mercoledì 30 dicembre 2015

Coffe Pot

Della serie: come facevamo finora senza un posto così a Trastevere? E della serie: aridatece i sushi all you can eat cinesi e le carbonare precotte! Posto modaiolo alla sua seconda apertura a Roma - la prima filiale è in zona Piazza Bologna - che, come il trend imperante partito anni fa da Milano impone, prova a coniugare cucina giapponese fusion a cucina sudamericana. Il tutto shakerato con cocktail esotici innovativi e assemblato in un ambiente fighetto stile giungla metropolitana. Si potrebbe anche fare, ma questa volta siamo lontani dai risultati quantomeno discreti e gustosi di posti come Temakinho e Sanbamaki che negli ingredienti e nel personale denunciano da subito una certa aderenza alle origini etniche delle proposte esotiche e una adeguata dose di qualità. Coffe Pot è un locale che fin dal nome mostra la sua confusione e di non avere idea di cosa sia una cucina degna di questo nome, nonché in cosa consista l'arte del ricevere il cliente. Innanzitutto l'ambiente, assordante per la musica: vorrebbe essere trendy, industrial e metropolitano quanto è giusto, ma il risultato ben si sintetizza nelle foglioline di piante secche che penzolando sulle teste dei clienti finiscono per cadere sulle pietanze per tutta la sera. Al capitolo cucina si possono elencare svariati tentativi di coniugare le tartare di pesce con il sushi, il ceviche con i tacos, tutti invariabilmente non riusciti. Porzioni minuscole di piatti poveri, mal assemblati (perché di cucinato c'è ben poco), con sapori inesistenti e materie prime assolutamente dimenticabili. Piatti proprio poveri poveri, ma che si pagano minimo 8-10 euro l'uno e che neanche per un aperitivo andrebbero bene. Ma arriviamo al servizio: cameriere molto carine, non c'è che dire, ma veramente fuori luogo, del tutto sprovvedute e non formate. Anche negli USA il personale di sala è spesso destinato a fare altro nella vita, ma finchè fai la cameriera fai quello al meglio e non ti guardi intorno spaesata ad ogni richiesta. Ma la summa è stata ad inizio serata: ore 19.45, locale aperto da poco e bagni già (ancora) sporchi in maniera indecente; entrambi i portasapone liquido sono vuoti e alla richiesta di avere del sapone mi viene risposto - dopo una rapida consultazione con il boss - "mi dispiace, ma è finito e arriva domani". Cioè, per tutta la serata nessuno si potrà lavare le mani???? Ciliegina: davanti al ristorante campeggiava un bel negozietto bangla aperto 24 ore su 24 pieno zeppo di saponi liquidi. All'annotazione finale fatta proprio al boss sull'accaduto il tipo si schernisce redarguendo la maleducata cameriera. Ma per favore! Locali così devono fallire al più presto e lasciare spazio a chi non vuole frodare i clienti e ama  e rispetta veramente il cibo. Aperto solo a cena.
Coffe Pot - Via del Politeama, 12   www.coffepot-roma.com

Bistrot 64

Ma quanto mi piace questo posto! Lo chef Kotaro Noda si conferma abile nel gestire i sapori unendo il suo amato umami alla tradizione mediterranea senza mai sbagliare un colpo. Non amando il formaggio mi rispecchio completamente nei suoi menù che raramente usano questo ingrediente, ma è evidente che in realtà lo sa padroneggiare benissimo visto che la carta presenta sempre i suoi cavalli di battaglia che sono proprio i primi della tradizione romana ben mantecati di pecorino. Kotaro è così: versatile e schivo, sobrio e saporito. E il rapporto qualità-prezzo di questo locale che sono certa prima o poi verrà fregiato di una stella Michelin, è inarrivabile visto che a pranzo - con lo chef presente tanto quanto la sera - vi mangiate 3 portate a 20 euro (per capirci, a Roma è il prezzo di un menù turistico del centro con sbobba decongelata e riscaldata al microonde) o 4 a 30 euro. La sera il menù degustazione da 8 portate costa 60 euro e con 35 euro in più ci abbinate 7 calici di vino (ma se volete spendere di meno con 40 euro potete scegliere il menù degustazione da 5 portate che può essere abbinato a 4 calici di vino con soli 20 euro in più). Un posto che per una volta del bistrot non ha solo il nome e ricorda proprio la pulizia formale e l'accoglienza calda dei bistrot parigini. Speriamo solo che Parigi prima o poi non ci rubi questo giapponese prezioso o che la Michelin non ce lo rovini e intanto voi mangiateci oggi stesso. Aperto a pranzo e cena.
Bistrot 64 - Via Guglielmo Calderini, 64  t. 06/3235531  www.bistrot64.it


Luppolo Station

Di birre artigianali a Roma quasi non se ne può più (scherzo!), ma è sempre un piacere vedere un locale che apre con questo concept e che non si limita a cavalcare l'onda della moda, mostrando effettivamente una grande passione e conoscenza da parte di proprietari e personale. La stazione di Trastevere, zona notoriamente assai squallida seppur a pochi passi dalla movida, si è arricchita di un indirizzo aperto tutto il giorno che in un ambiente molto ampio, rilassato e informale (nasce sulle ceneri di una pizzeria trendy e dentro sono tanti i richiami alla stazione e al viaggio) propone una cucina di qualità con molti ingredienti bio e un lungo elenco di spine (20) non banali che cambiano continuamente. Frequenti anche gli eventi a tema brassicolo con incontri e cene a tema con birrai italiani, le serate con musica dal vivo e da poco anche il brunch (con portate fisse). Tenete d'occhio il loro profilo fb. Aperto a pranzo e cena.
Luppolo Station - Via Giuseppe Parini, 4  t. 06/58332681   www.luppolostation.it

Queen Makeda

Tra le new entry di questi ultimi anni a Roma, in un delirio di luoghi aperti all day long, con menù a gazzettino, birre artigianali, hamburger di ordinanza, ecc ecc., questo è uno dei posti che mi convince di più. Intanto le birre: effettivamente dispongono di 40 spine reali di birre complessivamente molto buone. Per carità nessun volo pindarico o novità travolgente e spesso il personale non ha la più pallida idea di cosa stia servendo o di cosa la mescita abbia aggiornato, però l'offerta è indubbiamente varia e con proposte artigianali di qualità. La location è decisamente graziosa, ampia e con spazi diversificati: il bamboo garden come dehor, la zona banco-kaiten per l'aperitivo, i banconi per il brunch domenicale, la sala per l'animazione bambini durante il brunch. E anche la cucina offre varie possibilità con un rapporto qualità-prezzo decisamente invitante. Il pranzo veloce, l'aperitivo sfizioso con il finger food all you can eat dal kaiten (nastro scorrevole tipico dei sushi bar), la cena simil gourmet e soprattutto un brunch veramente vario e abbondante, assolutamente non convenzionale con tante proposte dal sapore etnico, mediterraneo e all'inglese da assemblare in simpatiche padelle di rame e un angolo dove un rosticciere serve un assortimento eccellente di arrosti accompagnati da yorkshire pudding e salse home made. Insomma un locale versatile e di qualità che se proprio gli si vuole trovare una pecca è riconosciuto tale ormai da tanti, cosa che lo rende sempre un po' affollato. Aperto a pranzo e cena.
Queen Makeda - Via di S. Saba, 11  t. 06/5759608   www.queenmakeda.it


