martedì 7 aprile 2015

Pasticceria Le Levain

E proseguendo sul trend boulangerie alla francese ecco che me ne hanno aperta da poco una sotto casa (a pochi passi da Piazza S. Cosimato, zona Trastevere). Probabilmente una delle migliori! Laboratorio a vista, legno chiaro, qualche sgabello e un bancone di pasticceria realmente di alta qualità e tradizione francese: buonissimi croissant burrosi, ma leggeri, deliziosi pain au chocolat e tantissime altre dolcezze. Per chi li ama anche macaron molto delicati, croissant salati e numerose proposte di torte e monoporzioni che non hanno nulla da invidiare al famoso De Bellis. Qui il pasticciere si chiama Giuseppe Solfrizzi, ha studiato con Alain Ducasse e merita sicuramente di essere osservato. Ovviamente anche tanto pane sano e gustoso in numerose varianti, bombe alla crema e all'ora di pranzo anche zuppe e panini gourmand. Vini e oli naturali anche per la vendita. Personalmente un applauso allo sneken, specie di croissant di austriaca tradizione ripieno di pasta di mandorle e uvetta: da urlo!
Pasticceria Le Levain - Via L. Santini, 22


MP Blulangerie

E' periodo di panetterie-boulangerie: Roma come il Marais di Parigi. Vabbè, segno dei tempi. Ma se chi sta al forno è bravo ne può anche valere la pena. Il caso di MP merita sicuramente un ritorno perché mi ha lasciata un po' interdetta. Ho provato il posto in occasione del brunch domenicale che sconta un eccesso di eclettismo: va bene lo shabby chic, il vintage, il gusto retrò e la moda del veg, però a volte si esagera. La sala è un tripudio di mobili rimediati e così ci si siede su sedie minuscole davanti ai banchi di scuola di quando ero piccola. L'all you can eat è formato da pietanze vegane abbastanza altalenanti nei sapori e soprattutto per lo più fredde e drammaticamente servite in piatti di plastica. Idem per le posate e neanche una tovaglietta di carta. Per fortuna l'all prevede anche tutta la normale produzione del forno e quindi pizze e pani di svariate tipologie e di indubbia qualità. Idem per i dolci da credenza e i biscotti celestiali. Per 15 euro in pieno centro storico si può anche fare soprattutto alla luce dei prezzi non bassissimi dei prodotti, ma andrebbe migliorato un po' lo stile.
MP Boulangerie - Via di Panico, 6  tel. 06/93577230

sabato 4 aprile 2015

Meze bistrot


La cuoca è ebrea di origine tripolina e in cucina lavora con un aiuto cingalese. Il risultato è una tipica cucina ebraico-mediorientale con qualche influsso al curry. E quindi ottimo cuscus soprattutto di pesce, falafel e humus, pollo ripieno e qualche piatto particolare di contaminazione. Il risultato complessivo è ben riuscito e per averne una panoramica si può optare per il brunch domenicale che per 20 euro mette a disposizione un buffet all you can eat esaustivo.
Meze bistrot - Via di Monteverde, 9/b  tel. 06/58204749   www.mezebistrot.it

Taverna Portuense


La tradizione romana in chiave gourmand. Ma non per la tipologia dei piatti che rimangono del tutto fedeli alla tradizione, abbondanti e tipici – ottimi tutti i primi – quanto per un tono vagamente alleggerito nelle preparazioni e per la grande attenzione alle materie prime. Posto da pranzo domenicale in famiglia, ma anche ricco di attività e serate a tema. Notevoli vini. Da notare la location assolutamente nel nulla, ma molto ben conosciuta a tante famiglie della zona e anche a conoscitori della buona cucina. Aperto a pranzo e cena.
Taverna Portuense - Via Portuense, 765  tel. 333/2922530  www.tavernaportuense.it

