Iniziative Romane: Vinoforum

Da alcuni anni si replica due volte l’anno questa grande iniziativa romana a base di vini degustabili previo pagamento di un biglietto non proprio irrisorio. Quest’anno entrare costava 16 euro durante la settimana e 20 nei weekend: con i biglietto si aveva diritto a 10 degustazioni di vini dai banchi di assaggio e qualche workshop gratuito. Francamente direi che si tratta di una manifestazione decisamente troppo esosa per ciò che offre e che negli ultimi tempi ha anche perso molta della sua validità di luogo utile per accrescere la propria conoscenza enologica visto che i banchi non sono più gestiti dalle singole cantine – quindi da personale competente con cui scambiare informazioni su uno specifico terroir e progetto aziendale – ma da distributori di vini che riuniscono numerose e diverse etichette. Il che vuol dire molti più vini da assaggiare, ma nessuna reale interazione con i produttori e banchi che affastellano decine di bottiglie di regioni e vitigni diversi senza alcuna logica che non sia quella del mercato. Non è un caso che dopo una certa ora il posto – su Lungotevere Diaz – si riempia di giovani stile Ponte Milvio che sbevazzano oltre misura nei vari lounge senza neanche sapere cosa hanno nel bicchiere.
Decisamente più vantaggioso accedere all’area acquistando una cena: numerosi chef di grido romani e nazionali cucinavano cene da 3-4 portate con vini abbinati. Prezzo 35 euro a persona, incluso l’ingresso alla manifestazione.
Peccato aver perso l’attimo fuggente della prenotazione della cena, andata subito esaurita, con Beck e champagne Dom Perignon. Ci siamo rifatti con uno di quegli chef che tanto non credo andremo mai a vistare in loco e cioè Vissani (accompagnato da vini Falesco). Che dire? Una mia amica giornalista l’ha definito gradevole come sentire un gessetto che stride su una lavagna….diciamo che il suo chef di origine giapponese è bravo e la brigata pure, i piatti interessanti, ma neanche troppo e lui non si sopporta! Per tre ore non ha toccato neanche una padella e piuttosto ha arringato con greve supponenza la folla sui vari misfatti della cucina moderna, degli chef, della politica. Il senso finale è che nessuno chef è alla sua altezza e che noi consumatori non capiamo nulla di materie prime. Questo per essere concisi. Ma l'anatra era buona ed anche il raviolo con gambero immerso in zuppetta d lenticchie non era male. I vini Falesco sono corretti e piacioni come si impone ad una grande azienda.
Dopo Vinoforum c’è stata per la prima volta un’appendice di tre giorni intitolata Birraforum, ma ho desistito.
 

Bottega Sarra (Terracina)

Sul litorale laziale Terracina si distingue per essere una cittadina piuttosto trendy con negozi alla moda ed un passeggio degno di questo nome, ma anche per avere un sito archeologico piuttosto suggestivo – il Tempio di Giove Axum – ed una ristorazione non banale. Qui sono parecchi i ristoranti di fascia alta e questo provato si pone come un valido compromesso qualità/prezzo. Intanto la location è veramente gradevole in una palazzina a due piani con arredi sobri e moderni, anche se non ci sono tavoli all’aperto cosa che in una località di mare dispiace un po’. La cucina è ovviamente di pesce con piatti moderatamente creativi quasi tutti validi. Forse i sapori andrebbero un po’ più caricati perché fin troppo delicati ed è bene evitare di scegliere, come invece ho fatto io, l’unico piatto di terra che chiaramente non è proprio adeguato. Alla fine qualità notevole, servizio eccellente e prezzo tutto compreso che non supera i 40 euro a testa. Aperto solo a cena (in estate; durante l’inverno anche a pranzo).
Bottega Sarra - Via S. Francesco Nuovo, 52/54 Terracina tel. 0773/702045   www.bottegasarra.it

sabato 29 giugno 2013

Junsei

Da alcuni mesi ha riaperto il mercato rionale di Testaccio nella nuova sede al coperto su Via Galvani: la vecchia sede con i banchi coperti dalla lamiera su Piazza Testaccio era decisamente poco igienica ed attraente, però aveva una sua storia. Adesso tutto è moderno e pulito, ma un po' asettico. Per fortuna all'interno del mercato trova posto anche un fenomenale banco di pietanze romane pronte da portare via o mangiare subito anche in versione panino: polpette di bollito e trippa strepitose! A questo punto fa un po' sorridere e un po' arrabbiare che in questo tempio dei prodotti gastronomici più tipicamente romani ad un passo dal vecchio Mattatoio non si sia trovato poso per una ristorazione a tema, o quantomeno "anche" per una ristorazione tradizionale. Invece gli unici due locali che hanno affittato gli spazi del marciapiede del mercato sono questo ristorante giapponese-fusion ed una delle tante sedi di Roadhouse Grill, bisteccheria in stile texano. Non mi fraintendete: io adoro la cucina etnica e globalizzata e rimpiango che a Roma non ce ne sia di più, ma al tempo stesso credo che si debba ibridare con quella autoctona e non sostituirla.
Ciò detto Junsei è un ristorante giapponese con cucina anche un po' fusion ed un piccolo kaiten decisamente consigliabile! A pranzo i piattini del kaiten costano 3 euro l'uno, la sera ovviamente il conto sale, ma tutto sommato neanche troppo ed il menù offre anche alcune contaminazioni fusion interessanti (nigiri di tonno con aceto di lamponi: idea semplice, ma molto efficace). Tempura asciutto e croccante, nonché abbondante - ben tre gamberoni contro i soliti 2 -, sushi tradizionali corretti e dolci creativi. Conto finale serale che dipende molto da quanto si vuole sperimentare, ma che non supera i 40 euro. Aperto a pranzo e cena.
Junsei - Via Galvani, 69 tel. 06/5754012   www.junsei.it
 