Pipero al Rex

Sì, avete ragione, un post con questo nome c'è già. Ma è incredibile come passi il tempo...tre anni! E quindi era ora di tornare. Per fortuna lo chef Luciano Monosilio e il patron-cameriere-affabulatore Alessandro Pipero sono ancora lì a svecchiare quello strano albergo fanè che è il Rex, a pochi passi dal teatro dell'Opera. La cucina ha acquisito una stella Michelin e lo chef si è un po' stancato di preparare la sua straordinaria carbonara (ma non disperate: la cucina ancora) a peso, Pipero ha sempre qualche chilo di troppo e molto mestiere in più sulle spalle. Ma per il resto tutto rimane immutabile, cioè prossimo alla perfezione. Innanzitutto la cucina che tocca vertici di gusto proprio nei piatti in cui la materia prima più semplice si sposa con l'alta creatività, come lo sgombro con maionese al rafano (ma c'erano anche tanti altri ingredienti che non ricordo). La gentilezza del personale, informale e professionale al tempo stesso, esattamente come gli ambienti che pur nella loro eleganza invitano a trattenersi l'intera serata mangiando e conversando. E poi c'è lui, Alessandro Pipero, gioioso e competente gigione, che passa dall'inglese maccheronico con cui stordisce le belle turiste straniere alla assoluta conoscenza dei vini (nasce sommelier), il tutto mentre ti racconta che non apparecchiano più con il mitico orologino fermo visto che in tanti se lo rubavano. Luogo validissimo anche per il rapporto prezzo-qualità visto che il menù degustazione continua a costare 100 euro e sono molti gli omaggi. Se proprio devo fare un appunto credo che i dolci non siano il pezzo forte della cucina, ma probabilmente è solo questione di gusti. Aperto solo a cena.
Pipero al Rex - Via Torino, 149  t. 06/4815702

giovedì 24 settembre 2015

Buff

Eccone un altro! Quei posti un po' così, di cui non si capisce il senso. Non che Trastevere non necessiti di qualche locale che osi uscire dalla spirale pizza/carbonara, ma francamente dell'ennesimo indirizzo un po' hipster con un paio di birre artigianali, arredamento legno/modernariato/frasche ovunque, panini, insalate e pasta con bacche di Goji, si poteva anche fare a meno. Siamo precisi: non si mangia male, i piatti sono abbondanti e cucinati decentemente e i prezzi neanche male considerata l'ubicazione. Il punto è che manca l'anima, il senso. Secondo le indicazioni dei proprietari la mission sarebbe divulgare il verbo di tale azienda calabrese Favelli: mozzarella di bufala, sottoli, pestati e vasetti di marmellate e conserve varie (anche in vendita diretta nel ristorante), bacche di goji. Tutto bio, tutto genuino, ecc ecc. Epperò di questa verità si coglie poco nel menù che tende al creativo e nei piatti che sono appena buonini. Vini e birre al minimo sindacabile e design degli interni visto e stravisto. Spero trovino una linea più chiara e sincera perché in questo angolo di Trastevere un posto decente e che non usa la panna nella pasta ci potrebbe anche stare. Aperto a pranzo e cena.

Buff - Via Francesco Ripa, 141 t. 06/5819667   www.ilbuff.it

Fonzie Burger/Daruma Sushi

Il Ghetto ebraico di Roma è diventato un luna park della ristorazione kosher, giudaico romanesca o medio orientale che sia: la cosa può piacere ai tanti turisti americani o francesi in visita, ma francamente il risultato finale è pacchiano per gli occhi e del tutto inutile per il palato visto che la quasi totalità dei locali propone praticamente gli stessi piatti agli stessi costi il che vuol dire piatti cucinati non bene a prezzi esosi. Un vero peccato perché come si sa la cucina giudaico-romanesca ha molto da dire e anche quella ebraica del nord Africa ha il suo perché: ricette antiche che coniugano restrizioni alimentari e povertà atavica a un' incredibile dose di creatività e fantasia con risultati che rimangono nella memoria collettiva come alcuni dei piatti più buoni mai creati (vogliamo parlare del carciofo alla giudia o dei borek?). In questo panorama ipertrofico della piazza del ghetto e delle vie adiacenti si salva poco o nulla, almeno tra le trattorie vere e proprie. Meglio allora provare quei locali che utilizzano le regole kosher per preparare piatti non specificamente di tradizione ebraica come hamburger o sushi.
In questo senso Fonzie Burger è un piccolo fast food che può dare delle soddisfazioni usando carne di ottima qualità e qualche tocco ebraico particolare - spezie, salsa piccante, panini con il pastrami o la bresaola - in un'ambientazione molto anni '50. Poche le sedute e patatine fritte congelate nella norma, ma panini soddisfacenti fanno di questo locale una meta possibile anche a chiunque vuole essere certo che nel proprio hamburger non sia mescolata carne di maiale o cavallo, o per chi è intollerante ai latticini (secondo la tradizione non si po' mescolare carne e latte, quindi nei ristoranti di carne il latte non entra proprio).
Interessante anche Daruma a Roma indirizzo ormai ben noto sia per i vari ristoranti che per il servizio delivery. In questo locale il sushi è prevalentemente take away, ma ci sono anche tre muscoli tavolini. Il sushi di Daruma è senza infamia e senza lode: buono il pesce, piuttosto insapore il riso anche per l'abitudine di non aggiungere wasabi all'impasto dei nigiri. Insomma ottima soluzione per una pausa pranzo veloce con la caratteristica che in questa location del marchio il sushi è kosher e quindi non troverete crostacei. Perfetto per gli allergici meno per chi apprezza i nigiri con i gamberi.
Ricordate che tutti i ristoranti kosher sono chiusi dal venerdì al tramonto al sabato sera e tenete d'occhi le numerose festività ebraiche che impongo ulteriori chiusure.

