Fabio Baldassarre lo conosciamo da molti anni: per me e Nino
il suo l’Altro Mastai in Via dei Banchi Vecchi ha rappresentato il primo
ristorante di alto livello dove abbiamo mangiato. Era un gran bel posto e fu un
peccato che a Roma il giovane Baldassarre non abbia più trovato una buona
opportunità. Per noi sono ricordi preziosi e così sapere che questo chef
conosciuto quando stava iniziando a creare la sua idea di cucina quasi stellata
– e in un’epoca pre Masterchef – aveva avuto poi avuto un gran successo a Milano è
una cosa che ci ha fatto molto piacere e ci ha rimpeiti di orgoglio quasi fosse merito
nostro. Ad essere sinceri alla fin fine non è che il Baldassarre a Milano sia
entrato nel gotha degli chef di sostanza, ma piuttosto in quello dei cuochi
trendy. Ma tant’è. Chiaramente quando abbiamo saputo che rientrava a Roma per
rilevare il ristorante di un nuovo, delizioso boutique hotel su Viale Aventino
ci siamo subito precipitati. Giusto per avere la dimostrazione che non si
dovrebbe mai ripercorrere strade già battute o indulgere alla nostalgia del
passato. Che non ritorna. Tutto ciò per dire che il ristorante è una enorme
occasione mancata, che lo chef è tronfio, imbolsito e arrogante e si è
totalmente adagiato su non si sa quali allori. Di fatto questi sono costituiti
essenzialmente dalla location indubbiamente molto gradevole: sala interna stile
serra d’inverno, incantevole terrazza esterna con zona cocktail sotto gazebo in
vetro colorato. Per il resto un menù estremamente scontato con tutti i classici
stereotipi del gourmandismo d’accatto e piatti preparati senza alcun guizzo o
particolare cura. Tutto molto banale e privo di cuore e anche con qualche svarione nelle cotture. In compenso il conto
finale vira allo stellato e questo a pochi passi dalla geniale modestia di Stazione di Posta o di altri
straordinari chef che operano a Roma fa veramente girare le scatole.
Ma per avere un’idea del personaggio – che esce in sala e gigioneggia senza
alcun interesse per la sua stessa cucina – vi racconto che dopo una cena
estiva siamo tornati invitati da parenti per il brunch del primo dell’anno. Da
brochure doveva essere un mega buffet alla modica cifra di 50,00 euro (la cena
del 31 dicembre aveva un costo non distante da posti ben più blasonati). Mia
madre ha prenotato il 31 stesso e le è stato confermato il brunch. Ma il 1°
gennaio a pranzo di questo non c’era traccia: avevano deciso all’ultimo momento
che c’erano troppi pochi prenotati e non gli conveniva (testuale
giustificazione della cameriera!). Quindi solo pranzo alla carta per un conto
finale molto superiore ai 50 euro ed una soddisfazione non dissimile da quella
della cena estiva, cioè scarsa. A coronamento dell’esperienza lo chef è poi
arrivato, ha scherzato sull’accaduto e non si è degnato di scusarsi neanche con
un gesto simbolico tipo piccolo sconto o dolce. Che dire, neanche il caffè o la
pasta del bambino! Peccato che ci siano ancora cuochi che si accontentano di
guadagnare quattro soldi giocando sull’apparenza e che c’è chi si fa ancora
turlupinare da questi personaggi buoni giusto per la televisione, quando per la medesima cifra o anche meno si possono
avere esperienze gastronomiche meravigliose (vedi Bistrot 64). Mai più.
The Corner - Viale Aventino, 121 t. 06/45597370
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