lunedì 24 giugno 2013

Birra del Borgo Day - 8° anno

Erano anni che volevamo partecipare a questa kermesse che si svolge da 8 anni in occasione del compleanno di uno dei più importanti, antichi e probabilmente migliori birrifici artigianali d’Italia. E sicuramente abbiamo scelto l’annata giusta visto che a detta degli affezionati questa volta l’organizzazione è stata impeccabile. Per certo si tratta di un’esperienza entusiasmante per chi ama la birra artigianale, i suoi produttori ed i suoi patiti, nonché chi ama il buon cibo di strada e perché no anche la buona musica in quella che è stata una vera e propria Woodstock fuori tempo massimo. Ad un certo punto ci si è messa anche una leggera pioggerellina che minacciava di creare l’effetto fango simil concertone sull’erba, ma poi Giove Pluvio ha evitato.
Intanto menzione speciale per l’organizzazione di un pulman da Roma dell’organizzazione Beer Travel che consente di raggiungere la manifestazione in tempi adeguati, ad un costo onesto e senza il problema di dover tenere il tasso alcolico di chi guida sotto controllo (impresa che in una situazione simile sarebbe impossibile). Seconda menzione speciale per la visita guidata gratuita al nuovo birrificio Del Borgo accompagnati dai proprietari. E terza al costo veramente contenuto delle spine e dei cibi: birre eccezionali a 2 euro e piatti incredibili tra i 2 ed i 6 euro. 
Nella cornice della Villa Comunale di Borgorose – mai visto paesello più squalliduccio….ti credo che ti dai ad una seconda vita professionale! – palco con musica divertentissima (Pink Puffers, Roy Paci) e vagamente ipnotica, spazio assistito per i bambini, stand di gadget e tante spine, dalla Del Borgo a praticamente tutte le migliori birre artigianali italiane che hanno messo a disposizione i fusti più interessanti. E poi stand di gastronomia tra cui spiccava l’immenso – in tutti i sensi – Bonci che ha fritto dalle 11 in mattina alle 18 tonnellate di qualunque animale gli fosse passato tra i piedi: supplì vegetariani, cotolette di agnello, testina di vitello, animelle, pollo e maiale, pasta fritta….un tripudio di grassi e sapori straordinari. Ma soprattutto meritava vedere lui a braghe calate e maglietta sudata che si aggirava tra i pentoloni di olio bollente: un inno alla deregulation ASL! Nella vicina zona del vecchio birrificio musica registrata più chill out e ancora birre e cibo con anche gelato Carapina alla birra e birre Cantillon.
Il mio amore per le birre artigianali è nato da Bir e Fud quindi proprio con le birre Del Borgo e Baladin ed ho seguito anche un corso con Teo Musso (Baladin) e Leonardo Di Vincenzo (Del Borgo) oltre che innumerevoli degustazioni con loro ed altri protagonisti del recente Rinascimento brassicolo italiano: amo la loro passione, la voglia di sperimentare e divertirsi pur riuscendo a fare azienda, fatturato ed alta qualità e Leonardo Di Vincenzo è veramente in gamba. Le birre sono buonissime anche se a volte per i miei gusti si diletta troppo con i luppoli. Tra i miei best c’è ovviamente la Reale, l'Enkir fatta con l'omonimo antico cereale e Perle ai Porci (con ostriche), ma anche la straordinaria Etrusca birra in anfora con sentori di mirra ed altre spezie realizzata secondo l’ipotetica ricetta degli antichi etruschi. E la Duchessa, la Castagnale…..per me quasi un battesimo, un incipit da cui non si torna più indietro.
Anzi l’anno prossimo si torna a Borgorose!
Birrificio Del Borgo - Loc. Piano di Spedino snc 02021 Borgorose (RI) tel. 0746/31287   www.birradelborgo.it
 

Larys (e Tripadvisor e altri massimi sistemi)