Fonzie Burger - Via di S. Maria del Pianto, 13 www.fonzietheburgerhouse.com

Daruma Sushi - Via del Portico D'Ottavia, 14 www.darumasushi.com

Zenobia

Questo posto lo ricordavo come abbastanza valido per una cena arabo-egiziana senza tanti voli pindarici, ma di una certa qualità. Purtroppo non è più così. Il menù è quanto di più banale si possa immaginare, stile buffet all'orientale di una crociera sul Nilo all'italiana, con varie proposte da menù turistico per nulla accattivanti. Anche gli interni sono decisamente stantii e demodè. Il cibo è veramente mediocre e si salva solo la povera danzatrice di turno che tenta di risollevare le sorti di una serata. Peraltro il conto finale non è neanche tanto egiziano.

Zenobia - Piazza Dante, 23 t. 06/70490488   www.ristorantezenobia.it


mercoledì 23 settembre 2015

San Gimignano e dintorni


Il medioevo in Toscana in solo due giorni e mezzo: si può fare. E il cibo non viene certo dopo i musei per importanza.
Certaldo - La Saletta - Via Roma, 4 t. 0571/668188
Ai piedi della cremagliera che porta alla Certaldo alta e antica, si può mangiare veramente bene in questo ristorante aperto da molti anni che non lesina in autenticità. E’ un peccato che la location non sia nella parte medievale della città di Boccaccio che merita assolutamente una visita, ma va bene anche così. Da memorizzare che Certaldo è un vero gioiello di medioevo autentico e non assediato dai turisti e che in zona si coltiva una particolare varietà di cipolla con cui viene preparata una zuppa buonissima. Aperto a pranzo e cena.


Volterra - La Carabaccia - Piazza XX Settembre, 4/5 t. 0588/86239

Volterra è una cittadina medievale deliziosa e parecchio visitata, quindi il buon cibo toscano non manca. Questo indirizzo ha la particolarità di essere gestito da sole donne e di proporre solo tre primi e tre secondi ogni giorno, ricette per lo più semplici e autentiche. Straordinario il gelato fatto in casa servito dentro un barattolo di vetro con frutta fresca appena tagliata. Aperto a pranzo e cena.


San Gimignano - Osteria del Carcere - Via del Castello, 13 t. 0577/941905
Se è vero che in Toscana si mangia quasi sempre bene è anche vero che in posti turistici come San Gimignano la paura della fregatura sorge spontanea. La cittadina è meravigliosa, ma l’effetto Disneyland si sente e se anche in giro non ci sono troppi menù turistici è meglio andare cauti con gli indirizzi. Questo segnatevelo perché vale assolutamente la pena, sia per il cibo che per la particolarità dei gestori, una coppia di mezza età lei milanese e lui brasiliano che da anni si sono fatti adottare dalla città delle torri. In carta niente pasta, ma in compenso zuppe del territorio, insalate molto originali e soprattutto grande varietà di “terrine” secondo antiche ricette. Si tratta di pasticci di carne fredda in terrina variamente condita e aromatizzata: splendida la versione rinascimentale con le prugne e gli spinaci, ma anche le altre tutte a base di maiale e/o manzo valgono l'assaggio e il bis. In sottofondo arie di opera spesso canticchiate dal brasiliano cui è difficile non fare il controcanto. Aperto a pranzo e cena.


Modena - Laghi


E se salendo in Alto-Adige abbiamo optato per un ristorante trentino vicino ad un laghetto, rientrando a Roma abbiamo bissato con un locale emiliano adiacente un lago di pesca sportiva. E non abbiamo fatto male. Rustica location da gita della domenica per gli abitanti di Modena e dintorni gestita da giovani che hanno recuperato abitudini e ricette del territorio. Quindi grande abbondanza di parmigiano, salumi, gnocco fritto e un’interessante e antica ricetta di ragù bianco allo zafferano. Ottima la zuppa inglese che da queste parti è immancabile. Aperto a pranzo e cena.
Campogalliano (MO) - Laghi - Via Albone, 27 Laghi Curiel t. 059/526988





Trentino - Maso Oliva


Salendo verso l’annuale vacanza estiva in Alto-Adige tocca sempre fare una sosta gastronomica in Trentino (mio figlio preferirebbe un panino con la cotoletta in Autogrill, ma ognuno ha i genitori che si merita). Tra un po’ avremo terminato le opzioni suggerite dalla guida Slow Food, ma per quest’anno l’abbiamo sfangata. E anche molto bene, perché il posto è delizioso accanto ad un laghetto e immerso nel verde, il tutto a pochi chilometri dal casello autostradale. Per variare dai tipici sapori carnivori della zona qui è possibile optare per diverse ricette a base di pesce di lago, ma se proprio si vuole lo speck c’è anche quello e ottimo. Come sempre da queste parti possibilità anche di dormire e ricco orto proprio. Aperto a pranzo e cena
Mezzocorona (TR) - Maso Oliva - Via Cesare Battisti, 70 t. 0461/605637

Matrioska


Lo so, siamo in pochi, ma io amo la cucina russa. In Italia non la si conosce per niente e ci si immagina piatti grassi e irrimediabilmente rovinati e banalizzati come l’insalata russa o il manzo allo Strogonoff, invece quando è ben cucinata, in maniera autentica e fresca, può essere sorprendente. Ed è un peccato che a differenza di altre città europee (per non parlare di New York dove i ristoranti russi sono così comuni da essere spesso abbinati a qualsiasi altro tipo di cucina etnica) i ristoranti russi a Roma non abbiano mai avuto fortuna. In passato ce ne sono stati un paio e ricordo che uno in zona Porta Pia aveva una clientela e un'ambientazione degna di un libro con protagonista Arcady Renko e forse per questo ha chiuso. Pensavo che in giro non ci fosse più niente di simile, invece non mi ero accorta che da diversi anni ha aperto questo locale-associazione culturale (la tessera è gratis) assolutamente improbabile tanto quanto il Waraku. Infatti anche in questo caso siamo in un’anonima stradina residenziale, zona San Paolo, e per di più in una specie di ex garage riallestito con un’elegante sala da pranzo tutta bianca e un adiacente sala da ballo dove mi dicono che dal venerdì si balla sfrenatamente con karaoke russo e fiumi di vodka. In effetti il posto suona molto autentico e il proprietario giorgiano ha inserito in carta specialità di varie zone della Grande Madre Russa. Ho assaggiato un po’ di tutto e devo dire che le zuppe ed i ravioli erano squisiti. Idem per il barbecue di carne dal sapore speziato e non banale. Si pasteggia con birra russa e si chiude con vodka offerta. Da menzione i prezzi assolutamente commoventi e il compassato cameriere russo biondo e gentile  in camicia stile Zivago che non avrebbe sfigurato ne i Fratelli Karamozov. Aperto solo a cena.
Matrioska - Via della Collina Volpi, 6 t. 06/59648341   www.associazionematrioska.it
 

