Scrivo più per raccontare
l’avventura che per dovere di cronaca perché al momento non so che cosa ci sia
a questo indirizzo. Nel senso che un paio di mesi fa quando sono andata a
mangiarci con un coupon ho trovato un sottoscala minuscolo appena rinfrescato,
ma del tutto vuoto. Pare che prima ci fosse un altro ristorante peruviano ed
ora vi vogliano aprire una vera e propria cevicheria che, però quella sera ha
aperto solo per noi. Quindi io ed un’amica abbiamo mangiato appollaiate su
sgabelli davanti al piccolo bancone di una mini cucina casalinga - senza fuochi
– dove un giovane peruviano, probabilmente colto alla sprovvista dalla mia
prenotazione all’ultimo giorno di validità del coupon, ha cucinato per noi in
modo espresso e filologico quello che effettivamente era un ottimo ceviche. Che
per chi non lo sapesse è uno dei piatti nazionali del Perù, ma è presente anche
in altri paesi sudamericani e in Messico: pesce crudo di vario tipo
(soprattutto bianco) marinato con tanto lime, coriandolo, peperoncino e cipolla
cruda, accompagnato da qualche fetta di patata dolce. Indubbiamente un piatto
per palati forti, fresco ed aromatico, che a e piace molto e che mi fa sempre
un po’ paura per la possibilità di trovare la terribile Anisakis se il pesce
non è stato abbattuto per diverse ore ad almeno -20°…cosa che sicuramente
quella sera non è stata fatta.
La Cevicheria - Via L'Aquila, 31
domenica 9 febbraio 2014
Pizzeria da Remo
Parlo della storica pizzeria di
Testaccio, sempre affollata, regno incontrastato della fila, del foglio di
carta come tovaglia, del foglietto dove scriversi da sé la comanda e ovviamente
della pizza bassa e croccante della tradizione romana. E quest’ultima può
valere la pena perché è del tutto filologica e soddisfacente. Rinunciate invece
con tranquillità ai fritti - tranne il supplì che è soddisfacente - che ungono ed escono direttamente dal congelatore e
ai dolci industriali. Il conto è giustamente economico.
Pizzeria Da Remo - Piazza S. Maria Liberatrice, 44 tel. 06/5746270
La Dogana
La premessa è d’obbligo: se
volete mangiare dell’autentico cibo cinese di qualità a Roma dovete andare da
Green T. Punto e a capo. Ovviamente spendendo almeno 50 euro a testa, come è
giusto che sia quando si parla di alta qualità a prescindere che il cibo sia
nazionale o etnico. Detto ciò è ovvio che con 13 euro a pranzo e 19 a cena non
si può pensare di mangiare all you can eat di chissà quale livello. Se si parte
da questo presupposto logico – non del tutto chiaro ad alcuni avventori della
prima ora di Tripadvisor – allora La Dogana può rappresentare un posto dove
andare assolutamente. Innanzitutto la location è del tutto nuova per un
ristorante asiatico: spazio industriale rimodernato dai soliti architetti di
interni che in città imperversano (questi sono quelli di Baccano e de La
Zanzara luoghi modaioli e trendy) con uno stile arioso e pulito, design, ma
senza strafare. Ma soprattutto spazio enorme che d’estate si arricchirà di vari
dehor invidiabili. All’interno uno stuolo di giovanissimi camerieri multietnici
rincorrono gli avventori per aiutarli a gestire un buffet che ha del
pantagruelico, al limite dell’insulto alla povertà (spero riciclino molto,
anche a scapito della qualità dei piatti o regalino a qualche mensa).
In versione all you can eat si
va dal sushi – il piatto più mediocre, con uso e abuso di maionese – ai ravioli
al vapore ripieni di ogni ben di dio espressi e ottimi, al pesce e carne alla
piastra in versione mongola o mediterranea, fino a vassoi infiniti di ogni più
tipico piatto della cucina cinese e italiana. Così il banco dei fritti
vegetali, delle melanzane alla parmigiana e del parmigiano si affianca a quello
degli involtini primavera, di riso alla cantonese e spaghettini fino a carne e
pesce stile cucina cinese anni ’80. Tutto nella media con qualche virata di
tensione verso l’alto nella zuppa espressa con verdure e pesce da creare da sé
che viene portata nel fornelletto sul tavolo. A tutto ciò si aggiungono
camerieri che girano tra i tavoli con gli spiedoni del churrasco – non ce l’ho
fatta a provarlo – e i fuochi dove altri cuochi cinesi cucinano su ordinazione
primi piatti espressi della cucina italiana (ieri sera carbonara, risotto alla
crema di scampi e fettuccine ai funghi!). Onestamente non ho visto nessuno
cimentarsi con questa roba e non so che senso abbia l’opzione trattoria. Aggiungete insalatiere di pizzette
rosse e chips ed il buffet dei dolci e della frutta in perfetto stile menù da
crociera (tiramisù, panna cotta, fragole a Febbraio…) e avrete un panorama di
questa follia. Che alla fine mi è piaciuta. Se non si strafà la cucina cinese
proposta non è male e in particolare i ravioli al vapore e le zuppe valgono il
viaggio. Ovviamente a quattro giorni dall’apertura era pieno di gente: chissà
come se la cava nel tempo e se varieranno qualcosa. Sicuramente per una cena in
comitiva e per le famiglie (ci sono anche i seggioloni!) è un posto
interessante. Meno per chi sta a dieta.