Strana dimenticanza la mia: non avevo ancora fatto una recensione su questo ristorante dove di recente ho avuto una brutta serata e anche un’altra spiacevole avventura e proprio in questi giorni si è sviluppata una vicenda che dal settore enogastronomico più ludico sta scivolando nel tragicomico/delirio e forse qualcosa di più. Ma andiamo per ordine.
Il ristorante in questione è un posticino piuttosto elegantino e pretenzioso conosciuto un paio di anni fa in occasione di una Dining Week: piatti per lo più di pesce abbastanza creativi, ma senza eccessi, prezzi plausibili, qualche nota di interesse per alcune preparazioni e soprattutto per una mailing list che rende note varie attività interessanti come cene gourmet a prezzo fisso e serate di cucina russa. Ci ero stata un paio di volte e l’avevo trovato un luogo dove, se in zona, si poteva tornare.
E infatti ci sono tornata a metà Maggio con una vecchia amica da tempo trasferitasi negli USA. Pessima esperienza: ristorante in caduta libera! Almeno due piatti erano veramente dimenticabili – un pesce accompagnato da un tortino di orzo tiepido reso colloso dalla cottura estrema e da un ripieno di mozzarella di analoga temperatura ed un dolce al cucchiaio dalla consistenza liquida e dagli ingredienti totalmente slegati tra loro -, ma a dire il vero tutte le preparazioni sembravano all’assaggio cosa ben diversa da quanto scritto sul menù. Inoltre nonostante si tratti di un locale dotato di una notevole cantina ed il patron sia un sommelier, è stato difficile riuscire a farsi dire i vini in mescita – e comunque solo per vitigno – e secondo il tipo avremmo dovuto scegliere secondo criteri come “fermo” ed “aromatico”. Detto ciò la cena è finita con un conto in linea con il menù pretenzioso e non certo con il risultato modesto, ma data la serata stile rimpatriata abbiamo mangiato tutto senza fiatare.
Anzi io ho proseguito nell’operazione fiducia e qualche giorno dopo mi sono presentata ad una lezione sui vini francesi prenotata da tempo proprio nel ristorante. Ed ho avuto la brutta sorpresa di scoprire che la serata era stata annullata con una mail inviata mezz’ora prima! Il patron si è scusato dicendo che aveva avuto un’influenza nel fine settimana e non aveva potuto né scrivere una mail di disdetta né preparare la lezione…..sorvoliamo sui dettagli forniti sulla sua “indisposizione” poco consoni ad una ambiente legato al cibo. Morale: me ne sono andata via con le pive nel sacco.
Alla luce dei due eventi che dimostrano scarsa attenzione in cucina ed anche in sala ho scritto una piccola recensione su Tripadvisor…sì, lo so, quella piattaforma è una cavolata. Ci scrivono fake pro o contro in quanto prezzolati dai ristoratori o dai loro avversari. Però mi diverte e forse sono uno dei pochi recensori reali :). Recensione breve e neanche troppo negativa, dal titolo “Vorrei, ma non posso…” che secondo me è proprio la cifra del locale. Recensione approvata da Trip e pubblicata da , diverse settimane, senza peraltro alcun commento da parte del ristoratore.
Qualche sera fa uscivo con il mio compagno dalla cena di Vissani e vini Falesco – capitolo a parte meriterà Vissani gradevole come il rumore di un gessetto su una lavagna (citazione di un’amica giornalista) – durante la kermesse Vinoforum e mi sono ritrovata davanti il patron del Larys.
Ora, io di mio non sono fisionomista e neanche impicciona, quindi una persona vista 3-4 volte non la riconoscerei mai per strada né mi sono mai informata sul suo nome o altro. Invece pare che lui sia persona molto fisionomista nonché, diciamo, “sul pezzo”….mi ha apostrofata con una certa aggressività proprio in merito alla recensione su Trip a suo dire falsa ed infangante e che io avrei dovuto cancellare (il tutto dandomi del tu e chiamandomi per nome). Ho obiettato che se voleva poteva replicare sulla piattaforma e non certo prendendo di petto un cliente insoddisfatto per strada, ma lui ha continuato piuttosto esagitato. Pertanto mi sono allontanata.
Ho raccontato la disavventura su FB e la mattina dopo mi sono ritrovata una mail del tipo che protestava anche per quello! Quindi gli scritto di non sbirciare i profili altrui, di non usare la mail personale per scopi non aziendali e complessivamente di darsi una calmata chè come ristoratore forse deve rivedere oltre che la gestione del ristorante anche e soprattutto quella del rapporto con la clientela. Ha risposto non entrando nel merito di nulla e dicendo che cancellava la mia mail. Lasciamo perdere l’eleganza e maturità con cui ha buttato là una frase sul fatto di essere stato invitato personalmente a quella cena e di possedere un certo vino introvabile…
Detto ciò scopro che da qualche giorno Tripadvisor ha cancellato la mia recensione! Incredibile!
Passino i fake prezzolati, ma cancellare le recensioni e senza neanche alcun avviso a chi l’ha scritta….Ho chiesto spiegazioni ai gestori di Trip che mi hanno risposto che forse l’avevo messa in un settore sbagliato, tipo altra città e che stanno facendo delle verifiche e intanto mi chiedono di confermare la città del locale. Ovviamente io l’avevo messa nella sezione corretta ed ho comunque riconfermato le informazioni logistiche.
Si sente rumore di unghie sugli specchi che neanche in un cartone di Gatto Silvestro…ora voglio vedere come ne escono.
Ma la vera domanda è: come ne esce da una squallida vicenda come questa lo stato della ristorazione romana e quello della credibilità di una piattaforma internazionale seguita da milioni di persone come Tripadvisor?
Noi appassionati di vino, birra e cucina, di programmi televisivi sul tema, di ristoranti e di recensioni che responsabilità abbiamo nell’imbarbarimento della specie?
Stay tuned.
P.S. ah ovviamente se volete sapere dov'è il Larys ve lo cercate:)

Aggiornamento: ieri sera la recensione è stata di nuovo resa visibile su Tripadvisor qui , senza che io abbia ricevuto nessuna mail di avvertimento e/o di spiegazione da loro,  datata 10 giugno 2013 e con la replica del proprietario...che si commenta da sè