Osteria Mangiafuoco


Monteverde è un quartiere strano che ti sorprende spesso e non a caso questo blog esordì anni fa proprio con due lunghi post sulle nuove aperture del territorio. Anche questo Mangiafuoco è relativamente recente e lascia un buon ricordo. Locale accogliente e adeguato sia ad una cena romantica che ad una serata tra amici, dispone nella bella stagione anche di qualche sedia sul marciapiede e sfoggia il coraggio di rimanere aperto per tutta l’estate, agosto compreso. Il sottotitolo del ristorante è “km 0”, formula ormai abusata cui non mi sento di dare più importanza di tanto. Invece ha sicuramente valore la cucina solida, con piatti sia della tradizione romana che ampiamente rivisitati estremamente validi per gusto e abbondanza. Per esempio ottima anche con una serata a 30° C la guanciola di manzo brasata benissimo con un ricco soffritto, accompagnata da una vellutata di patate e tartufo di Acqualagna (come si vede il km 0 non è sempre rispettato e questo è un bene). Deliziosa la panna cotta ubriaca ripiena di pesche con gelato all’olio di cannabis. Vini anche al bicchiere non banali e conto finale assolutamente corretto. Aperto a pranzo e cena.
Osteria Mangiafuoco - Via Alessandro Poerio, 27 t. 06/58332851

Taste East/Riso


Inserisco una recensione unica per due ristoranti perché i posti in questione presentano numerose somiglianze. Nel bene e nel male. Si tratta di un nuovo filone di ristoranti asiatici che a Roma sta cercando di posizionarsi accanto agli ormai saturi e saturanti cino-giapponesi all you can eat. La scelta è di sposare una ristorazione asiatica, per lo più  cino-thai, con qualche incursione jap, con lo stile di arredamento che nella capitale va per la maggiore in tanti ristoranti, un misto di eleganza minimal e spunti industrial che ormai ha stuccato quasi più del sushi. Detto ciò in entrambi i locali non è che si mangi male o almeno non molto male. Qualche piatto ha la sua originalità e un certo sapore, ma altri sono incredibilmente immangiabili (il riso al cocco di Taste East, per esempio, e un rotolo di soya e gamberi da Riso). Ora, capisco che in città non siamo (ancora) abituati ad una cucina cinese meno che dozzinale, unta, fritta e banale, servita in ambienti kitsch che neanche Las Vegas, ma non bastano due ricette più originali del pollo alle mandorle, camerieri indiani gentili e tavoli puliti per cambiare la sostanza. Tanto più che la presunta superiorità di questo genere di ristorante asiatico si paga cara anche sul conto finale. Peccato, un’occasione sprecata che fa rimpiangere l’economica cineseria tutto sommato più autentica di Hang Zou e sicuramente la vera alta cucina cinese di Green Tea.
Taste East - P.zza del Sacro Cuore,  12/15 t. 06/58204842   www.tasteeast.it
Riso - Via Marmorata, 113 t. 06/5750708   www.ristoranterisoroma.it

martedì 7 aprile 2015

Pasticceria Le Levain

E proseguendo sul trend boulangerie alla francese ecco che me ne hanno aperta da poco una sotto casa (a pochi passi da Piazza S. Cosimato, zona Trastevere). Probabilmente una delle migliori! Laboratorio a vista, legno chiaro, qualche sgabello e un bancone di pasticceria realmente di alta qualità e tradizione francese: buonissimi croissant burrosi, ma leggeri, deliziosi pain au chocolat e tantissime altre dolcezze. Per chi li ama anche macaron molto delicati, croissant salati e numerose proposte di torte e monoporzioni che non hanno nulla da invidiare al famoso De Bellis. Qui il pasticciere si chiama Giuseppe Solfrizzi, ha studiato con Alain Ducasse e merita sicuramente di essere osservato. Ovviamente anche tanto pane sano e gustoso in numerose varianti, bombe alla crema e all'ora di pranzo anche zuppe e panini gourmand. Vini e oli naturali anche per la vendita. Personalmente un applauso allo sneken, specie di croissant di austriaca tradizione ripieno di pasta di mandorle e uvetta: da urlo!
Pasticceria Le Levain - Via L. Santini, 22


MP Blulangerie

E' periodo di panetterie-boulangerie: Roma come il Marais di Parigi. Vabbè, segno dei tempi. Ma se chi sta al forno è bravo ne può anche valere la pena. Il caso di MP merita sicuramente un ritorno perché mi ha lasciata un po' interdetta. Ho provato il posto in occasione del brunch domenicale che sconta un eccesso di eclettismo: va bene lo shabby chic, il vintage, il gusto retrò e la moda del veg, però a volte si esagera. La sala è un tripudio di mobili rimediati e così ci si siede su sedie minuscole davanti ai banchi di scuola di quando ero piccola. L'all you can eat è formato da pietanze vegane abbastanza altalenanti nei sapori e soprattutto per lo più fredde e drammaticamente servite in piatti di plastica. Idem per le posate e neanche una tovaglietta di carta. Per fortuna l'all prevede anche tutta la normale produzione del forno e quindi pizze e pani di svariate tipologie e di indubbia qualità. Idem per i dolci da credenza e i biscotti celestiali. Per 15 euro in pieno centro storico si può anche fare soprattutto alla luce dei prezzi non bassissimi dei prodotti, ma andrebbe migliorato un po' lo stile.
MP Boulangerie - Via di Panico, 6  tel. 06/93577230

sabato 4 aprile 2015

Meze bistrot


La cuoca è ebrea di origine tripolina e in cucina lavora con un aiuto cingalese. Il risultato è una tipica cucina ebraico-mediorientale con qualche influsso al curry. E quindi ottimo cuscus soprattutto di pesce, falafel e humus, pollo ripieno e qualche piatto particolare di contaminazione. Il risultato complessivo è ben riuscito e per averne una panoramica si può optare per il brunch domenicale che per 20 euro mette a disposizione un buffet all you can eat esaustivo.
Meze bistrot - Via di Monteverde, 9/b  tel. 06/58204749   www.mezebistrot.it

Taverna Portuense


La tradizione romana in chiave gourmand. Ma non per la tipologia dei piatti che rimangono del tutto fedeli alla tradizione, abbondanti e tipici – ottimi tutti i primi – quanto per un tono vagamente alleggerito nelle preparazioni e per la grande attenzione alle materie prime. Posto da pranzo domenicale in famiglia, ma anche ricco di attività e serate a tema. Notevoli vini. Da notare la location assolutamente nel nulla, ma molto ben conosciuta a tante famiglie della zona e anche a conoscitori della buona cucina. Aperto a pranzo e cena.
Taverna Portuense - Via Portuense, 765  tel. 333/2922530  www.tavernaportuense.it