La locanda del macellaio


In tema di cibo che si assaggia durante le vacanze estive per me ci sono alcuni ricordi indelebili. I piatti della cucina pugliese sono tra questi e ormai non c’è più nessuno in Italia che non abbia sperimentato una vacanza in Salento. Una recente capatina Lecce mi ha riconnessa con la ricchezza gastronomica di questa terra e con l’incredibile economicità dei ristoranti locali. Ciceri e tria, orecchiette con le cime, carne di cavallo al sugo, pittule fritte….Che meraviglia! E' stato un privilegio mangiare in questo locale a Lecce che propone l’antica tradizione della carne al fornello della Valle d’Itria e una bella sorpresa scoprire che ha una succursale anche a Roma. E lo stile è identico: posto spartano con grande bancone della carne dove scegliere a peso tra straordinarie bontà: innumerevoli tipologie di bombette, cioè involtini di capocollo ripiene di formaggio e quanto altro, salsicce variamente ripiene, straccetti di carne impanati, tagli di bistecca pregiati. Il tutto viene poi cucinato al fornello, cioè sulla griglia e portato in tavola insieme ad olive leccine, cruditè di verdure, patate intere cotte al forno e condite. Da morire sotterrati dalle proteine! Per quanto ci si sforzi la quantità di carne ordinata sarà sempre troppa e in finale arrivano anche biscotti e liquori. In mescita ottimi vini pugliesi della casa e qualche bottiglia sempre della zona. Il cibo è buonissimo e fa dimenticare la sala fin troppo fredda e i dintorni sulla Tuscolana non particolarmente accattivanti. Il conto finale non si discosta dalla casa madre in Puglia e quindi a Roma suona quasi ridicolo. Aperto a cena.
La locanda del macellaio - Via Virginia, 41  tel. 388/8246733   www.lalocandadelmacellaio.com
 

 

Garsun


Un’esperienza! Uno di quei posti sui cui la guida alle Osterie d’Italia di Slow Food non mente. All'entrata di San Vigilio di Marebbe in una semplice casetta vi sorprenderete per la cucina ladina di straordinario calore ed autenticità della signora Maria Luisa che fa tutto da sola insieme alla figlia. Il menù è rigorosamente fisso e comprende varie portate tra cui spiccano alcune specialità ladine come i ravioli fritti ripieni di spinaci (tultres), la leggerissima zuppa d’orzo (panicia) e i ravioli di magro con spinaci (canci) da condire con semi di papavero o burro fuso. Tutto ottimo, fresco, abbondante e genuino. E poi non ci si può non commuovere per il morbidissimo stinco di maiale con funghi e patate e per i dolci casalinghi. Varrebbe la pena venire qui anche solo per assaggiare la panna appena montata che accompagna lo strudel di mele. Il prezzo finale fa sorridere – 25 euro – quasi quanto essere salutati dalla signora Maria che appena finito di cucinare si scusa e va via perché ha l’appuntamento con la parrucchiera. Aperto a pranzo e cena.
Garsun - Località Mantena - Welschmontal, 9  Marebbe - Enneberg  tel. 0474/501282
 

Waraku


Che rivelazione! Esiste da tempo ed io non lo conoscevo: a questo serve leggere i vari blog di recensioni, per scoprire, posti così. Nell’ornai infinita schiera di ristoranti giapponesi, tutti accomunati dall’inscindibile binomio Giappone-sushi, sia che siano di stretta osservanza nipponica che nel caso dell’imbastardimento cinese, ecco apparire un locale che si occupa unicamente della vera cucina popolare giapponese. Per capirci quella a base di zuppe di ramen, udon e soba, takoyaki,  okonomyaki e gyoza. Niente altro. Ma che cucina! A Milano, dove è partita l’onda sushi, il pesce crudo è già stato riconvertito in mega zupponi di spaghetti da almeno un anno e quindi prima o poi la moda arriverà anche qui nella provincia dell’impero, ma come sempre strada facendo i piatti perderanno autenticità. Quindi non perdete l’occasione di gustare piatti veraci cucinati espressi da una coppia lui italiano e lei giapponese che hanno deciso di mettere su famiglia a Roma e hanno aperto un improbabile ristorante - associazione culturale nel retro di una minuscola palestra dove lui insegna karate ad adulti e bambini. Per vedere questo luogo assai spartano arredato con tavoli e sedie di plastica e con una cucina di casa si deve arrivare sulla Via Prenestina all’altezza dell’ex Snia, in una strada che ospita anche un delizioso e autentico ristorante ecuadoriano e colombiano recensito tempo fa. Intorno la periferia ormai trendy della capitale e dentro un’atmosfera genuina che invita a tornare anche solo per fare due chiacchiere con questa coppia deliziosa. Alcuni elementi delle preparazioni risentono della mancanza delle materie prime originali – la fetta di carne di maiale delle zuppe giapponesi dovrebbe essere più “ignorante” - , ma il risultato finale è gustosissimo. Da provare assolutamente gli udon piccanti, il miso ramen e il ramen con burro e arachidi, il curry giapponese e gli introvabili takoyaki e okonomyaki, piatti che da soli fanno capire che la cucina giapponese non è solo leggerezza ed eleganza. Da tornare e tornare. Aperto a pranzo e cena. Organizza anche corsi di cucina giapponese. La sera imprescindibile la prenotazione.
Waraku - Via Guglielmo Albimonte, 12  tel. 329/7248911