Marzapane Dolce e Cucina

Continuo ad arrancare per le vie di Roma tra aperture eccellenti e non. Ormai capita anche di leggere talmente tanti commenti positivi su un nuovo chef/locale che capisci da subito che ti devi sbrigare a “beccarlo” perché sicuramente presto partirà per altri lidi, magari di maggiore prestigio e/o autonomia. E’ il caso della giovanissima cheffa catalana (Alba Esteve Ruiz) che cucina da Marzapane Dolce e Cucina aperto da pochi mesi a Via Velletri. Premesso che anche senza tanta attenzione dei media in un posto che si chiama come il mio dolce preferito presto o tardi ci sarei andata comunque, indubbiamente l’interesse degli esperti per questa ragazza giovane, carina, professionale e molto talentuosa (oltre che incredibilmente calma: nella cucina a vista di vetrata sembra che neanche sudi!) è piuttosto forte ed il recente premio per il locale con il miglior rapporto qualità/prezzo della Guida Gambero Rosso 2013 fa certo ben sperare per il suo futuro, ma anche pensare che non potrà restare a lungo in un localino un po’ decentrato di 20 coperti. Intanto, però, è qui che la troverete, a pranzo con un’offerta light per prezzi ed offerta – a quanto pare ottima la  Carbonara ad 8 euro –, per l’aperitivo con taglieri di salumi di qualità e birre artigianali (Del Borgo), e per cena con una carta molto interessante e due menù degustazione a 35 e 55 euro. Il locale è veramente piccino ed il servizio molto cortese; indispensabile prenotare anche perché per ora c’è un certo assembramento stile Prima Repubblica (critici gastronomici, mondo della televisione, vippaio vario). Ma insomma la cucina? Buona, veramente buona: sapori equilibrati, niente eccessi, materie prime di ottima qualità. Forse avrei desiderato un po’ più di verve nella polpetta di bollito fin troppo corretta e negli spaghetti con totanetti e pane croccante al picadillo, mentre il maialino di latte cotto a bassa temperatura su crema di topinambur era semplicemente perfetto. La particolarità della ragazza è che oltre ad essere una cuoca notevole è anche una straordinaria pasticcera ed i suoi dolci di ispirazione siciliana – cassata, torta setteveli – meritano quasi quasi anche una semplice sosta pomeridiana. Insomma, si farà si farà. Prezzo medio per stare bene direi 40 euro. Aperto a pranzo e cena.
Marzapane Dolce e Cucina – Via Velletri, 39 tel. 06/64781692   www.marzapaneroma.com

martedì 7 maggio 2013

Casa Coppelle

Girare per la zona Piazza Navona-Pantheon e driblare le finto osterie in stile romanesco con il menù che spazia dalla carbonara alla tagliata di manzo con rucola è uno sport faticoso e non ti aspetteresti in una delle belle piazze del centro un localino come questo che unisce nello stile, negli arredi e nel menù tradizione francese ed italiana. Un pò bistrot un pò casa borghese con luci soffuse e libri antichi per un cibo non banale e complessivamente ben cucinato. Certo il conto veleggia tranquillamente oltre i 40 euro a persona, ma le preparazioni di carne secondo lo stile d'oltralpe meritano una sosta. Quindi carni brasate a lungo, sughetti consolanti a base di vino, burro ed accostamenti salato-dolce. Molti anche i dolci da provare per toccare con mano il meglio della produzione francese. Può essere il posto giusto per fare bella figura con il/la fidanzato/a o i suoceri. Aperto a pranzo e cena.
Casa Coppelle - Piazza delle Coppelle, 49 tel. 06/68891707   www.casacoppelle.it

sabato 4 maggio 2013

Siena e Firenze

Un Ponte in Toscana ci sta sempre bene, anche se di questa Regione apprezzo più le piccole località e la campagna che le grandi città che sono sempre prese d’assalto da orde di turisti e gite scolastiche. E infatti così si presentavano Siena e Firenze nel lungo Ponte del 25 Aprile 2013, del tutto soffocate da una folla di persone giunte da tutto il mondo per vedere tutti insieme le stesse cose. Onestamente in queste condizioni la qualità della visita ne risente e del resto a me Firenze non ha mai fatto tanto impazzire perché al di là della indubbia bellezza delle opere d’arte contenute nei mille musei, palazzi e nelle straordinarie chiese, tutto sommato mancano aspetti realmente caratteristici di una città totalmente sfigurata dal turismo di massa. A Firenze riconosco solo l’indubbio fascino del fiume Arno che non soffre come il Tevere di muraglioni che lo separano dalla città ed i cui scorci dai ponti, soprattutto al tramonto, regalano un tocco di forte romanticismo a qualunque visita. Per il resto tour de force tra musei e chiese in entrambe le città.
Alcune note: la Firenze Card costa ben 50 euro per 3 giorni però permette l’accesso gratuito a tutto proprio tutto il visitabile, comprese mostre temporanee e luoghi privati come Palazzo Strozzi. Considerati i prezzi di Firenze se ci si mette di buona lena – e noi l’abbiamo fatto! – ci si guadagna. Inoltre sono compresi anche i mezzi pubblici e l’accesso prioritario ai luoghi con file clamorose…peccato che non ci siano quasi mai accessi separati, quindi si tratta di discutere con la folla in fila ed è molto sgradevole. Dappertutto si vive la costante certezza che la città è del tutto disorganizzata per accogliere questa mole di turismo e sporcizia e disorganizzazione regnano sovrane.
Interessanti le attività per bambini organizzate da Palazzo Vecchio e Palazzo Strozzi.
Ben più linda Siena, anche se il bivacco in Piazza del Campo sembra roba da Lanzichenecchi.
Detto ciò ovviamente abbiamo anche mangiato e complessivamente piuttosto bene, con i consigli della immarcescibile guida Slow Food e di amici fiorentini. Inutile dirlo, obbligatorio prenotare in ogni ristorante, fosse anche la più infima bettola, se non volete rischiare di mangiare lasagne precotte e cotoletta alla milanese nelle squallide tavole calde turistiche che sono dappertutto.
Siena - Grotta di Santa Caterina da Bagoga - Via della Galluzza, 26 tel. 0577/282208
Bel posto vicino al Campo con ambiente antico e vivace. Tanti turisti, ma anche senesi, per gustare ottimi pici, ribollita e specialità particolari come il “gallo indiano” sfiziosa ricetta del ‘700 ritrovata (tacchino in umido con spezie del panforte) ed il panforte accompagnato da liquore al panforte. Belle bottiglie di tutti i prezzi, ma anche vino al calice più che pregevole. Aperto a pranzo e cena.
 