La locanda del macellaio


In tema di cibo che si assaggia durante le vacanze estive per me ci sono alcuni ricordi indelebili. I piatti della cucina pugliese sono tra questi e ormai non c’è più nessuno in Italia che non abbia sperimentato una vacanza in Salento. Una recente capatina Lecce mi ha riconnessa con la ricchezza gastronomica di questa terra e con l’incredibile economicità dei ristoranti locali. Ciceri e tria, orecchiette con le cime, carne di cavallo al sugo, pittule fritte….Che meraviglia! E' stato un privilegio mangiare in questo locale a Lecce che propone l’antica tradizione della carne al fornello della Valle d’Itria e una bella sorpresa scoprire che ha una succursale anche a Roma. E lo stile è identico: posto spartano con grande bancone della carne dove scegliere a peso tra straordinarie bontà: innumerevoli tipologie di bombette, cioè involtini di capocollo ripiene di formaggio e quanto altro, salsicce variamente ripiene, straccetti di carne impanati, tagli di bistecca pregiati. Il tutto viene poi cucinato al fornello, cioè sulla griglia e portato in tavola insieme ad olive leccine, cruditè di verdure, patate intere cotte al forno e condite. Da morire sotterrati dalle proteine! Per quanto ci si sforzi la quantità di carne ordinata sarà sempre troppa e in finale arrivano anche biscotti e liquori. In mescita ottimi vini pugliesi della casa e qualche bottiglia sempre della zona. Il cibo è buonissimo e fa dimenticare la sala fin troppo fredda e i dintorni sulla Tuscolana non particolarmente accattivanti. Il conto finale non si discosta dalla casa madre in Puglia e quindi a Roma suona quasi ridicolo. Aperto a cena.
La locanda del macellaio - Via Virginia, 41  tel. 388/8246733   www.lalocandadelmacellaio.com
 

 

Garsun


Un’esperienza! Uno di quei posti sui cui la guida alle Osterie d’Italia di Slow Food non mente. All'entrata di San Vigilio di Marebbe in una semplice casetta vi sorprenderete per la cucina ladina di straordinario calore ed autenticità della signora Maria Luisa che fa tutto da sola insieme alla figlia. Il menù è rigorosamente fisso e comprende varie portate tra cui spiccano alcune specialità ladine come i ravioli fritti ripieni di spinaci (tultres), la leggerissima zuppa d’orzo (panicia) e i ravioli di magro con spinaci (canci) da condire con semi di papavero o burro fuso. Tutto ottimo, fresco, abbondante e genuino. E poi non ci si può non commuovere per il morbidissimo stinco di maiale con funghi e patate e per i dolci casalinghi. Varrebbe la pena venire qui anche solo per assaggiare la panna appena montata che accompagna lo strudel di mele. Il prezzo finale fa sorridere – 25 euro – quasi quanto essere salutati dalla signora Maria che appena finito di cucinare si scusa e va via perché ha l’appuntamento con la parrucchiera. Aperto a pranzo e cena.
Garsun - Località Mantena - Welschmontal, 9  Marebbe - Enneberg  tel. 0474/501282
 

Waraku


Che rivelazione! Esiste da tempo ed io non lo conoscevo: a questo serve leggere i vari blog di recensioni, per scoprire, posti così. Nell’ornai infinita schiera di ristoranti giapponesi, tutti accomunati dall’inscindibile binomio Giappone-sushi, sia che siano di stretta osservanza nipponica che nel caso dell’imbastardimento cinese, ecco apparire un locale che si occupa unicamente della vera cucina popolare giapponese. Per capirci quella a base di zuppe di ramen, udon e soba, takoyaki,  okonomyaki e gyoza. Niente altro. Ma che cucina! A Milano, dove è partita l’onda sushi, il pesce crudo è già stato riconvertito in mega zupponi di spaghetti da almeno un anno e quindi prima o poi la moda arriverà anche qui nella provincia dell’impero, ma come sempre strada facendo i piatti perderanno autenticità. Quindi non perdete l’occasione di gustare piatti veraci cucinati espressi da una coppia lui italiano e lei giapponese che hanno deciso di mettere su famiglia a Roma e hanno aperto un improbabile ristorante - associazione culturale nel retro di una minuscola palestra dove lui insegna karate ad adulti e bambini. Per vedere questo luogo assai spartano arredato con tavoli e sedie di plastica e con una cucina di casa si deve arrivare sulla Via Prenestina all’altezza dell’ex Snia, in una strada che ospita anche un delizioso e autentico ristorante ecuadoriano e colombiano recensito tempo fa. Intorno la periferia ormai trendy della capitale e dentro un’atmosfera genuina che invita a tornare anche solo per fare due chiacchiere con questa coppia deliziosa. Alcuni elementi delle preparazioni risentono della mancanza delle materie prime originali – la fetta di carne di maiale delle zuppe giapponesi dovrebbe essere più “ignorante” - , ma il risultato finale è gustosissimo. Da provare assolutamente gli udon piccanti, il miso ramen e il ramen con burro e arachidi, il curry giapponese e gli introvabili takoyaki e okonomyaki, piatti che da soli fanno capire che la cucina giapponese non è solo leggerezza ed eleganza. Da tornare e tornare. Aperto a pranzo e cena. Organizza anche corsi di cucina giapponese. La sera imprescindibile la prenotazione.
Waraku - Via Guglielmo Albimonte, 12  tel. 329/7248911

Gusto


Erano anni che non mangiavo da Gusto in Piazza Imperatore e avevo perso il conto delle sue declinazioni: ormai la piazza è quasi interamente colonizzata da questo marchio tra pizzeria, osteria, ristorante, locale di formaggi e salumi, shop….Quando aprì ormai diversi anni fa la formula era piuttosto innovativa con le sue pretese gastrofighette per tutte le tasche, l’ambiente “carino” e informale al tempo stesso, i tanti tavoli all’aperto e piatti “innovativi” che adesso fanno solo tenerezza (tagliate di carne sudamericana, contaminazioni con l’Oriente, pesce crudo, ecc.). La formula qui non è cambiata, mentre il resto della città è andato avanti, quindi il risultato finale non brilla né per originalità né per qualità o prezzo finale. Ma alla fine non delude del tutto e per mangiare all’aperto in una sera d’estate in zona Via del Corso ancora non c’è molto di meglio. Sempre aperto.
Gusto - Piazza Augusto Imperatore, 9  t. 06/3226273   www.gusto.it
 