Gusto


Erano anni che non mangiavo da Gusto in Piazza Imperatore e avevo perso il conto delle sue declinazioni: ormai la piazza è quasi interamente colonizzata da questo marchio tra pizzeria, osteria, ristorante, locale di formaggi e salumi, shop….Quando aprì ormai diversi anni fa la formula era piuttosto innovativa con le sue pretese gastrofighette per tutte le tasche, l’ambiente “carino” e informale al tempo stesso, i tanti tavoli all’aperto e piatti “innovativi” che adesso fanno solo tenerezza (tagliate di carne sudamericana, contaminazioni con l’Oriente, pesce crudo, ecc.). La formula qui non è cambiata, mentre il resto della città è andato avanti, quindi il risultato finale non brilla né per originalità né per qualità o prezzo finale. Ma alla fine non delude del tutto e per mangiare all’aperto in una sera d’estate in zona Via del Corso ancora non c’è molto di meglio. Sempre aperto.
Gusto - Piazza Augusto Imperatore, 9  t. 06/3226273   www.gusto.it
 

Pizzeria Emma


Un mistero insoluto è come mai tutte le migliori pizzerie di Roma – definizione che equivale a parlare di alcune delle migliori pizzerie d’Italia – siano decentrate. In realtà la soluzione è presto detta e a che vedere con il folle equivoco per cui si ritiene che in centro girino solo stupidi turisti che ingurgitano qualunque schifezza e a cui si può spacciare ogni dozzinale impasto surgelato o piatto precotto come esempio di tipicità e genuinità. E invece si può e si deve rischiare sulla qualità anche nelle zone storiche della capitale e così adesso chi si trova a passare in zona Via dei Giubbonari-Campo de’ Fiori sappia che la pizzeria Emma esiste e sforna in un bell’ambiente interno e in un piacevole dehor, deliziose pizze basse, ma non troppo, realizzate con ingredienti di ottima qualità. Nessuno svolazzo di fantasia, ricette assai tradizionali, ma un impasto che si fa ricordare per leggerezza – onestamente se ne mangerebbero anche due -  e uno straordinario olio aggiunto a crudo su ogni pizza. Anche qualche fritto di qualità e alcuni piatti romani e non interessanti e con validi ingredienti. Va da sé che i prezzi sono un po' più alti di una qualunque pizzeria, ma ne vale la pena.
Pizzeria Emma - Via Monte della Farina, 28  t. 06/64760475   www.pizzeriaemma.com

Stavio


Invece Stavio ha un po’ più senso, se non altro perché qui di birre ci capiscono sul serio visto che il locale origina dall’omonimo birrificio in quel di Viterbo. In mescita tutta la produzione indigena e anche spine di altri ottimi birrifici artigianali italiani. Nel menù piatti sfiziosi ben abbinabili alle birre, il tutto in una location rustica e ampia. E di nuovo ampio spazio esterno per chi proprio non sa rinunciare al rito del bicchiere in mano all’aperto, per una volta senza disturbare i vicini di balcone. Sempre aperto.
Stavio - Via Antonio Pacinotti, 83  t. 06/94363146   www.stavio.it
 

 

Bibere Bistrot


Nello spazio post industriale del Ponte di Ferro, al di sotto di nuovi palazzi ricavati da una fabbrica, è emerso un ampio spazio che in breve è stato colonizzato da ristoranti e beverifici trendy. Uno è Bibere e l’altro è Stavio. Data la moda del momento il comune denominatore è la birra artigianale. Ma le somiglianze finiscono qui e negli ampi spazi sia interni che esterni. Perché Bibere è un luogo un po’ incomprensibile: cibo simil gourmand, ma niente di che e spine buone, ma non di particolare interesse. Direi un luogo da neofiti della birra artigianale e della cucina da bistrot fighetto. Però l’ampio spazio aperto nel piazzale che lo accomuna agli altri locali presenti permette invidiabili serate all’aperto e piacevoli brunch domenicali. Aperto sempre.
Bibere bistrot - Via Antonio Pacinotti, 83  t. 06/5562738

 