Firenze - La Casalinga - Via dei Michelozzi, 9/R tel. 0557218624
Un po’ una delusione. Spesso la Slow Food nelle grandi città tradisce le aspettative inserendo anche indirizzi che vantano sicuramente una certa veracità tradizionale, ma non necessariamente di  alta qualità. La Casalinga è il tipico esempio di trattoria di una volta che campa di rendita: il problema non è la deriva turistica, visto che il locale è anche un po’ decentrato dalle tipiche rotte delle orde nel bel quartiere di S. Spirito, ma l’assioma per cui cucina casalinga debba far rima con eccesso di condimenti e cotture alla come va va. I pici scotti ed un olio pur buono, ma in dosi eccessive in ogni pietanza rendono anche i piatti più semplici indigesti. Non sempre la tradizione va rispettata, anzi spesso la cucina delle nonne era veramente pessima!!!! Aperto a pranzo e cena.
 
Firenze - Antico Ristoro di Cambi - Via S. Onofrio, 1/r tel. 055/217134
Decidere dove mangiare una buona ed autentica bistecca fiorentina a Firenze è un po’ come stabilire dove mangiare la pizza a Napoli o la carbonara a Roma….è dura! Per fortuna gli amici locali ci sono venuti incontro portandoci in questo storico locale nel tranquillo quartiere di S. Frediano oltrarno. Ristorante arcinoto e sempre pieno, quindi d’obbligo la prenotazione e nelle serate più affollate si rispetta anche il temibile “doppio turno”. Però ne vale la pena. Ambiente caldo ed accogliente con panche e sgabelli, situazione molto toscana ed infatti ci sono molti locali che vengono soprattutto per mangiare l’ottima e piccantina ribollita, sempre in carta, e le straordinarie fiorentine. La carne buona si paga, ma qui si paga il giusto: 40,00 euro al chilo per una bistecca veramente succulenta cotta alla perfezione con un incredibile sapore di brace ed il grasso rosolato a puntino. Una vera esperienza, anche per chi come me non mangia la carne del tutto al sangue, ma preferisce una cottura media. Diffidate della marea di posti che in città offrono le “bistecche alla fiorentina” a prezzi ridicoli! Aperto a pranzo e cena.
Tripperie
L’Italia per chi non se lo ricordasse è il paese dello street food, altro che kebab! Se a Milano o Roma questa antica tradizione è quasi dimenticata, in provincia gli indigeni ci tengono a mantenere viva la pratica quotidiana di cibo buonissimo da mangiare in piedi, possibilmente sporcandosi le mani.
A Firenze lo street food per eccellenza è il panino con il lampredotto, parte dello stomaco più delicata della trippa: i banchi stabili di questi panini sono ancora tanti e spesso sono posizionati all’interno e nei pressi dei mercati, come è giusto che sia. Il lampredotto è buonissimo, sia lesso con la salsa verde o piccante sia inzimino cioè in umido, e vale la pena sfidare l’eventuale disgusto per l’idea sul prodotto perché il gusto è ottimo, leggero e saporito. Quasi tutti i banchi vendono anche panini o vaschette con lesso, trippa alla fiorentina, guancia in umido. Noi abbiamo provato questi due trippai:
 
Lupen e Margò - Via dell'Ariento angolo Via S. Antonio (mercato di S. Lorenzo)
Orazio Nencioni - Loggia del Porcellino
 
Per massimo 4.50 euro per un panino e poco di più per una vaschetta si mangia benissimo e si è sicuri di assaggiare un prodotto locale sempre fresco visto che le file davanti a questi baracchini dimostrano che le preparazioni sono di giornata. I trippai sono in genere aperti dalle 9.00 alle 18.00 e chiudono solo la domenica e in piena estate. Mangiare un sugoso panino mescolati ad una folla di giapponesi e fiorentini non ha prezzo.
 
 

giovedì 2 maggio 2013

Parmaroma

Per mangiare cucina emiliana a Roma ripassate dalla recensione di Colline Emiliane e lì rimanete! Mi dispiace, ma non c’è paragone: nonostante la buona volontà del proprietario questo locale non ha un’anima ed ha sviste nella cucina del tutto imperdonabili. La scarsa anima è data dal non decidere tra l’essere una ambasciata del buon gusto emiliano a Roma e il non distinguersi da altre trattorie pseudo tipiche della zona del Pantheon. La sala adornata ed apparecchiata in stile finto rustico, i menù squalliducci e la televisione accesa su un indefinibile mix di video e musica lounge di ispirazione brasiliana fanno propendere per la seconda ipotesi. Peccato perché i salumi, la spuma al parmigiano, i grissini al parmigiano ed i buoni tortelli di zucca un tocco di autenticità lo regalano pure. Ma l’incredibile sciatteria di una porzione di fettuccine al culatello e radicchio del tutto scotte ed appiccicose denotano che qualcosa non va e non basta che il patron si scusi, le faccia rifare e non le conteggi nel conto finale. Leggendo Tripadvisor si scopre che da un po’ questo rito della pasta scotta sta diventando una costante: cambiato cuoco? Beh cambiamolo un’altra volta allora! Aperto a pranzo e cena.
Parmaroma – Via del Pozzo delle Cornacchie, 36 tel. 06/68806729   www.parmaroma.com