Pizzeria Emma


Un mistero insoluto è come mai tutte le migliori pizzerie di Roma – definizione che equivale a parlare di alcune delle migliori pizzerie d’Italia – siano decentrate. In realtà la soluzione è presto detta e a che vedere con il folle equivoco per cui si ritiene che in centro girino solo stupidi turisti che ingurgitano qualunque schifezza e a cui si può spacciare ogni dozzinale impasto surgelato o piatto precotto come esempio di tipicità e genuinità. E invece si può e si deve rischiare sulla qualità anche nelle zone storiche della capitale e così adesso chi si trova a passare in zona Via dei Giubbonari-Campo de’ Fiori sappia che la pizzeria Emma esiste e sforna in un bell’ambiente interno e in un piacevole dehor, deliziose pizze basse, ma non troppo, realizzate con ingredienti di ottima qualità. Nessuno svolazzo di fantasia, ricette assai tradizionali, ma un impasto che si fa ricordare per leggerezza – onestamente se ne mangerebbero anche due -  e uno straordinario olio aggiunto a crudo su ogni pizza. Anche qualche fritto di qualità e alcuni piatti romani e non interessanti e con validi ingredienti. Va da sé che i prezzi sono un po' più alti di una qualunque pizzeria, ma ne vale la pena.
Pizzeria Emma - Via Monte della Farina, 28  t. 06/64760475   www.pizzeriaemma.com

Stavio


Invece Stavio ha un po’ più senso, se non altro perché qui di birre ci capiscono sul serio visto che il locale origina dall’omonimo birrificio in quel di Viterbo. In mescita tutta la produzione indigena e anche spine di altri ottimi birrifici artigianali italiani. Nel menù piatti sfiziosi ben abbinabili alle birre, il tutto in una location rustica e ampia. E di nuovo ampio spazio esterno per chi proprio non sa rinunciare al rito del bicchiere in mano all’aperto, per una volta senza disturbare i vicini di balcone. Sempre aperto.
Stavio - Via Antonio Pacinotti, 83  t. 06/94363146   www.stavio.it
 

 

Bibere Bistrot


Nello spazio post industriale del Ponte di Ferro, al di sotto di nuovi palazzi ricavati da una fabbrica, è emerso un ampio spazio che in breve è stato colonizzato da ristoranti e beverifici trendy. Uno è Bibere e l’altro è Stavio. Data la moda del momento il comune denominatore è la birra artigianale. Ma le somiglianze finiscono qui e negli ampi spazi sia interni che esterni. Perché Bibere è un luogo un po’ incomprensibile: cibo simil gourmand, ma niente di che e spine buone, ma non di particolare interesse. Direi un luogo da neofiti della birra artigianale e della cucina da bistrot fighetto. Però l’ampio spazio aperto nel piazzale che lo accomuna agli altri locali presenti permette invidiabili serate all’aperto e piacevoli brunch domenicali. Aperto sempre.
Bibere bistrot - Via Antonio Pacinotti, 83  t. 06/5562738

 

Zi' Titta - Capranica


Non è facile trovare un posto valido per mangiare in zona Oriolo Romano, o almeno sulle guide non si parla molto di questa zona. Così con il passaparola abbiamo trovato questa trattoria gestita da donne che ha sicuramente vissuto fasti folkloristici come si può intuire dalla galleria di foto di starlette e artisti di ogni tipo non più sulla cresta dell’onda che hanno sostato qui. La location è sicuramente suggestiva in quanto si tratta di un'antica grotta arredata in maniera fin troppo rustica ed ammiccante al folklore tipico. Il cibo è onesto, ma non stupisce né per quantità né per qualità e piuttosto è il conto finale che un po’ sorprende in quanto più da ristorante che da trattoria.
Zi' Titta - Via Cassia, Km. 54,700 Capranica (VT)  t. 0761/669140
 

The Corner


Fabio Baldassarre lo conosciamo da molti anni: per me e Nino il suo l’Altro Mastai in Via dei Banchi Vecchi ha rappresentato il primo ristorante di alto livello dove abbiamo mangiato. Era un gran bel posto e fu un peccato che a Roma il giovane Baldassarre non abbia più trovato una buona opportunità. Per noi sono ricordi preziosi e così sapere che questo chef conosciuto quando stava iniziando a creare la sua idea di cucina quasi stellata – e in un’epoca pre Masterchef – aveva avuto poi avuto un gran successo a Milano è una cosa che ci ha fatto molto piacere e ci ha rimpeiti di orgoglio quasi fosse merito nostro. Ad essere sinceri alla fin fine non è che il Baldassarre a Milano sia entrato nel gotha degli chef di sostanza, ma piuttosto in quello dei cuochi trendy. Ma tant’è. Chiaramente quando abbiamo saputo che rientrava a Roma per rilevare il ristorante di un nuovo, delizioso boutique hotel su Viale Aventino ci siamo subito precipitati. Giusto per avere la dimostrazione che non si dovrebbe mai ripercorrere strade già battute o indulgere alla nostalgia del passato. Che non ritorna. Tutto ciò per dire che il ristorante è una enorme occasione mancata, che lo chef è tronfio, imbolsito e arrogante e si è totalmente adagiato su non si sa quali allori. Di fatto questi sono costituiti essenzialmente dalla location indubbiamente molto gradevole: sala interna stile serra d’inverno, incantevole terrazza esterna con zona cocktail sotto gazebo in vetro colorato. Per il resto un menù estremamente scontato con tutti i classici stereotipi del gourmandismo d’accatto e piatti preparati senza alcun guizzo o particolare cura. Tutto molto banale e privo di cuore e anche con qualche svarione nelle cotture. In compenso il conto finale vira allo stellato e questo a pochi passi dalla geniale modestia di  Stazione di Posta o di altri straordinari chef che operano a Roma fa veramente girare le scatole. Ma per avere un’idea del personaggio – che esce in sala e gigioneggia senza alcun interesse per la sua stessa cucina – vi racconto che dopo una cena estiva siamo tornati invitati da parenti per il brunch del primo dell’anno. Da brochure doveva essere un mega buffet alla modica cifra di 50,00 euro (la cena del 31 dicembre aveva un costo non distante da posti ben più blasonati). Mia madre ha prenotato il 31 stesso e le è stato confermato il brunch. Ma il 1° gennaio a pranzo di questo non c’era traccia: avevano deciso all’ultimo momento che c’erano troppi pochi prenotati e non gli conveniva (testuale giustificazione della cameriera!). Quindi solo pranzo alla carta per un conto finale molto superiore ai 50 euro ed una soddisfazione non dissimile da quella della cena estiva, cioè scarsa. A coronamento dell’esperienza lo chef è poi arrivato, ha scherzato sull’accaduto e non si è degnato di scusarsi neanche con un gesto simbolico tipo piccolo sconto o dolce. Che dire, neanche il caffè o la pasta del bambino! Peccato che ci siano ancora cuochi che si accontentano di guadagnare quattro soldi giocando sull’apparenza e che c’è chi si fa ancora turlupinare da questi personaggi buoni giusto per la televisione, quando per la medesima cifra o anche meno si possono avere esperienze gastronomiche meravigliose (vedi Bistrot 64). Mai più.
The Corner - Viale Aventino, 121  t. 06/45597370

