domenica 1 luglio 2012

Eataly

Lo aspettavo da tutta la vita ed alla fine lui è arrivato....l'uomo del destino che ha smesso di vendere televisori e ferri da stiro (Unieuro) ed ha puntato tutte le sue fortune sul mangiare di qualità, ha esaudito i miei desideri: poter avere anche in Italia una cosa semplice e banale che in tutta Europa è di casa. Un grande spazio dove acquistare le eccellenze del bere e mangiare e dove tali prodotti si possono anche degustare in loco in appositi corner veloci ed a prezzi adeguati. All'estero in genere tutto ciò avviene in meravigliosi mercati all'aperto o nei sotterranei dedicati al food dei grandi department store come il Ka De We di Berlino, Harrod's di Londra o Lafayette a Parigi. Quando gli italiani viaggiano la prima cosa che fanno è andare a visitare e mangiare in questi posti. Poi, a casa, gli sembra assurdo che si possa addentare qualcosa nel proprio mercato rionale o in un reparto di Oviesse...chissà perchè. E il bello è che siamo il paese con il maggior numero di eccellenze gastronomiche e vinicole! Ma evidentemente non ci piace la comodità di avere tutto sottomano. Però Farinetti ha rimediato a questa mancanza e da tempo si è inventato gli Eataly in giro per il mondo, cominciando da Torino: in genere bellissimi luoghi sottratti al degrado, recuperati per dare visibilità, commercio, palato ai prodotti migliori e alle ricette più antiche del Belpaese. En passant il tutto dando lavoro anche ad un bel pò di gente e creando una nuova educazione alimentare. Chapeau.
Ma in pochi pensavano che avrebbe mai osato sfidare il tabù di Roma: passi il nord Italia, apra anche a Tokyo, ma si sa che la capitale è una piazza difficile, pigra, trafficata, con pessimi servizi e tanta burocrazia. E invece lui lo ha fatto, ha sfidato i tanti pessimisti e ha scelto di ridare vita ad uno dei più eclatanti esempi di fallimento all'italiana, di spreco di denaro pubblico e di insulto alla bellezza, l'Air Terminal dell'Ostiense nato per i Mondiali del 1990, struttura avveniristica e con un certo fascino al centro di Roma, a pochi passi da una metropolitana e da una stazione ferroviaria, lasciata morire quasi subito nel degrado più incredibile. Beh sarà anche un capitalista, ma è di quelli illuminati.
Adesso la struttura c'è ancora ed è stata totalmente rimessa a nuovo, si è illuminata di nuova vita e bellezza con 4 piani di cibi e bevande da comprare e gustare, opere d'arte, sale per corsi di formazione e conferenze...e che gli devi dire?
Nota molto triste: intorno alla struttura lo squallore rimane quello di sempre e finchè Ferrovie dello Stato non si faranno una ragione del fatto che vicino ad Eataly c'è anche il terminal del treno Italo e non capiranno che il tutto porta clienti anche a loro, dovete mettere in conto sottopassi lugubri e tapis roulant rotti tra la metro, la stazione e Eataly e neanche un'indicazione una.....ma ce la faremo a diventare un paese moderno!
La premessa era d'obbligo: sono la prima che ha molte cose da obiettare a Mr Oscar Farinetti per alcune contraddizioni dell'operazione che andrebbero aggiustate e ne parlerò tra poche righe, ma va riconosciuto il coraggio e l'intelligenza di un progetto che dà visibilità alla nostra tradizione gastronomica, arricchisce la città di un meraviglioso luogo di incontro, crea lavoro diretto ed indotto per centinaia di persone.
Personalmente ci ho già passato tre serate (il post che scrivo è aperto da una settimana) e non saranno le uniche.
Aspetti critici: ovviamente ci sono molte cose, ma non c'è tutto e ciò che c'è è scelto ad insindacabile giudizio del patron o di chi per lui. Il che vuol dire che l'enoteca è piuttosto "banale", mentre il settore birra è veramente invitante. Ci sono biscotti e paste dai marchi straconosciuti, ma anche prodotti del tutto ignoti per molti di noi, che forse può valere la pena provare (o forse no). In generale c'è indubbiamente un occhio di favore per tutto ciò che è piemontese e questo può anche essere un limite, però complessivamente non mi disturba, se non in un caso. E' vero che la scelta filosofica di base non è necessariamente la filiera corta, ma le eccellenze e questo va bene, però sono del tutto in disaccordo con la scelta di appaltare il reparto carne a La Granda, presidio Slow Food di meravigliosa carne piemontese. Mi sembra una grande assurdità. Far viaggiare per chilometri carne da Cuneo a Roma, quando nel Lazio e nella vicina Maremma ci sono alcune delle carni più buone del mondo suona un pò un insulto all'intelligenza, al gusto, all'economia e anche all'ecologia. Peraltro i tagli di carne piemontese sono del tutto inadatti a molte pietanze laziali e anche questo è un controsenso (più tartare e meno involtini????). Del tutto da cambiare.