lunedì 22 aprile 2013

Supplì a Roma

Da tempo mi ripromettevo di fare anche io un post sui migliori indirizzi per i supplì a Roma come i più blasonati blog che si rispettino. Del resto per anni mi sono chiesta come fosse possibile che al di sopra di Roma la gente non sapesse cosa fosse un supplì (e pretendesse anche di vivere felicemente!). Ma alla fine ho deciso che non c'è molto da dire: è inutile fare un elenco ragionato di luoghi che cucinano buoni o mediocri simil supplì, magari mixando alta cucina e street food. Indubbiamente i supplì creativi di 00100 sono ottimi e a livello di ristorazione le proposte di Dandini e di Bir e Fud sono eccellenti...se poi finiamo a fare confusione con gli arancini il discorso si fa lungo.
Ma la verità è che se a Roma si deve parlare del migliore, tradizionale, supplì, allora il posto è uno solo e per di più ci io abito a pochi passi. Conosciuto come I Supplì, Venanzio, Sisini: come lo volete chiamare riconoscerete questo tempio della pizza a taglio e dei supplì dalla folla che lo assedia a tutte le ore. In orario pasti c'è la fila fuori, ma il servizio è di una velocità sorprendente ed il ricambio dei prodotti continuo. In 20 anni di frequentazione non ho mai mangiato un supplì freddo o peggio ancora inacidito: i supplì di Sisini sono incredibilmente sempre uguali a se stessi e quindi perfetti. Riso cotto al dente con sugo ricchissimo, mozzarella - vera -  filante, panatura croccante ed asciutta. Roba da dipendenza. Ottima anche la pizza a taglio croccante e molto saporita e le arancine. A pranzo anche paste e melanzane alla parmigiana ed il pomeriggio fritti vegetali, tutto di ottima qualità, per l'asporto o il bivacco: dotatevi di un vassoietto e qualche bustina di un po' di tutto, ma almeno due supplì a testa, e poi andate a mangiare ai giardinetti della vicina Piazza di San Cosimato: ci riconosceremo.
Aperto da mattina a prima serata. Chiuso la domenica.
I Supplì (Venanzio, Sisini) - Via San Francesco a Ripa, 137

Trattoria degli Equi

Vatti a fidare dei post di altri blog! Siamo andati a San Lorenzo per provare questa nuova trattoria che ha per chef e patron un certo Mario Bruno che in passato gestiva la mitica A' Ciaramira di Trastevere. Ne avevo letto belle cose, come di un buon esperimento di ritorno ad una ristorazione tipica e di qualità ad un costo accettabile in un quartiere come San Lorenzo dove sembra che non esista niente al di fuori di aperitivi e pizze mediocri. Ma per ora tutto ciò non è pervenuto. Di fatto si tratta di un esperimento che ancora non ha chiara la sua strada e che delude sotto tutti gli aspetti. La location è quanto mai buffa in quanto è stato mantenuto l'arredo marinaro tutto legno del preesistente pub, con tanto di chiglia di nave all'interno. Il menù non prende partito, ondeggiando tra piatti della tradizione romana, piatti da cucina di casa e qualche idea finto creativa. Ma è nell'esecuzione che si notano i difetti peggiori, quando la carbonara nuota nell'uovo e le chicche di patate al pesto mal si sposano con la mozzarella di bufala ed il pomodoro concassè in un piatto che sembrava preparato da uno studente della vicina università per impressionare la fidanzatina. Perché? Piatti senza storia, senza una ragione in un mix dove l'idea di cucina di casa fa sorgere spontanea la domanda "ma allora perché non mangio a casa?" con errori marchiani come inondare un'enorme e tutto sommato croccante cotoletta panata con una bella insalatona di rughetta e pomodorini tanto da ammollare il tutto. Il bello è che alla fine il conto non riesce a stare al di sotto dei 30 euro e così si vanifica un'altra delle mission. Per non parlare dell'ingenuità che non fa optare per un'apertura anche a pranzo, quantomeno nei fine settimana, per quella che si propone come una trattoria in antitesi agli onnipresenti pub. Se resiste ci si torna tra un annetto e si verifica che strada ha preso. Aperto solo la sera.
Trattoria degli Equi - Via degli Equi, 39 tel. 06/4469014

Tiger Tandoori

Cucina indiana: si è già detto, la amo molto e sono ormai due decenni che vorrei tornare in India. A Roma ci sono vari posti interessanti ed il Krishna 13 di cui ho già parlato è uno di questi. Però si tratta sempre di locali di stile esotico, così come si vorrebbe fosse un viaggio tipico. Il Tiger Tandoori invece è un'altra cosa, un ibrido tutto Pigneto style: i cuochi sono indiani, ma la gestione è curata dai quei geniacci del revival e del vintage del Micca Club e del Necci e infatti anche qui l'India proposta non quella dei film di Sandokan, ma quella della Bollywood anni '50. Arredi e divanetti da fast food stile Happy Days con locandine di vecchi film indiani e di glorie del cinema bollywood si coniugano con serate con dj stile swing e rock'nbilly e la cucina indiana. Sì ma come si mangia? Molto, molto bene. Piatti tradizionali ed anche qualche idea nuova come tanti tipi diversi di dosa, specie di involtoni di piadina leggera ripieni di ogni ben di dio. Complessivamente sapori netti e freschi, forse un po' troppo calmierati nell'uso delle spezie e del piccante. Ottime le preparazioni nel forno tandoori ed i fritti sicuramente più leggeri della media. Possibilità anche di take away con costi inferiori ed ottime birre artigianali. Alla fine il conto è più in linea con l'anima radica chic del Pigneto che con quella proletaria, ma con una trentina di euro si sta bene. Aperto solo la sera.
Tiger Tandoori - Via del Pigneto, 193 tel. 06/97610172   www.tigertandoori.com