Zi' Titta - Capranica


Non è facile trovare un posto valido per mangiare in zona Oriolo Romano, o almeno sulle guide non si parla molto di questa zona. Così con il passaparola abbiamo trovato questa trattoria gestita da donne che ha sicuramente vissuto fasti folkloristici come si può intuire dalla galleria di foto di starlette e artisti di ogni tipo non più sulla cresta dell’onda che hanno sostato qui. La location è sicuramente suggestiva in quanto si tratta di un'antica grotta arredata in maniera fin troppo rustica ed ammiccante al folklore tipico. Il cibo è onesto, ma non stupisce né per quantità né per qualità e piuttosto è il conto finale che un po’ sorprende in quanto più da ristorante che da trattoria.
Zi' Titta - Via Cassia, Km. 54,700 Capranica (VT)  t. 0761/669140
 

The Corner


Fabio Baldassarre lo conosciamo da molti anni: per me e Nino il suo l’Altro Mastai in Via dei Banchi Vecchi ha rappresentato il primo ristorante di alto livello dove abbiamo mangiato. Era un gran bel posto e fu un peccato che a Roma il giovane Baldassarre non abbia più trovato una buona opportunità. Per noi sono ricordi preziosi e così sapere che questo chef conosciuto quando stava iniziando a creare la sua idea di cucina quasi stellata – e in un’epoca pre Masterchef – aveva avuto poi avuto un gran successo a Milano è una cosa che ci ha fatto molto piacere e ci ha rimpeiti di orgoglio quasi fosse merito nostro. Ad essere sinceri alla fin fine non è che il Baldassarre a Milano sia entrato nel gotha degli chef di sostanza, ma piuttosto in quello dei cuochi trendy. Ma tant’è. Chiaramente quando abbiamo saputo che rientrava a Roma per rilevare il ristorante di un nuovo, delizioso boutique hotel su Viale Aventino ci siamo subito precipitati. Giusto per avere la dimostrazione che non si dovrebbe mai ripercorrere strade già battute o indulgere alla nostalgia del passato. Che non ritorna. Tutto ciò per dire che il ristorante è una enorme occasione mancata, che lo chef è tronfio, imbolsito e arrogante e si è totalmente adagiato su non si sa quali allori. Di fatto questi sono costituiti essenzialmente dalla location indubbiamente molto gradevole: sala interna stile serra d’inverno, incantevole terrazza esterna con zona cocktail sotto gazebo in vetro colorato. Per il resto un menù estremamente scontato con tutti i classici stereotipi del gourmandismo d’accatto e piatti preparati senza alcun guizzo o particolare cura. Tutto molto banale e privo di cuore e anche con qualche svarione nelle cotture. In compenso il conto finale vira allo stellato e questo a pochi passi dalla geniale modestia di  Stazione di Posta o di altri straordinari chef che operano a Roma fa veramente girare le scatole. Ma per avere un’idea del personaggio – che esce in sala e gigioneggia senza alcun interesse per la sua stessa cucina – vi racconto che dopo una cena estiva siamo tornati invitati da parenti per il brunch del primo dell’anno. Da brochure doveva essere un mega buffet alla modica cifra di 50,00 euro (la cena del 31 dicembre aveva un costo non distante da posti ben più blasonati). Mia madre ha prenotato il 31 stesso e le è stato confermato il brunch. Ma il 1° gennaio a pranzo di questo non c’era traccia: avevano deciso all’ultimo momento che c’erano troppi pochi prenotati e non gli conveniva (testuale giustificazione della cameriera!). Quindi solo pranzo alla carta per un conto finale molto superiore ai 50 euro ed una soddisfazione non dissimile da quella della cena estiva, cioè scarsa. A coronamento dell’esperienza lo chef è poi arrivato, ha scherzato sull’accaduto e non si è degnato di scusarsi neanche con un gesto simbolico tipo piccolo sconto o dolce. Che dire, neanche il caffè o la pasta del bambino! Peccato che ci siano ancora cuochi che si accontentano di guadagnare quattro soldi giocando sull’apparenza e che c’è chi si fa ancora turlupinare da questi personaggi buoni giusto per la televisione, quando per la medesima cifra o anche meno si possono avere esperienze gastronomiche meravigliose (vedi Bistrot 64). Mai più.
The Corner - Viale Aventino, 121  t. 06/45597370