La Dogana - Via del Porto Fluviale, 67/b tel. 06/5740260 www.ladoganafood.com
martedì 4 febbraio 2014
Brad
Un ristorante che apre sulle ceneri di numerosi altri tentativi simili e a pochi passi dal Senato non suona un gran biglietto da visita. Però un pranzetto qui se si sta in giro per il centro ci può anche stare: locale elegantino e menù un po' vorrei, ma non posso. Tutto sommato, però, i piatti proposti non esagerano in creatività anni '80 e risultano abbastanza semplici nel gusto e ben cucinati anche se a volte il risultato finale non corrisponde esattamente all'altisonanza del nome in carta. Prezzo finale non oltre i 40 euro, comprensivo di passerella di personaggi da archeologia della prima, seconda e terza Repubblica: è come stare alla bouvette di Palazzo Madama! Aperto a pranzo e cena.
Brad - Corso del Rinascimento, 68 tel. 06/68802235 www.bradrestaurant.it
Stazione di Posta
Come si dice a Roma "appizzate le orecchie" perché questo è un indirizzo veramente interessante. Dello chef, il giovane e talentuoso Marco Martini, si dice un gran bene e infatti ha vinto parecchi contest come miglior cuoco d'Italia, però dopo una folgorante preview di quasi due anni fa a cura di quell'istrione che è Alessandro Pipero di Pipero al Rex, mentore e socio di Martini in questo progetto, a base di carbonara come non ci fosse un domani, di questo locale non si parla più tanto. E non capisco il perché.
Innanzitutto la location: sorprendente recupero di un ristorante bio in quella Città dell'Altra Economia da tempo diventata una cattedrale nel deserto a causa di una pessima gestione che ha vanificato uno dei recuperi industriali più interessanti che la città poteva offrire. Quindi una grande sala con vetrata sul piazzale dell'ex Mattatoio che d'estate può diventare dehor d'eccezione, arredata in modo moderno, ma non freddo. Il calore è quello dato da luci ottimali e dalla cura dei particolari che pur sobri mostrano attenzioni ed eleganza da stellato. Ed è lo stesso calore che ci mette un servizio giovane e gentile che ti accompagna da quando prenoti a quando esci e che permette di rendere ancora più versatile un posto inusuale che si propone dal pranzo fino al cocktail bar a tarda notte.
Ma veniamo alla cucina. Molto interessante. Ci si stupisce subito per l'enorme quantità di amuse bouche e coccole varie che piovono sul tavolo, tutte giocose e divertentissime al limite del surreale, alternate ai piatti del menù che pur navigando nel territorio della creatività non si staccano mai troppo dalla sostanza e dalla concretezza della buona cucina. E così un meraviglioso cocktail a base di rabarbaro accompagna la cozza tutta da mangiare - guscio "finto" compreso -, la pallina di plastica trasparente con fegatini al pesto e l'uovo alla carbonara nel suo guscio (ah il possessivo!), fino ad arrivare al pre-dessert offerto pur non avendo noi preso il dolce e che da solo vale il pasto (bonsai con appese a mini mollette lillipuziani dolcetti, mashmellows su stecco in versione brulè e molto altro). Ma non si ride e basta perché la ajo e ojo di mare ed i tortelli di verza, cavolfiori e alici sono piatti di assoluto gusto, freschezza e sostanza e così il piccione con scorzanera e caffè dal gusto pulito. Valida la carta dei vini ed anche qualche birra e credo molto valido il barman per i miscelati alcolici di cui, però, non sono un'esperta. Si esce accompagnati da sapori che rimangono e da una bustina di ciambelline al vino appena fatte corredate da un filtro di the delicatissimo per la prima colazione del giorno dopo. Da menzione che un posto così abbini ad un menù serale che propone anche due menù degustazione da 45 e da 70 euro, ad una carta da almeno 45 euro a persona, una formula pranzo con tre piatti a 25 euro e addirittura il family lunch del fine settimana allo stesso prezzo dei giorni feriali e con l'animazione per i bambini. Di questo ragazzo bravo e generoso spero si sentirà ancora parlare.
Stazione di Posta - Largo Dino Frisullo (Mattatoio - Testaccio) tel. 06/5743548 www.stazionediposta.eu
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