Taberna Persiana

Strana cosa: Roma non è New York ed infatti mancano all'appello numerose etnie immigrate ed ancor più ristorazioni ad esse collegate. Eppure pur non essendo la comunità iraniana tra le più numerose della città il locale che descrivo non è né il primo né l'unico in città. In passato c'era un ristorante in zona Stazione Termini e adesso oltre a questo esiste un certo Arian in zona Prati. Si tratta sempre di locali piuttosto spartani, gestiti e frequentati da autentici iraniani che sembrano vivere il posto come un luogo di vero e proprio incontro comunitario. Questa Taberna è un localino piccolo e veramente casalingo, ma la cucina è buona ed economica e l'atmosfera che vi si respira è autentica e fa pensare ad una comunità che da decenni emigra più per motivi politici che di ricerca del benessere economico e vive con grande nostalgia la lontananza da casa. I piatti sono tutti di carne accompagnata da riso e conditi con il tradizionale mix di sapori agrodolci della cucina persiana: grande uso del succo di melograno, di limoni essiccati, di pomodori caramellati. Mangiare persiano ed ascoltare la dolcissima lingua farsi sono il modo migliore per capire una volta per tutte che non si tratta di un popolo arabo, ma probabilmente di uno dei fondamenti della nostra cultura e civiltà europea (gli "ariani"...altro che nazisti!). Con 20 euro si può fare un pasto esotico ed abbondante. Aperto a pranzo e cena.
Taberna Persiana - Via Ostiense, 36/h tel. 06/81109052  


Aprilia - Per Bacco

Perché andare ad Aprilia a mangiare pesce creativo? Perché no. Però posto strano e non del tutto soddisfacente questo Per Bacco. La cittadina è piacevole solo se si ama l'architettura razionalista fascista e comunque visto che il ristorante è aperto solo la sera c'è ben poco da vedere; il locale è un'unica piccola saletta e la cucina più che a vista è a contatto diretto. Il pesce è acquistato giornalmente all'asta di Anzio e il ristorante può anche essere chiuso se l'offerta non è adeguata e comunque chiude praticamente tutta l'estate. Insomma queste sono tutte buone notizie...però. Il però dipende da due fattori: lo chef e patron - in sala la moglie - è gentile e cortese e spiega con dovizia la sua linea di pensiero legata all'assoluta freschezza e vicinanza dei pesci, però pecca di arroganza quando rifiuta di mettere per iscritto, seppur in modo temporaneo e spartano, le proposte della giornata con relativi prezzi. Ora, a parte che questa cosa è illegale e non si fa più neanche da "Maria la zozzona" sotto casa, ma poi perché? Non certo per "fregare" il cliente visto che il conto finale per una serata a tutto pesce e di grande qualità e creatività non supera i 60 euro e quindi si merita un plauso per il rapporto qualità-prezzo. Credo che alla base ci sia un po' di spocchia, della serie "decido tutto io" e questo emerge anche nel secondo problema, una mano un pò troppo pesante in alcuni  accostamenti dove alla fine chi rischia di scomparire è proprio il pesce. Peccato perché la mano c'è ed alcuni accostamenti sono notevoli - gelatina di polpo con gambero crudo - e la qualità della materia prima è indubbia.
Aprilia (LT) - Per Bacco - Via Guglielmo Marconi, 8 tel. 06/9275105

martedì 2 aprile 2013

Pescheria Osteria Sor Duilio

Lo ammetto, ero un po' prevenuta: questa storia delle osterie dentro alle pescherie secondo la moda milanese  mi da tanto l'idea che giocando sulla faccenda della freschezza ti rifilino piatti con avanzi del pesce invenduto a prezzi esagerati.
Questo Sor Duilio che a Roma è un antesignano del genere e mantiene le promesse: si mangia nei piccoli locali della pescheria stessa e la materia prima è effettivamente ottima. I piatti sono pochi e quelli cotti meno interessanti dei crudi (comunque niente pasta), però alla fine si può fare una bella mangiata di pesce dal sapore vivissimo e dalle preparazioni semplici e convincenti per un prezzo non eccessivo: con 40 euro si sta abbastanza bene. Ottima la zuppa di pesce - spinato - e fantastici i carpacci. Per i crudi vale l'opzione "lascia fare al pescivendolo" dando un prezzo di massima: in questo caso si può rischiare qualche sorpresa nel conto finale, ma ne può valere la pena. A chi piace ottime ostriche e ovviamente tanto pesce a peso da cucinare come si vuole. Aperto a pranzo e cena, ma non tutti i giorni.
Pescheria Osteria Sor Duilio - Via Cave di Pietralata, 44/46 tel. 06/41787439   www.pescheriasorduilio.com
 

venerdì 15 marzo 2013

Pasticceria De Bellis

In questo caso sono stata un fulmine: la pasticceria dei fratelli De Bellis ha aperto giovedì 14/3/2013 ed io oggi 15/3/2013 l'ho già provata. Cosa ho vinto? Sicuramente l'omaggio di un ottimo biscotto al cioccolato e sale e l'assaggio di uno degli ottimi dolci monoporzione, quello alle nocciole. Il locale in zona Corso Vittorio - Campo dè Fiori è piccolino e non so come farà a contenere le tante proposte sia sotto forma di torta che di mono porzione che la coppia di fratelli vorrà sfornare. Però la qualità è alta. Siamo nei paraggi della scuola francese, quella che a Roma è ben rappresentata dall'immarcescibile Cristalli di Zucchero che ha fatto scuola (nel vero senso della parola visto che uno dei fratelli ci ha lavorato), però qui forse la mano è più leggera ed i sapori più netti. Insomma meno infingimenti e più sostanza. Si torna. Provate la torta con crema leggera alle mandorle e albicocche al rhum.
Pasticceria De Bellis - Piazza del Paradiso, 56/58 tel. 06/68805772   www.pasticceriadebellis.com