Imago


Ogni tanto bisogna regalarsi una stella e da tempo volevo assaggiare in loco quella dello straordinario Francesco Apreda che ho avuto modo di incontrare in numerose manifestazioni gastronomiche. Il talentuoso chef napoletano non si risparmia ed è spesso presente con la sua brigata in kermesse dove si cucina anche per grandi numeri e dove spesso tiene piccole lezioni di cucina. In queste occasioni ogni volta lascia il segno più di molti altri colleghi per l’affabilità e per la capacità di coniugare la tradizione partenopea con l’amore per le spezie orientali, soprattutto indiane (coadiuva vari ristoranti in India). Soprattutto nelle varie edizioni di Taste of Rome ho avuto modo di sperimentare il suo talento: il dolce finto uovo allo zabaione, orzata e granita di caffè o la mozzarella in brodo di pomodoro sono piatti che rasentano la perfezione, pieni e leggeri al tempo stesso,  dai sapori forti e persistenti eppure puliti. In particolare Apreda è un genio dell’umami, gusto sapido che chi come me ama l’Oriente non può che adorare e salivare. In tutto questo non si capisce perché da anni il suo ristorante Imago all’ultimo piano del meraviglioso Hotel Hassler abbia una sola stella Michelin. Le guide non è sempre sono veritiere, ovviamente, ma dicono alcune cose e in questo caso la mancanza di almeno una seconda stella è veramente sospetta. Ma voi non ve ne preoccupate, anche perché tutto sommato questo significa che il costo di una cena risulta meno proibitivo che se le stelle fossero di più. La location è quella tipica di un ristorante di alto livello in un albergo di lusso, anche se l’insieme vira ad una certa freddezza. La sala non è molto grande e i toni del bianco, il marmo e la vetrata chiusa su Roma rendono l’insieme poco avvolgente. Anche il servizio seppur impeccabile non fa fare salti di entusiasmo. Insomma siamo lontani da La Pergola. Ma va bene così perché l’attenzione rimane ancorata ai piatti di Apreda che sono di sostanza e valore anche se creativi e leggerissimi. Il menù degustazione purtroppo è obbligatorio per l’intero tavolo, ma per 120 euro si può fare uno sforzo ed accettarne le conseguenze. Ovvio gran profluvio di amuse bouche e omaggi vari.  Lo chef è rigorosamente in cucina ed appare magicamente a fine cena, sorridente e cordiale come l’ho sempre visto. In sintonia con l’insieme allegro e sornione al tempo stesso, l’imperdibile gabbiano che tutte le sere si gode il pasto degli avventori da dietro la vetrata seguendo passo passo tutti i tavoli come il migliore degli antropologi. Aperto solo a cena.
Imago presso Hotel Hassler - Piazza Trinità dei Monti, 6  t. 06/699344726

Litro

Nell’ambito delle aperture trendy, per capirci quelle che riguardano posti aperti tutto il giorno con varie opzioni a disposizione e un ricco carnet di iniziative interessanti, questo è un posto in zona Monteverde, vicino Villa Sciarra, che convince. Sicuramente chi cerca i superalcolici e in particolare la tequila e il mezcal troverà qui un posto di elezione, ma anche chi ama  il cibo sfizioso da bistrot abbinato a buona musica jazz e degustazioni mirate può trovare un motivo per tornare in questo delizioso dehor sotto il livello stradale. Ottimi vini e alcolici vari e frequenti serate a tema. Aperto tutto il giorno.
Litro - Via Fratelli Bonnet, 5  t. 06/45447639
 
 


Terre d'Acqua


Questo posto è del tutto incomprensibile e qualcuno me lo dovrebbe proprio spiegare. Sulle ceneri dello storico Alberto Ciarla, gloriosa istituzione del mangiare bene nella tipicissima piazza trasteverina di San Cosimato, ha aperto da un paio di anni fa questa insegna che utilizza le belle sale di quel locale e un ampio e inimitabile dehor direttamente sulla piazza. Ma cosa vuole essere e perché? La sera pizza mediocre e un menù che vorrebbe coniugare cucina di territorio e ricette creative con risultati che vanno dal pessimo all’indecente. Il tutto condito da un servizio lento e maldestro e da prezzi neanche troppo bassi. Non parlo tanto per dire: causa amicizie mi è toccato mangiarci tre volte nell’arco di pochi mesi e il risultato è rimasto lo stesso. Pasta scotta, crudi di pesce appena tirati dal congelatore, pizza mediocre. Posto fuori luogo, oserei dire irritante, un vero spreco di location.
Terre d'Acqua - Piazza S. Cosimato, 42/a  t. 06/5818668

domenica 18 gennaio 2015

Bistrot 64

Aspettavo da tempo di ritrovare lo chef Kotaro Noda, giovane cuoco giapponese innamorato dell'Italia che vanta già numerose collaborazioni con cucine stellate (La Torre di Viterbo, Magnolia del Jumeriah Palace di Via Veneto e uno stage al Noma di Copenaghen). A me già che è giapponese piace, anche se in realtà nella sua cucina l'influenza nipponica si sente veramente poco. Niente crudi, poco interesse per le radici o i contrasti esagerati. Ma quando si tocca il gusto umami ecco che lo chef mostra la sua indole profonda, seppur temperata da un amore sconfinato per Roma e il viterbese che gli permette di declinare senza problemi tutti i primi piatti della tradizione romana. Il locale dove lavora adesso direi che è perfetto: sobrio ed elegante senza perdere in accoglienza, aperto a pranzo e cena con opzioni di prezzo per tutte le tasche senza rinunciare mai alla qualità e allo stile del bistrot che prima o poi potrebbe prendere una stella. I due menù degustazione a 35 e 50 euro (quest'ultimo da 7 portate!) sono veramente encomiabili per rapporto qualità/prezzo e alcuni piatti come lo spaghetto di patate burro e alici e la presa iberica con tè Lapsang Souchong sono destinati ad entrare nella memoria. Interessante la carta dei vini con ricarichi corretti nonché la voglia dello chef di mettersi in discussione con eventi e cene a 4 mani cui anche abbiamo avuto la fortuna di partecipare. Tra l'altro Kotaro esce spesso per servire personalmente alcuni piatti ed è delizioso nel misto di timidezza jap e orgoglio per la sua cucina.
Aperto a pranzo e cena.
Bistrot 64 - Via Guglielmo Calderini, 64 tel. 06/3235531   www.bistrot64.it
 