Imago


Ogni tanto bisogna regalarsi una stella e da tempo volevo assaggiare in loco quella dello straordinario Francesco Apreda che ho avuto modo di incontrare in numerose manifestazioni gastronomiche. Il talentuoso chef napoletano non si risparmia ed è spesso presente con la sua brigata in kermesse dove si cucina anche per grandi numeri e dove spesso tiene piccole lezioni di cucina. In queste occasioni ogni volta lascia il segno più di molti altri colleghi per l’affabilità e per la capacità di coniugare la tradizione partenopea con l’amore per le spezie orientali, soprattutto indiane (coadiuva vari ristoranti in India). Soprattutto nelle varie edizioni di Taste of Rome ho avuto modo di sperimentare il suo talento: il dolce finto uovo allo zabaione, orzata e granita di caffè o la mozzarella in brodo di pomodoro sono piatti che rasentano la perfezione, pieni e leggeri al tempo stesso,  dai sapori forti e persistenti eppure puliti. In particolare Apreda è un genio dell’umami, gusto sapido che chi come me ama l’Oriente non può che adorare e salivare. In tutto questo non si capisce perché da anni il suo ristorante Imago all’ultimo piano del meraviglioso Hotel Hassler abbia una sola stella Michelin. Le guide non è sempre sono veritiere, ovviamente, ma dicono alcune cose e in questo caso la mancanza di almeno una seconda stella è veramente sospetta. Ma voi non ve ne preoccupate, anche perché tutto sommato questo significa che il costo di una cena risulta meno proibitivo che se le stelle fossero di più. La location è quella tipica di un ristorante di alto livello in un albergo di lusso, anche se l’insieme vira ad una certa freddezza. La sala non è molto grande e i toni del bianco, il marmo e la vetrata chiusa su Roma rendono l’insieme poco avvolgente. Anche il servizio seppur impeccabile non fa fare salti di entusiasmo. Insomma siamo lontani da La Pergola. Ma va bene così perché l’attenzione rimane ancorata ai piatti di Apreda che sono di sostanza e valore anche se creativi e leggerissimi. Il menù degustazione purtroppo è obbligatorio per l’intero tavolo, ma per 120 euro si può fare uno sforzo ed accettarne le conseguenze. Ovvio gran profluvio di amuse bouche e omaggi vari.  Lo chef è rigorosamente in cucina ed appare magicamente a fine cena, sorridente e cordiale come l’ho sempre visto. In sintonia con l’insieme allegro e sornione al tempo stesso, l’imperdibile gabbiano che tutte le sere si gode il pasto degli avventori da dietro la vetrata seguendo passo passo tutti i tavoli come il migliore degli antropologi. Aperto solo a cena.
Imago presso Hotel Hassler - Piazza Trinità dei Monti, 6  t. 06/699344726

Litro

Nell’ambito delle aperture trendy, per capirci quelle che riguardano posti aperti tutto il giorno con varie opzioni a disposizione e un ricco carnet di iniziative interessanti, questo è un posto in zona Monteverde, vicino Villa Sciarra, che convince. Sicuramente chi cerca i superalcolici e in particolare la tequila e il mezcal troverà qui un posto di elezione, ma anche chi ama  il cibo sfizioso da bistrot abbinato a buona musica jazz e degustazioni mirate può trovare un motivo per tornare in questo delizioso dehor sotto il livello stradale. Ottimi vini e alcolici vari e frequenti serate a tema. Aperto tutto il giorno.
Litro - Via Fratelli Bonnet, 5  t. 06/45447639
 
 


Terre d'Acqua


Questo posto è del tutto incomprensibile e qualcuno me lo dovrebbe proprio spiegare. Sulle ceneri dello storico Alberto Ciarla, gloriosa istituzione del mangiare bene nella tipicissima piazza trasteverina di San Cosimato, ha aperto da un paio di anni fa questa insegna che utilizza le belle sale di quel locale e un ampio e inimitabile dehor direttamente sulla piazza. Ma cosa vuole essere e perché? La sera pizza mediocre e un menù che vorrebbe coniugare cucina di territorio e ricette creative con risultati che vanno dal pessimo all’indecente. Il tutto condito da un servizio lento e maldestro e da prezzi neanche troppo bassi. Non parlo tanto per dire: causa amicizie mi è toccato mangiarci tre volte nell’arco di pochi mesi e il risultato è rimasto lo stesso. Pasta scotta, crudi di pesce appena tirati dal congelatore, pizza mediocre. Posto fuori luogo, oserei dire irritante, un vero spreco di location.
Terre d'Acqua - Piazza S. Cosimato, 42/a  t. 06/5818668