Splendor Parthenopes

Sto arrancando appresso alle aperture romane ed appena ho una mezza giornata cerco di portare rimedio a questo sfasamento temporale, ma so che perderò. Bene, mentre soccombevo oggi mi sono andata a dare un'occhiata a questo grande locale che ha aperto sulle ceneri del famoso (a Roma lo era per i tristissimi cornetti a tutte le ore, l'apertura all day long ante litteram e l'imperversante pubblicità prima dei film al cinema) I Professionisti. Siamo alle solite: apertura dalle 7.00 a dopo teatro, bar e cucina attivi praticamente sempre, specchi e boiserie in legno che, abbinati al ferro battutto, ci hanno ormai trasformati in una colonia francese o newyorkese, menù stile gazzettino...sul serio i menù così mi stanno facendo perdere il senno, sono ovunque! Detto ciò qui siamo, come fa sopettare il nome, in versione cucina partenopea, quindi varie specialità tra primi e secondi, pizza, dolci tipici. Che dire? La pizza margherita era buona e direi quasi filologica; meno la millefoglie di melanzane fritte e mozzarella del tutto sbilanciata nei sapori. Mi dicono che il caffè è perfetto come a Napoli ed i dolci sembrano attraenti. Un posto indubbiamente bello dove secondo me si può tornare anche a mangiare e non solo a guardare e farsi guardare, con prezzi onesti e, vivaddio, personale rapido e cortese.
Splendor Parhenopes - Via Vittoria Colonna, 32/c tel. 06/6833710   www.splendor parthenopes.com


Settimana della Birra Artigianale

Sempre una gran bella occasione! Sintonizzatevi su questa iniziativa via sito o FB così sarete pronti per l'anno prossimo: le iniziative in ogni regione d'Italia sono moltissime, sia nell'ambito di sconti nei negozi sia come eventi di bevuta e gastronomia. Per noi quest'anno è stata l'occasione per vedere e rivedere un pò tutti i produttori di artigianali d'Italia e bere qualche novità nella mega spillatura che per due giorno ha occupato un intero piano di Eataly, e per partecipare ad una inusuale cena di pesce e birre organizzata da Beerbaccione, cioè l'ex chef ora negoziante di birre dell'omonimo negozio di Albano Laziale. La cena è stata straordinaria per qualità dei piatti e degli abbinamenti, ma ancor di più per l'atmosfera che si è creata. Si è svolta nei locali di una scuola di cucina per americani che si trova a Trastevere, in un ambiente stile vecchia Roma elegante e sobrio, con una grande tavola conviviale in legno. Causa anche alcune defezioni dell'ultimo minuto alla fine eravano una decina di persone tutte molto competenti ed appassionate, così si è potuto veramente scambiare idee tra cibo e birra. Grande generosità di chi ha organizzato la serata - con tanto di degustatore di birre di Slow Food - che ha portato in una piovosa serata romana il calore di ottime birre e di tanta sapienza gastronomica.

venerdì 1 marzo 2013

Rimessa Roscioli

Anthony Bourdain c'era già stato, noi no...ma dopo un anno di accattivanti mail della loro ML abbiamo deciso di sperimentare questa iniziativa. Avete presente la salumeria con cucina Roscioli di Via dei Giubbonari e il fornaio Roscioli di Via dei Chiavari? Bene: unite gli eccelsi prodotti da bere e mangiare che questa famiglia ed il suo staff maneggiano da anni ad un'incredibile competenza divulgativa e generosità ed avrete degli incontri per piccoli, fortunati gruppi in una specie di garage attrezzato a saletta per degustazioni proprio alle spalle del ristorante, in una deliziosa piazzetta del centro storico ben invasa da macchine parcheggiate. Il padrone di casa è un uomo Roscioli, tale Alessandro Pepe, sommelier e grande conoscitore di vini con particolare predilezione per quelli francesi, ma soprattutto straordinario affabulatore che sembra ospitare le persone non per denaro o in un locale, ma proprio a casa sua. E così quella che nasce come una degustazione guidata di vini e cibi sempre pregiatissimi, finisce per diventare una maratona di anche 5 ore con il tipo che parlando parlando di cose interessantissime continua ad affettare pane e pizza - ovviamente di Roscioli, e ho detto tutto -  come se non ci fosse un domani e stappa una bottiglia dopo l'altra di francesi e italiani anche oltre quanto pattuito nel programma. La nosra serata verteva sui prodotti ittici e conserve salate della ditta Vulcano (di Vulcano) abbinati a vini rossi: tonno indescrivibile e simpatico proprietario e signora che spignattavano ed impiattavano, il tutto condito da un numero imprecisato di bottiglie di rossi di livello sia siciliani che bordolesi. Che dire? Una serata inaspettata e straordinaria: dopo un pò mi sarei messa in pigiama e tolta le scarpe tanto mi sentivo a casa. Peccato che lo spazio sia veramente piccolo. Il tutto per 35 euro a testa che forse non è neanche il costo del pane che ci siamo spazzolati. La cosa più piacevole è che pur essendo ospiti paganti di una ditta molto rinomata a Roma ed in tutto il mondo non si ha neanche per un minuto la sensazione di essere clienti paganti, ma privilegiati ospiti di una serata fortunata dove il padrone di casa decide sul più bello di condividere con te le sue bottiglie più pregiate ed il suo sapere. Probabilmente non è così, ma la regia è ottima.
A queste degustazioni più "democratiche" si uniscono altre più d'elite per pochissime persone e con vini di altissimo pregio - a costi conseguenti - e serate particolari in altre location (una cripta a S. Alessio sull'Aventino ed una cappella a Via di Pietra) dove fiumi di vino e cibi golosi sono abbinati a concerti di musica classica e non. Da provare assolutamente.
Possibilità anche di serate riservate per gruppi precostituiti e grande esperienza nell'organizzare degustazioni per english spoken (credo sia un'esperienza contemplata nel pacchetto di parecchi hotel romani di un certo livello).
Per saperne di più:
Rimessa Roscioli - Via S.Salvatore in Campo, 54   www.salumeriaroscioli.com   winetasting@salumeriaroscioli.com tel. 333/7780024