Roma Beer Company

Non sono io che sono fissata - forse un po' sì - è che beer is the new black! A Roma aprono come funghi birrerie, pub e ristoranti che si dicono tutti dediti al culto della birra artigianale. Poi a conti fatti spesso dietro ci sono puri interessi commerciali e ben poca sostanza. Questo locale è uno strano mix delle questioni in ballo: ha tre sedi e quella di Piazza Campo de' Fiori non si distingue in nulla da tutte le altre trappole per turisti della zona. Invece il locale di Piramide Cestia tenta di coniugare delle spine abbastanza banali con qualche piatto creativo e con serate a tema brassicolo in cui produttori validi propongono abbinamenti tra le loro bottiglie e le creazioni dello chef. Ci siamo ritrovati quasi per caso ad una di queste serate e devo dire che il binomio aveva il suo perché. Ma di recente vedo che queste iniziative non si fanno più e in compenso la ditta ha lanciato la sua prima birra indigena...mah. Insomma da provare se siete in queste zone di movida e volete evitare l'immancabile Beck's.
Roma Beer Company - Via Piramide Cestia, 45/51 (altre due sedi, a Ponte Milvio e a Piazza Campo de' Fiori)   www.romabeercompany.it


Zi' Maria - Cerveteri

Gli scavi archeologici di Cerveteri sono veramente belli e alcune tombe sono illuminate in modo veramente suggestivo. Ma in un sito del genere si potrebbe fare molto di più perché regna anche un certo abbandono e un notevole fancazzismo del personale preposto.
Detto ciò in assenza di proposte slowfoddiane nei dintorni ci siamo trovati questa trattoria perfetta per un pranzo domenicale: ambiente ampio da banchettificio elegante e moderno, tanti tavoli sia dentro che all'aperto e monumentale cantina anche a vista. Il menù prova a coniugare una sincera cucina del territorio con qualche volo pindarico nel creativo che inevitabilmente rischia di toccare i temi tipici della cucina anni '80 (...la panna!), ma tutto sommato il risultato finale è corretto e valido.
Zi' Maria - Via Sasso Manziana, 2 Sasso-Cerveteri tel. 06/99079029

Pub Mastro Fidelio

Dietro Piazza Sonnino, a Trastevere, ha aperto la scorsa estate questo locale nel luogo dove c'era la trattoria L'Invincibile di cui si leggeva gran bene e che non ho fatto in tempo a testare. In compenso se volete una birra tradizionale tedesca di onesta fattura questo può essere un buon indirizzo. Niente voli pindarici, birra tedesca in fusto di un'unica marca tedesca con 3-4 declinazioni. Ma gustosa ed abbondante come si conviene ad un boccale di bassa fermentazione. Il cibo è quello tipico di un pub e neanche particolarmente interessante e per di più servito su piatti di cartone. Ma insomma a Trastevere c'è di peggio.
Mastro Fidelio - Via degli Stefaneschi tel. 06/5800311

Trapizzino (Testaccio) rinnovato

Aveva chiuso da diversi mesi per ristrutturazione e francamente speravo si fosse ingrandito. Ma come è avvenuto da Bir e Fud anche qui non sembra sia stato possibile acquisire locali vicini per dare udienza a tutti gli appassionati. Del resto da non molto la sede madre di Testaccio ha raddoppiato con quella modaiola di Ponte Milvio che conta anche tavolini all'aperto, quindi. Il risultato finale è quindi un locale un poco più arioso del precdente con un paiod i sgabelli e tanto spazio per la bella cucina a vista.
La scelta dell'ormai stranoto Stefano Callegari (per capirci quello di "Sforno" e "Tonda") è stata quella di privilegiare il prodotto da lui inventato - e brevettato - eliminando la pizza a taglio. Questo vuol dire un locale che propone un prodotto unico, ma con numerose varianti e francamente spettacolare.
Di giorno in giorno le pentoline con i possibili ripieni del triangolo di pizza calda e croccante sono numerose e tutte buonissime: praticamente qualunque piatto tipico romano e non è contemplato a rotazione nell'assortimento. Coda alla vaccinara, polpette con il sugo, melanzane alla parmigiana, mozzarella di bufala e verdure saltate, pollo alla cacciatora, garofolato, manzo alla picchiapò....un tripudio di cibi rustici che in questa versione diventano di strada. Da mangiare ungendo il trapizzino e spesso anche la faccia in versione cocomerata.
Al trapizzino si può aggiungere un supplì dai vari ripieni non banali e molto croccante.
Unica nota dolente della riapertura è stato il cedimento a birre industriali addirittura con una Peroni griffata Trapizzino. Adesso la situazione è migliorata con qualche proposta artigianale Del Borgo e Baladin, ma certo non ci si spreca in originalità.
Il trapizzino unica misura costa 3,50 euro. Chiuso il lunedì, tutti gli altri giorni aperto dalle ore 12.00 all'una di notte.
Trapizzino - Via Giovanni Branca, 88 tel. 06/43419624   www.trapizzino.it

Pub Il Maltese

Le date dei post tradiscono la mia inesorabile latitanza. Non certo dalle tavole, ma dalla scrittura. Però ho tenuto memoria e appunti di tutto ciò che ho mangiato e bevuto nei mesi scorsi e cercherò di rimediare, se non altro per mantenere aggiornato questo blog/diario personale.
Si comincia, tanto per cambiare, con l'argomento birre artigianali. Avevo già detto del corso da degustatore frequentato con l'ADB. Beh questo pub in zona San Giovanni è gestito da alcuni dei fondatori dell'ADB Lazio e da numerosi soci. Vi si tengono anche alcuni corsi ed esami.
Posto molto rustico, in perfetto stile pub inglese: legno scuro e manifesti in tema. C'è anche un piccolo terrazzino chiamato un po' pomposamente "biergarten". Insomma ambiente non modaiolo o trendy, ma tanta birra alla spina e in bottiglia di ottima qualità e con la sicurezza di stare in un posto dove ci si capisce qualcosa. Anche il cibo da pub non è scontato con ottimi hamburger dentro ottimo pane-puccia. Durante l'Oktoberfest cibo e birre di conseguenza e durante l'anno anche varie attività a tema brassicolo.
Pub Il Maltese - Piazza Epiro