Per il resto:
Pasticceria di Luca Montersino: monoporzioni sfiziose di tortine - anche in formato maxi - del tipo che a Roma ha già una storia grazie a Cristalli di Zucchero. Interessante.
Gelateria Lait: non ci siamo. Quasi quasi è meglio Grom e ho detto tutto. Prodotto troppo dolce e dalla consistenza molliccia più simile ad un gelato soft della Algida. Che sia fatto con latte di mucche allevate in montagna, a questo punto, importa poco e fa anche un pò sorridere. Gusti classici e di poco sapore.
Fritti de "Il Convento" di Cetara: i fritti de "Il Convento" di Cetara hanno già riscosso il plauso di tutti e da sè valgono il viaggio ad Eataly. Meravigliosi pesci - ma anche polpette di carne e di melanzane - fritti in modo impeccabile. Superbo! Il cuoppo take away, poi, ha un costo eccellente (7 euro). Ma dopo un mese l'hanno tolto: ma perchè?
Birreria: tra scaffali di bottiglie di birre artigianali e non si apre un bello spazio degustazione e lo spazio produzione. Perchè la bella idea di Eataly è quella di cogliere la moda del momento e mettere insieme Baladin, Birra del Borgo e Dog Fish Head per produrre in loco alcune birre create apposta per la struttura. Ovviamente gli scaffali risentono molto di questa scelta e infatti c'è una certa preponderanza dei marchi sopracitati rispetto ad altri e certo ne mancano molti, soprattutto inglesi ed americani...però l'immagine della birra artigianale italiana che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante ne esce ben illuminata e personalmente sono già iscritta al corso di degustazione birre di Settembre tenuto dai patron dei sopracitati marchi!
Ristorante della carne: ribadito ancora una volta il disappunto per la scelta tutta piemontese, non si può dire che la qualità non ci sia. Provata un'ottima ed abbondante insalata di bollito che fa ben sperare anche nelle altre ricette.
Ristorante del pesce: grigliate, crudi, zuppe e pesci arrosto...ottima qualità e fantasia nelle preparazioni, ma dosi non proprio abbondantissime e prezzi così così.
Ristorante della pasta: paste fresche ripiene e secche con vari sughi. Piatti interessanti, anche se invale qui come ultimamente altrove la moda della pasta quasi cruda...
Ristorante Italia: qui ci vorrebbe un post a sè, ma intendo considerare l'intera operazione un tutt'uno. Che dire? Peccato. Peccato perchè non credo che ci tornerò più e tutto sommato mi dispiace perchè il giovane cuoco bolognese Esposito meriterebbe. Il posto è chiccoso al punto giusto e le opere di Modigliani in esposizione lo rendono quel tanto esclusivo che non guasta. Il servizio necessita ancora di un forte - ma proprio forte - rodaggio, ma va reso merito al fatto che dal maitre alle cameriere sono tutti giovani realmente entusiasti del loro lavoro e di questa esperienza e fare due chiacchiere con loro è veramente piacevole (menzione specifica per la simpaticissima e preparata Olivia, che normalmente si occupa degli eventi ed era in missione al ristorante per rinforzare la truppa, che ci ha offerto uno spaccato sul vero plus valore di questo luogo: la carica di umanità e entusiasmo). Il menù gioca sulla cucina iper tradizionale italiana ed è ghiotta l'occasione di assaggiare ricette note e meno note cucinate molto bene dallo chef. Dal brodetto all'anconetana ai tortellini in brodo, fino al bonet alla piemontese, la maestria c'è, indubbiamente. Però il rapporto qualità/prezzo è del tutto sballato: il menù degustazione di 4 portate costa 100 euro a persona! A questo prezzo a Roma si gustano menù stellati e non di ben altra creatività e numero di portate. Il dispiacere è che il posto possa diventare uno dei tanti luoghi fruiti unicamente da uomini d'affari con il conto saldato dalla ditta e non un'occasione anche per chi accetta di risparmiare un pochino ogni mese per assaggiare la buona cucina.
Questo post è un work in progress.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sul ristorante Italia scrivi:"qui ci vorrebbe un post a sè, ma intendo considerare l'intera operazione un tutt'uno. Che dire? Peccato. Peccato perchè non credo che ci tornerò più""
Ma ci hai mangiato? Se si, cosa?
Luca